2) Kaze.

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Apro gli occhi. Dove mi trovo? Non riesco a focalizzare... tutto gira e mi manca l'equilibrio.

"Non sforzarti troppo"

Socchiudo gli occhi per mettere a fuoco la figura che mi si è parata davanti all'improvviso, per sorreggermi... è il ragazzo di prima, il tipo con le orecchie da gatto. Mi sdraio di nuovo, non riesco a stare seduta... qualcosa cade dalla mia fronte: un panno umido.

"Ch-che fai?" Il tipo mi ha messo una mano sulla fronte.

"39 e mezzo"

"Cosa?"

"La tua febbre"

"Ah" lo seguo con lo sguardo mentre prende il panno che mi era caduto e lo immerge in una bacinella piena d'acqua, poi si avvicina e, con delicatezza, lo appoggia sulla mia fronte.

È la prima volta che qualcuno si occupa di me mentre sto male... in un certo senso mi fa sentire meglio. Anche se, devo ammettere, una leggera nostalgia mi appesantisce il cuore, ma non riesco a spiegarmi il perché.

Il ragazzo si allontana, dopo avermi rimboccato le coperte, e si siede per terra, vicino al camino acceso. Vorrei fargli tante domande, tipo il perché mi stia aiutando se nemmeno mi conosce, ma credo che le mie forze non me lo permetteranno quindi le lascerò a dopo. Mentre mi giro un dolore all'addome mi assale... e mi ricordo delle ferite che mi ero procurata mentre scappavo dai soldati, ma alzando la maglietta mi accorgo che sono state già fasciate e non sanguinano più... anche le braccia sono fasciate.

"Sei stato tu?" Il ragazzo si volta verso di me, ancora seduto, gli indico le bende avvolte attorno alle mie braccia.

"Ah le fasciature? Si, sono stato io"

"Grazie" gli sorrido.

"Figurati, sono abituato"

"Guarisci molte persone?" La stanchezza inizia a farsi sentire. Lancio uno sbadiglio.

"No, ma mi ferisco spesso, quindi ormai sono un esperto del mestiere" sembra sia un sorriso quello sulle sue labbra, ma il suo sguardo è spento.

"Capisco..." le palpebre si chiudono e il sonno prende il sopravvento.

_

Vengo svegliata dal cinguettio degli uccellini e dai raggi del sole che entrano dalla piccola finestra priva di tende che si trova accanto al mio letto. Provo ad alzarmi ma mi sento pesante... guardo giù e vedo qualcuno dormire con la testa e le braccia appoggiate sul letto, inginocchiato per terra, accanto a me.

"Cos'è successo?" Mormoro, portandomi una mano alla fronte, ho un lieve mal di testa.

Dove mi trovo? Non riesco a ricordare nulla... ah giusto! Stavo scappando dalle guardie e questo ragazzo mi ha aiutata... e adesso dove siamo? Mi guardo intorno, cercando di non muovermi troppo per non svegliarlo, dorme così serenamente... sono in una stanza piccola, i pavimenti e i muri sono fatti di legno. C'è un piccolo camino al lato opposto del mio letto, un comodino con un vaso pieno di fiori, un tappeto molto grande dal colore rosso spento, che abbraccia quasi l'intera stanza, uno specchio appoggiato al muro, vicino a un angolo, e la piccola finestra accanto a me: questo è l'intero arredamento della stanza. Dalla finestra riesco a vedere solo foglie e rami, nient'altro. La febbre mi è passata e mi sento molto meglio, anche se il forte dolore all'addome non mi dà tregua. Gli occhi del ragazzo si aprono lentamente: si è svegliato.

"Ti sei svegliata" sbadiglia. "Come ti senti?"

"Molto meglio, grazie a te"

Mi sorride, stavolta i suoi occhi non sono spenti. Adesso che ci penso, il loro blu intenso mi ricorda qualcosa... ma non ne sono sicura. Non sembra essere niente di importante quindi non ci penso più.

"Tutto bene?" Mi chiede, incuriosito.

"Ah... s-si tutto bene"

Mi guarda per qualche istante, pensieroso.

"Non sono riuscito a guarire la frattura alla costola, quindi non sforzarti troppo... è l'unica cosa che mi ha dato problemi"

Devo avergli lanciato uno sguardo confuso, perché dopo mi spiega meglio:

"Non ho curato le tue ferite con delle normali medicine, altrimenti non staresti così bene dopo solo tre giorni-"

"Tre giorni? Ho davvero dormito per tre giorni?!" lo interrompo.

"Si beh, hai dormito tanto e hai ripreso le forze, questo sempre a causa di ciò che stavo per dirti..." riprende il discorso "come ho detto, non ho usato delle normali medicine per curarti, ma l'ho fatto con la mia magia"

Eh? Magia?

"Puoi usare la magia?"

"Si, e riesco a curare le ferite, se non sono troppo gravi"

"E sai fare anche altre cose?" Adesso mi ha incuriosita.

"Si, certo" non sembra voglia continuare il discorso, quindi mi intrometto.

"Quando mi hai salvata, i soldati non sono riusciti a vederci... anche quello è opera tua?"

"Si, ho creato uno scudo che ha reso la nostra presenza inesistente ai loro occhi"

"Wow! Fantastico" non sapevo che uno Yokai potesse usare tutta questa magia.

Mi dà un pizzicotto sulla fronte "sei troppo curiosa, sai? Vedi di non cacciarti nei guai" il ragazzo, che fino a poco prima era rimasto inginocchiato accanto al letto, si alza.

"A proposito, io sono Kaze" si gira verso di me e mi sorride.

"Io sono Hana" mi osserva per qualche istante, poi annuisce. Sembra abbia mormorato qualcosa che non sono riuscita a sentire. Un altro sorriso, ma questa volta triste.

"Adesso vado"

"Dove vai?"

"A cercare un pò di cibo" si mette lo zaino sulle spalle. "Tu rimani qua"

"Voglio venire anch'io" voglio ringraziarlo per avermi aiutata, magari ricambiando il favore in questo modo.

"Provaci" sul suo volto compare un ghigno, divertito, dopodiché spalanca la porta e la richiude rapidamente dietro di sè.

"Aspetta!" Mi alzo di corsa dal letto e apro la porta...

"Ah!" Grido sorpresa. Siamo... sospesi in aria... guardo giù. È una casa sull'albero. Un grande, grande albero...

"Ehi! Come faccio a scendere?" Non so come abbia fatto, ma adesso il tipo si trova a terra, a circa 50 metri sotto di me.

"Non puoi, infatti. Rimani dentro e non combinare guai" mi saluta e si incammina nel bosco.

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