Capitolo 12

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Mi alzo facendo strisciare la sedia contro il pavimento. Me ne frego che la signora al piano di sotto possa avermi sentito; sbatto le mani sul tavolo e guardo Isaac con lo sguardo più duro di cui sono capace.

"Adesso basta. Mi sono stancata dal tuo comportamento da stronzo. Fuori". Non urlo. Non mi piacciono le persone che lo fanno. Mia madre non faceva altro che urlare e le sue grida erano così forti che neanche tapparmi le orecchie serviva per evitare di sentirla. Ho sempre pensato che urlare contro qualcuno vuol dire dimostrargli di non essere realmente arrabbiati. È come se gli dicessi: 'Ok, magari in questo momento sono arrabbiata ma lasciami sfogare un attimo e torniamo amici come prima'. Invece se parli in modo pacato, chi ti ascolta non può fare a meno di avvertire il tono gelido nella voce e la delusione.

Ad ascoltare le mie parole, gli occhi di Isaac si spalancano leggermente. Forse solo adesso si è reso conto del suo atteggiamento. Ma è troppo tardi. Prima che lui possa dire anche solo una parola, tolgo le mani dal tavolo, volto le spalle ad Isaac e mi chiudo in bagno girando la chiave.

Mi siedo a terra, tra la vasca e il muro, mi tiro le ginocchia al petto e inizio a pensare. Questa volta non elemosinerò per un po' di affetto come ho fatto in passato e non mi incolperò per come sono andate le cose. È stato lui a comportarsi male, non io. Lui ha rovinato tutto, non io. E di certo non gli correrò dietro perché anche se le cose tra di noi si chiarissero per questa volta e provassimo ad essere amici, –non mi azzardo neanche a pensare a qualcosa di più- tutto potrebbe andare bene per qualche giorno ma poi lui dirà qualcosa che mi ferirà o io dirò qualcosa che gli potrebbe dare fastidio, senza neanche rendermene conto visto che a parte il suo nome non conosco praticamente nulla di lui. Meglio lasciar perdere.

Aspetto con ansia sentir sbattere la porta di casa; vorrà dire che per una volta non avrà fatto di testa sua. Ad un certo punto sento la sedia stridere contro il pavimento, proprio come ho fatto io poco fa e dopo un attimo Isaac inizia a bussare alla porta del bagno.

"Avery apri" e non saprei dire se il suo tono è più infastidito o dispiaciuto. Decido di non rispondergli, primo perché voglio sapere se ha qualcos'altro da dire e poi perché non voglio davvero parlare con lui. Le sue nocche non smettono di battere contro il legno. Quando vuole sa essere davvero cocciuto.

"Senti ammetto di essere stato stronzo". – solo questa volta? Penso tra me e me e alzo gli occhi al cielo ascoltando la sua voce – "Possiamo parlare faccia a faccia e non attraverso una stupida porta?"

"Se qui c'è uno stupido, di sicuro non siamo io o la mia porta" borbotto tra me e me ma a quanto pare lui mi sente perché ad un certo punto smette di bussare come un forsennato.

"Si può sapere perché non possiamo parlare come due persone adulte?". Sono troppo arrabbiata ora anche solo per dargli retta; inizio a fissarmi le unghie, forse dovrei farle crescere un po' e iniziare ad usare lo smalto e magari quando avrò raccimolato un po' di soldi, regalarmi una manicure. La voce di Isaac è, ormai, solo un fastidioso rumore di sottofondo che dopo qualche minuto si interrompe. Lo sento borbottare un "non finisce qui" e vorrei rispondergli dicendogli che sto già tremando dalla paura ma mi mordo letteralmente la lingua. Se non rispondo se ne andrà e infatti, finalmente, dopo qualche altro secondo di silenzio, sento la porta di casa sbattere.

Aspetto qualche altro minuto seduta nella stessa posizione e quando sento che il mio sedere inizia ad indolensirsi, mi decido ad alzarmi. Giro la chiave nella serratura, apro la porta e faccio sbucare solo la testa fuori; guardo a destra e sinistra e appurato che sono sola, mi decido ad uscire. Torno in cucina per mettere a posto il casino creato per preparare quella pizza che non sono riuscita nemmeno a godermi, ma sulla soglia mi blocco. È già tutto in ordine: Isaac ha sparecchiato il tavolo, messo la pizza avanzata in forno e i piatti nel lavello e, naturalmente, le sedie sono disposte accuratamente, come suo solito. Sono stupita: non pensavo si sarebbe preso la briga di aiutarmi; forse era dispiaciuto almeno un po' per come sono andate le cose o è stato semplicemente educato così.

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