Capitolo 9

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Batto le palpebre una o due volte, mentre sento una mano strattonarmi la spalla e, allora, rinvengo dal mio sogno ad occhi aperti. Mi guardo per un attimo intorno: non sono attaccata al corpo di Isaac; è vero che lui ha chiuso la porta alle mie spalle ma io non sono tra le sue braccia. Come ha fatto la mia mente ad elaborare una fantasia così contorta? Le mani di Isaac non sono state di nuovo sulla mia vita, non mi ha stretto a sé, non ha riconosciuto la nostra felpa e soprattutto non ha detto che avrebbe voluto baciarmi. Giusto, in fondo come avrebbe potuto desiderare una cosa assurda quanto questa?

Isaac mi guarda in maniera strana, tra l'irritato e il preoccupato.

"Si può sapere che ti prende? Un altro attacco di panico?" mi chiede poggiando le sue mani sulle mie spalle. Ecco, questa vicinanza non contribuisce affatto alla mia sanità mentale.

"Ehm? No niente attacco di panico, mi ero solo imbambolata. Stavo pensando. Ti serve altro?" chiedo questa volta io alzando il viso per guardarlo negli occhi. È una cosa che mi è sempre costata molta fatica: guardare gli altri negli occhi mi imbarazza ma non perché ho paura di poter vedere cosa loro pensano di me ma piuttosto perché sono preoccupata che gli altri possano leggere dai miei occhi quello che penso io. E in questo caso, i miei pensieri sono troppo intimi per poterli condividere con il mondo ma soprattutto con il ragazzo che mi sta di fronte.

"Voglio sapere perché stamattina sei scappata via in quel modo".

Perché non volevo scoppiare in lacrime davanti a te. "Sembravi arrabbiato e non volevo peggiorare le cose."

Ed eccolo, ancora quello sguardo. Se potessi leggerti dentro, Isaac... se solo potessi farlo. Mi piacerebbe sapere che cosa stai pensando, cosa si nasconde dietro le poche parole che mi rivolgi. Con te, ho sempre l'impressione di lasciare le cose a metà, come se non mi dicessi tutto e non so cosa mi spinge a pensarlo, ma probabilmente pagherei con tutto quello che ho pur di sentirti urlare il dolore che hai dentro. Non bisogna sempre avere un carattere vivace ed espansivo per conquistare le persone: tu ne sei la prova. La durezza delle tue parole è accompagnata alla dolcezza del tuo sguardo e anche se cerchi di nasconderla, io la scorgo ogni qual volta mi dedichi la tua attenzione per un momento. La vedo ogni volta e ogni volta mi sento un po' più vicina a te, anche se solo per qualche attimo. Quanto vorrei che riuscissi a sentire le parole che sto pensando e che probabilmente non ti dirò mai ma sono ancora troppo debole per prendermi quello che voglio e ogni volta che recupero un minimo di lucidità mi sento così arrabbiata nei tuoi confronti: non perché non mi vuoi o per i tuoi modi ma perché nonostante quelli, nonostante tutto io non riesco a non farti entrare nella mia testa. Ci conosciamo da pochissimo e non dovrei rivolgerti neanche uno dei miei pensieri, eppure lo faccio ed è di questo che mi incolpo.

"Ero arrabbiato, certo, ma con quel tizio, non con te" mi risponde dopo un po' abbassando lo sguardo sulle punte dei suoi stivali.

"Beh, pensavo che fosse comunque meglio lasciarti un po' solo. Non mi attirava l'idea di provare uno dei colpi che hai fatto assaggiare a quel tizio" rispondo cercando di sdrammatizzare. Ma, come sempre quando parlo con lui, credo di aver scelto le parole sbagliate.

Infatti alza la testa di scatto e un lampo di rabbia gli attraversa il viso.

"Pensi che avrei potuto farti del male? Lo credi davvero?" e quel lampo di rabbia viene sostituito da qualcos'altro... Dolore? Amarezza? Angoscia?

"No certo che no – mi affretto a rispondere – so che non mi faresti mai del male". Di impulso gli prendo la mano destra che ha chiuso a pugno ascoltando le mie parole. La stringo tra le mie chiedendogli silenziosamente di guardarmi ma lui non reagisce e così provo a staccare le mie dita dalle sue. La sua stretta però si fa più forte ed in un istante le nostre dita sono incrociate di nuovo.

Coloring Sky (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora