8 Maggio, bombe atomiche.

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  Finisce sempre così, alcune giornate sono felice e tranquilla,

direi che l'aggettivo giusto è serena.

Si avvicina la sera e SBAM, succede qualcosa che rovina tutto.

Probabilmente è la prima volta da quando ho iniziato a scrivere questo blog che provo a parlare di questo.

Ciò che sto per vomitare sul foglio virtuale è il problema che sta alla base di tutti gli altri.

Quello che mi rende vulnerabile e piccola di fronte a quella stronza che è la vita.

Da un anno a questa parte la mia famiglia si è distrutta nel peggiore dei modi, e stare a raccontare ogni dettaglio sarebbe inutile, basterà dire che mio padre se n'è andato con un'altra donna, ragazza per la precisione visto che a detta sua "è poco più grande di te".

Ora voi direte, pronto? non sei nè la prima nè l'ultima a cui capita una cosa del genere, ormai è all'ordine del giorno. E come darvi torto?Il fatto è che a me è capitata in uno dei peggiori dei modi.Stavo per uscire di casa e recarmi alla macchina per tornare a Perugia, quando mi sento chiamare da mio padre in camera.Mi dice che ha bisogno di dirmi una cosa. Mi siedo distrattamente per paura di fare tardi e l'ascolto."Io ho un'altra storia". E il sangue si è fermato.Da quando ero piccola avevo immaginato quel momento che per fortuna fino a quel giorno non era mai arrivato, mi domandavo come avrei reagito, e la maggior parte delle volte questi pensieri finivano con nasi rotti e fiumi di sangue e lacrime.Invece mi sono congelata, la mia mente come da quel momento a questa parte si è offuscata, e sono riuscita solo a sussurrare qualcosa che ho rimosso. La conversazione è andata avanti e lui mi chiedeva consigli su come avrebbe potuto affrontare la situazione con mia madre, alla quale non aveva ancora detto niente. Credo di aver sbottato e avergli detto di mandare tutto all'aria e riprendersi la nostra famiglia. Che per una stupida sbandata del genere non poteva rovinare tutto.

Me ne sono andata.

Ma non sarei riuscita a tenere questo peso a lungo perciò gli ho dato un ultimatum: se non avesse informato mia mamma entro breve, sarei tornata e l'avrei fatto io.

Quando vivi lontano è diverso, da un lato si direbbe che è tutto più facile perchè sei estraneo a ciò che succede in casa tua, ma dall'altro, vi assicuro che è molto difficile. Parlare al telefono con lei che progetta il viaggio tutti insieme per l'estate, parlare con lei che si prende cura di lui, gli prepara la cena, gli stira le cose, lo aspetta alzata per vedere se sta bene o è tornato per l'ennesima volta a casa in ipoglicemia per salvargli la vita ancora una volta, parlare con lei e basta, era straziante. Sentirla felice e sapere che quella voce squillante si sarebbe affievolita e che tutto dipendeva da me.

Lei non aveva amiche a casa, da quando si era trasferita da Roma, si era chiusa in se stessa, o meglio si era chiusa in lui, e non dava più della confidenza necessaria a nessuno.La mia mente proiettava gli attimi che il mio corpo avrebbe vissuto di li a poco.Decisi che avrei lasciato passare un paio di settimane e sarei tornata a casa per le vacanze di Pasqua, l'avrei obbligato a dirgli tutto, e sarei stata lì per accogliere tutto il dolore della mamma.Mi faceva schifo.

Tutto di lui, anche solo essere sua figlia mi schifava, mi vergognavo e mi sentivo sporca tanto quanto quel segreto che ero costretta a tenere dentro per quelle due settimane che mi sembravano infinite.

In quel tempo era l'era dello sportivo, che in casa aveva una situazione del genere da anni ormai, quindi aveva preso tutto molto alla leggera e non si rendeva conto di quanto stessi soffrendo. Le sue telefonate erano sporadiche dalle quali l'amore era l'ultima cosa che trapelava.Il Kraken era ancora mia amica e passava la maggior parte del tempo a ripetermi che quelli erano fatti dei miei genitori e che io non ci dovevo entrare, ergo non dovevo starci male e dovevo pensare per me.Mi sembrava tutto surreale e poi sono tornata a casa.

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