Yūji Terushima - Ti stò guardando

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Yūji Terushima - Ti stò guardando





" E quando sarai debole, io sarò forte

Io terrò duro

Ora non ti preoccupare, non durerà a lungo

Cara, e quando senti che non c'è più speranza

Corri tra le mie braccia.

- Charlie Puth / One call away - "








È una cosa parecchio strana.  Non ha senso. Quella palla l'ho murata. Allora perché? Perché non mi capacito di tutto ciò?

Mentre l'arbitro fischia l'ultimo punto necessario all'altra squadra per vincere, mi rendo conto che quel suono sta segnando la fine di un altra partita, di un altro tempo, di un'altra sconfitta. Dell'ultimo torneo delle superiori.

La luce di speranza che ho covato per tanto tempo dentro di me si affievolisce piano piano, fino a che di lei non rimane che un tenue bagliore sovrastato dall'oscurità dei miei pensieri. Viene inghiottita e scompare.

I miei piedi toccano terra, la mano sinistra si stringe sul braccio destro e lo chiude in una morsa dolorosa. Meglio il dolore fisico che quello mentale, mi dico. I miei occhi restano fermi sui corpi atletici dell'altra squadra, sulle sue giocatrici che saltano e esultano felici del risultato.

Perché loro ci sono riuscite? Dove abbiamo sbagliato noi? Dove ho sbagliato io?

Una mano mi si posa leggera sulla spalla sudata costringendomi a voltarmi, la mia maschera è già al suo posto pronta all'utilizzo. E forse è meglio così perché gli occhi che incontro sono carichi di tristezza e rammarico.

Sorrido alla ragazza del primo anno che ho davanti, le scombino un po' i capelli in segno d'affetto.

- Mi dispiace Senpai. È stata colpa mia, ho rovinato tutto. - Singhiozza improvvisamente, portandomi a socchiudere le labbra.

Detesto la gente che piagnucola dopo che commettono un errore, ma non posso fare a meno di provare un certo senso di giustizia in quelle lacrime salate che le corrono sul viso. Almeno è cosciente di aver sbagliato qualcosa. Lo siamo tutte.

Sospiro, portandola con me vicino alle altre.

- È andata così - inizio osservandole tutte negli occhi - ma questo non significa che non siamo state brave! -

Il coach annuisce, le mani incrociate sul petto che si alza e si abbassa velocemente. Anche lui è rimasto deluso da quella sconfitta, come tutte noi.

Mi specchio per qualche secondo nei suoi occhi scuri, trovandoli vitrei e sprovvisti delle parole che è solito usare quando qualcosa non va; lo stesso vale per quelli del professore. Nonostante siano stati sicuramente abituati alle sconfitte è la prima volta che ne affrontano una con una squadra femminile, devono sentirsi chiaramente presi in contropiede. Cosa possono mai dire due uomini grandi e vaccinati a un gruppo di ragazzine sull'orlo delle lacrime?

Sospiro. Prendo una boccata d'aria e accarezzo la schiena a una delle mie compagne più giovani.

- Siamo state brave, fino alla fine. Abbiamo tenuto alto il nome della nostra scuola, fino alla fine. È vero ci hanno battuto, ma questo non significa che siamo sconfitte. - Dentro di me sento il cuore che batte tanto forte che ho paura si fermerà per la stanchezza. - Per quelli del terzo anno ormai non c'è più possibilità di fare altri tornei - , detesto le parole che mi escono dalla bocca tanto quanto la cruda verità che trasportano, - ma per tutte le altre c'è ancora tempo. L'anno prossimo vincerete di sicuro è andrete ai nazionali. -

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