Ryunosuke Tanaka - A Natale

1.2K 86 4
                                    

Essendo nel pieno periodo natalizio, mi sembrava doveroso scrivere una short su qualcuno dei nostri ragazzi.
Se non pubblicherò altro prima del 24/25, vi auguro Buone Feste.

Ryunosuke Tanaka - A Natale

"Ogni volta che sono da sola insieme a te
Mi fai sentire come se fossi di nuovo a casa
Ogni volta che sono da sola insieme a te
Mi fai sentire di nuovo completa
Ogni volta che sono da sola insieme a te
Mi fai sentire come se fossi di nuovo giovane
Ogni volta che sono da sola insieme a te
Mi fai sentire di nuovo divertente

Adele / Love Song"

Io il natale lo detesto.
Non riesco a sopportare le canzoni smielate che risuonano nell'aria, i festoni che invadono la visuale e le luci sfavillanti riflesse in ogni dove. Per non parlare del traffico che si crea e della marea di persone che si riversa per le strade in cerca degli ultimi regali. Seriamente, gente. Seriamente? Pensateci prima e lasciate vivere in tranquillità quei pochi prescelti che vogliono solo pace e silenzio. O meglio, toglietevi dalla loro visuale e scomparire in un vicolo buio e tetro. Non mancherete a nessuno. I vostri regali mai usciti dai negozi mancheranno, non voi.
Sbuffo, mentre il mio ragazzo sorride sprezzante alla guida. Siamo incanalati fra le macchine da circa mezz'ora e lui non accenna a un segno di nervosismo. È snervante. A volte mi chiedo da dove colga tutta quest'energia positiva. Poi ci rinuncio, perché so che non troverei mai la risposta. Ryu è un mistero e lo rimarrà, ne sono certa.
Sbuffo, dando involontariamente una testata al vetro quando la macchina parte. E mi parte pure un epiteto poco femmine che lascia le labbra con semplicità. Ryu mi guarda, ride e poi poggia una mano sulla mia gamba.
- Tesoro -, i suoi occhi scuri brillano, - non ci pensare, va bene? Sono solo poche ore e... -
- Erano poche ore anche l'anno scorso, Ryu. -
- Lo so, ma quest'anno sarà diverso. -
- Si, certo. - Se ripenso alla festa dell'anno scorso mi vengono i brividi. La mamma di Ryu mi ha conosciuta e targata tempo zero, suo padre è rimasto silenzioso mentre noi due tentavamo di azzuffarci sommessamente con delle frecciatine. Saeko non c'era, ma anche se ci fosse stata non so come sarebbe potuta intervenire.
Mentre la neve fuori dal finestrino si poggia leggera sui marciapiedi, sbuffo di nuovo. È più forte di me.
Il mio pugno si stringe e si rilassa convulsamente, mentre le immagini di quella sera si agitano nella mia testa.
- Io... - Lo guardo, mentre ci fermiamo all'ennesimo semaforo e i suoi occhi si bloccano sul volante. È imbarazzato.
Corrugo le sopracciglia e attendo. Sono di cattivo umore, a discapito del periodo in cui ci troviamo e del freddo che imperversa all'esterno della vettura. Non ho voglia di aspettare che lui concluda la frase, così la finisco io.
- ...so che mi madre è pesante ma tenta di sopportarla, solo per una sera almeno. Si sì, lo so. - Sventolo la mano davanti al mio volto con non calanche.
- No... Io... Si. Si, hai ragione. - Svolta a destra e parcheggia in un vialetto, dove ai lati campeggia neve fresca appena spalata.
Osservo restia la casa che ho di fronte, illuminata a festa, tentando di fingere di stare male e vomitare ma, sfortunatamente, non ho la fortuna di comandare il mio corpo.
Sono costretta a scendere, seguire Ryu e rivedere i miei suoceri.

- ...e come va con quel tuo, cos'è che era? Ah già, studio di scarabocchi permanenti? -
- Mh. - Ingoio il boccone e mi tampono le labbra con il tovagliolo. - Bene. Grazie. -
Gli occhi scuri della madre di Ryu bruciano di perfidia mentre il figlio si lancia in una descrizione dettagliata sul suo nuovo tatuaggio, mostrandoglielo. Non le sono mai piaciute quelle cose, non ha mai avuto problemi a rivelarvelo. Detesta tutto ciò che può deturpare i propri eredi e io, a quanto pare, sono inclusa nel pacchetto.
- Ryu, tesoro mio, basta colorasi la pelle con roba del genere. Quei tatuaggi malsani ti daranno al cervello. Sarebbe anche ora che tu - mi osserva - ti trovassi un lavoro normale da fare. Non mi stupisce che Ryu vaghi sulla brutta strada a causa tua. -
Rilascio la forchetta con tranquillità sul piatto e alzandomi ripongo il bicchiere di vino fra le mie dita. Lascio cadere il liquido sul pregiato tappeto della megera e lei grida, inveendo contro di me. Mi dice tutte le cose che avrebbe sempre voluto rivelare senza freni, issandosi dalla propria sedia e facendola ricadere all'indietro.
Ryu ammutolisce, non penso sia in grado di prendere una posizione fra noi due, non ora ne mai, mentre il padre sospira, alzando le spalle ormai rinunciatario.
- Mi scusi - sibilo - a quanto pare il mio braccio "scarabocchiato" non aveva la forza di reggere un semplice calice. - Poi guardo il rasato che mi osserva con un grido negli occhi, lo avvicino e gli sorrido senza rimpianti. - Non ci riesco. Non posso vivere con una famiglia del genere. Scusami. -
Lascio il salotto in fretta, recuperando giacca e cappello, poi esco.
È per questo che il periodo natalizio non mi piace. Le persone fingono e sparlano e fingono ancora fino ad esplodere, riversando la propria accidia sugli altri. E, durante queste festività, il tutto si amplifica. Luci, colori, risate. Bugie, bugie, bugie. Falso amore. Falsa tolleranza.
Infilo le mani in tasca e proseguo per la mia strada, stando ben attenta a non scontrare i pochi pedoni che a così tarda sera mi sorpassano perché in ritardo.
Mi sento chiamare. Mi sento chiamare per talmente tante volte che quando mi fermo, voltando leggermente le spalle nella direzione opposta, sono pronta a rimanere delusa. Sono pronta a pensare che il mio subconscio mi abbia portata a credere che lui abbia scelto me invece che sua madre.
Quando il suo ombrello (non mi sono nemmeno accorta che ha iniziato a nevicare) sfiora la punta del mio berretto capisco che non è immaginazione.
Lui è lì, con il fiato corto e la sciarpa a penzoloni. Le guance rosse per lo sforzo della corsa e le mani fasciate dai guanti. Ha gli occhi lucidi, non ha pianto, probabilmente è così a causa della rabbia che ha scatenato. Almeno lo spero. Pensare che Tanaka è in grado di piangere... No, no ci riesco proprio a immaginarmelo mentre lacrima. È troppo strano.
Mi guardo intorno, infilando le mani sotto la sciarpa. - Che ci fai qui, Ryu? Torna a casa, fa freddo. - Lui ansima, avvicinandomi e racchiudendomi le dita fra le sue guantate. Da così vicino riesco a percepire il suo profumo, misto a quello della casa in cui si trovava fino a poco fa. È buono. È familiare.
Pochi secondi dopo, scuote il capo. - No. -
Inarco le sopracciglia, curiosa di sentire cos'ha da dire. Lui inspira a pieni polmoni, ho paura arrivi ad assiderarsi per quanto freddo inala, poi riprende. - Non tornerò indietro, non da solo. Mi spiace che mia madre sia così... infima. Mi scuso per lei, ma io... -
- Non è colpa tua. Non scusarti per lei, Tanaka. -
- No! No, lasciami finire - mi blocca, con le iridi ferme e precise. - So che non avrei dovuto trascinarti qui, ma non potevo scegliere fra te e la mia famiglia. Io vorrei che stessi bene con loro, con lei, e mi rendo conto che non è possibile. O, meglio, ne ho finalmente preso atto questa sera. - Rafforza la presa sulle mie mani, trascinandosele contro il petto, dove il cuore batte forte e chiaro sotto il piumino. - Perdonami. -
Sorrido, intenerita da tutto ciò. - Ryu, tesoro, tranquillo. Lo so che non era tua intenz- -
Si inginocchia sul marciapiede bagnato e sporco, lasciandomi in piedi da sola e con un ombrello in mano, mentre la mia frase si congela a mezz'aria. All'improvviso una vampata di calore mi schiaffeggia, portandomi ad affondare il collo nella sciarpa per quanto mi sia ancora possibile.
- Io non posso scegliere con chi trascorrere il natale,non fra di voi almeno. Ma, se qualcuno venisse a domandarmi con chi vorrei passare il resto della mia vita, non esisterei a pronunciare il tuo nome. - Fruga in una delle tasche e, dopo aver borbottato qualche scusa con imbarazzo, ne estrae un  solitario.
Trattengo il respiro, mentre passo lo sguardo dal piccolo oggetto a quello de ragazzo, tentando di metabolizzare le sue parole e la scena che si è appena svolta.
- I-io posso capire un tuo eventuale "no", sul s-serio. Mi rendo anche conto che avrei dovuto portarlo nella scatola ma, ecco, era troppo grande e non stava in tasca e così io... Si, diciamo che hai capito, no? - Ha le guance rosse, come il ponticello del naso e le orecchie.
Incastro la stecca dell'ombrello fra spalla e collo, mi tolgo il guanto sinistro e gli porgo la mano. - Fa freddo per terra, non mi inginocchierò con te. Lo sai che detesto bagnarmi- rido a disagio, per il sorriso serafico che gli aleggia sulle labbra fini a causa del doppio senso, cercando di non far trapelare le lacrime calde che mi rigano gli occhi.
- È un si? - Annuisco. Lui si alza in piedi di scatto e mi stringe, baciandomi il volto e le labbra con velocità e affetto prima di infilare il cerchio bianco al mio anulare. - A proposto - soffia contro il mio orecchio - non è vero che non ti piace bagnarti. -
Gli tiro uno schiaffetto amichevole dietro al collo e lo prendo sotto braccio. - Di quello che vuoi, pervertito, ma da tua madre non ci torno più. Nemmeno se tenti di convincermi con del sano e movimentato sesso in auto - affermo, mentre torniamo verso la sua casa natia, dove ci attende la macchina e due sedili da abbassare.
In fondo, posso ammettere che questo natale non è stato così brutto.

Riptides Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora