Satori Tendou - Il Drago e la Spiga di grano (Prima parte)

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Dedicata ad _Anita_chan16_ , sperando che sia di tuo gradimento 🙏🏻

Satori Tendou - Il Drago e la Spiga di grano

"A deep voice is rising
From the heart of the mountain
Vibrations of the stone
I can hear in my heart

The call of instinct
The flight of the powerful
I hunger for it
It just keeps me alive

Where Dragons Dwell / Gojira"



"C'era una volta" ecco, più o meno tutte le favole cominciano così, con una semplice frase composta da tre parole messe in fila che preludono qualcosa di grande, inaspettato, un racconto da lasciare a bocca aperta.
La mia storia non è così. Non sarà così. Perché? Perché io non sono mai stata importante per qualcuno di umano e perciò sarò ricordata solo nel cuore di chi non lo è, persa nei reconditi della sua mente viva, disposta ad andare avanti perché ha fatto una promessa.
A volte è dura anche mantenerle, le promesse intendo. Tante di lacerano dentro, ti invogliano a ignorarle e accartocciarle come fossero roba vecchia, carta straccia. Altre, però, non le puoi buttare via. C'è come qualcosa dentro di te che ti impone di seguirle, mantenerle, quasi fossero un tesoro inestimabile. Che siano esse rivolte a un parente, un'amico o una persona a cui vuoi tanto, troppo bene.
La mia storia inizia così. Con una promessa di quelle importanti.
- Ogni cosa, nel nostro mondo, ha il proprio corso. Vedi, come l'acqua scorre e irriga i nostri, così il raccolto cresce e noi a nostra volta possiamo nutrire i nostri animali, che ci aiutano a vivere. Tutto, su questa terra, fa parte di un circolo indissolubile che non può essere spezzato. Capisci quello che intendo dire? - Mio padre smise di accarezzare le alte spighe dorate di grano e mi guardò mentre annuivo incerta, confusa. All'epoca ero piccola, tutta gambe magre e trecce, mi era difficile collegare quel discorso ad un filo logico, fargli avere un senso chiaro e non sconnesso, come di solito non accadeva ai miei di discorsi.
- Bene. - Papà si accarezzò la folta barba nera e continuò. - Ora, se come dici hai capito, voglio che mi prometti una cosa. Ma non accetterò una promessa che farai cadere nel dimenticatoio: esigo che tu te la ricordi, per farti forza nei momenti più bui, va bene? - annuii ancora, mentre con le dita giocavo con il grembiule. Lui staccò una spiga alta e dorata e mi prese per mano iniziando a camminare verso casa, dove il mulino girava placido spinto dalla corrente del fiumiciattolo. - Quando arriveranno i tempi bui, e credimi figliola arriveranno, voglio che tu sia come questa spiga di grano: ricca. Oh, non fraintendermi, non intendo dire ricca di denaro, bensì di qualità. Voglio che germogli, diventi ciò che desideri essere e trovi la tua strada, senza dimenticare che puoi sempre essere qualcos'altro, se ciò è necessario. Come questa spiga: cresci, sboccia, vivi e ama la terra e chi vi risiede. Perché, ricorda, c'è sempre una catena invisibile che collega tutto ciò che esiste.-
A quel tempo tutto quel discorso mi era sembrato completante infondato. Io non potevo essere una spiga, ne tanto meno la spiga. Insomma, non volevo avere lunghi baccelli che mi crescevano attorno, men che meno desideravo diventare di quel colore d'orato e essere poi trasformata in birra. Vivevo con la paura costante di svegliarmi un giorno e scoprire di essere stata piantata fuori, tra il raccolto. Ciò non sarebbe mai successo, ma all'epoca chiunque me lo venisse a dire lo etichettavo come bugiardo.
Ero piccola e vorrei esserlo anche adesso che tutto è diverso. Papà aveva ragione: i giorni bui sono arrivati e hanno portato con loro i Draghi. Anzi, diciamo che sono i Draghi ad averli portati. Così sembra più ragionevole.
Avevo sette inverni la prima volta che ne vidi uno. Era alto e alle sue spalle volava un mantello scuro, che nascondeva la sua armatura lucida. Non mi sorrise, entrò semplicemente in casa e si guardò attorno. Parve deluso quando si accorse che non possedevamo nulla, tutta via non se ne andò a mani vuote: prese un ciocco di legna ardente e ne assorbì le fiamme con la punta del proprio bastone.
Tornarono ancora, rubando fiamme dai nostri faló. Non se ne andarono più.
Non fraintendermi, non soni esseri crudeli: non uccidono senza motivo e non rubano. Tuttavia, ovunque passino il raccolto marcisce e nulla cresce più. La vita si affievolisce e scompare con loro attorno. È come se fossero una piaga lenta silenziosa e maligna che striscia e uccide tutto ciò che si trova fra le sue spire.
Un giorno iniziarono a chiedere dei tributi.
Un Drago dal viso pallido e i colori asettici si materializzò nell'aria. Sotto il suo mantello bianco riluceva un velluto rosso che si contrapponeva a tutto: un violento colpo nell'occhio, come un monito di avvertimento.
- Esigiamo tributi - aveva detto - tributi umani.- Aveva preso una ragazza, all'incirca della mia età, ed era scomparso con lei che gridava.
Ogni anno ne prendono una. Non torna più.

〰️

Il sole splende. Oserei dire che è un giorno in cui la voglia di vivere divampa dalle mie ossa ma non è così. Non è così da tanto ormai.
Mi alzo e saluto Leon, mio fratello, dopodiché mi inoltro nei meandri dei tunnel. Negli ultimi anni noi contadini ci siamo ingegnati: abbiamo deciso di utilizzare i vecchi tunnel delle miniere ormai in disuso per muoverci indisturbati nel sottosuolo. Così è più facile sfuggire ai Draghi e vivere in tranquillità. Sempre che sgusciare in dei cunicoli illuminati a olio con la costante paura di essere scoperti si possa definire "tranquillità". Capisco cosa provano i topi, dopotutto.
- Abbiamo bisogno di grano - sento mormorare. - Le scorte sono quasi finite e se qualcuno non esce a controllare il raccolto quelli se ne potrebbero accorgere. -
- Sei sempre troppo emotivo, Tooru. Cerca di contenere la voce. -
- Ma Kuroo, ormai è quel periodo dell'anno. Ne vogliono un'altra e noi non possiamo pensare di starcene rinchiusi qui dentro in eterno. Abbiamo bisogno di grano, sole e aria fresca. -
- Lo scemo, qui, ha ragione - esordisce senza troppe cerimonie Iwaizumi. - Il grano è finito. Qualcuno deve salire e iniziare il raccolto. Cosa credete che penseranno quando non vedranno nessuno nei campi? Mh? -
Mi fermo un momento a contemplare i suoi occhi scuri che si muovono veloci sulla mappa che ha difronte. Le sue labbra si aprono e si chiudono con costanza, soffiando fuori frasi decise e secche che al mio sguardo, tuttavia, sembrano contenere miele.
Mi avvicino inavvertitamente e fremo quando lo sfioro, posandogli una mano sulla spalla. Lui sussulta un poco, come colto alla sprovvista e mi fissa. Il cuore mi fa una capriola nel petto, agitato e scombussolato.
- Posso andare io su - propongo - non credo che i Draghi mi potrebbero prendere. -
- E anche se così fosse ti riporterebbero indietro dopo cinque minuti, da tanto che sei antipatica - sborbotta in risposta Kuroo, sorridendo sornione.
- Ho imparato dal migliore - sibilo arcigna, beccandomi una bella occhiataccia dal diretto interessato.
Tōru se la ride sotto i baffi, nascondendo le labbra con il dorso della propria mano.
- Sei molto gentile a proporti - mi richiama Hajime - ma non hai ripensamenti per la tua incolumità? - Scuoto il capo e continuo a sorridergli. Stargli vicino mi causa tremori ovunque. L'ho sempre trovato attraente.
- Fidati di me - esclamo pacatamente - cosa potrebbe mai andare storto? -

Fine prima parte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 10, 2018 ⏰

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