Lev Haiba - Leoni

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Buon anno nuovo, piccoli lettori che mi danno gioia ^_^

Lev Haiba - Leoni

"In giro per il mondo, in giro per il mondo
Mi sono perso e ho trovato una ragazza

King of Leon / Around the world"

Sono stata solo poche volte allo zoo quand'ero piccola. Adoravo gli animali ma detestavo vederli dietro le sbarre. Era una visuale troppo spinta per me, tanto che avevo iniziato a credere di avere qualcosa che non andava rispetto agli altri bambini che, invece, sembravano divertirsi un mondo in quel luogo. La mamma mi diceva in continuazione che non era così, che io ero una persona buona e che era giusto pensarla in quel modo. Dopo tutto, le povere bestie erano lontane da casa loro.
Così, nel corso degli anni ho studiato e sono cresciuta con l'idea costante in testa di poter fare qualcosa per loro, di poterli aiutare, sebbene in minima parte.
La mamma aveva gli occhi che brillavano quando mi sono laureata; quando invece le ho detto che sarei partita per l'Africa con un gruppo creato da un noto specialista si è messa a piangere. Non ho mai capito se l'ha fatto perché era felice o se perché era triste. O se era entrambe le cose.
Sono sicura che per una mamma deve essere difficile vedere i propri figli partire.
Ad ogni modo, da allora sembra essersi calmata e adesso riesco a telefonarle con tranquillità, senza che il mio timpano esploda per i suoi gridolini isterici.
La tranquillizzo sulle cose che sto per fare, mentre la jeep su cui mi trovo sobbalza e va fuori strada.
Lev, seduto al mio fianco, ride guardando la smorfia che increspa i miei tratti. Ho preso una testata, cosa si aspetta che faccia? Di certo non riesco a ridere.
Gli tiro un calcio e lui gracchia portando me a ridere. Saluto la mamma e sono libera di guardarmi attorno e battibeccare con quel citrullo che è il mio compagno.
- Cosa dice tua madre? - domanda lui, aggiustandosi il cappello sulla testa gonfia di capelli pallidi. - A casa tutto a posto? -
- A casa va sempre tutto bene - rispondo tranquilla. Lui sorride e si avvicina tanto che il suo naso mi sfiora il collo.
Io e lui ci siamo conosciuti niente meno che cinque mesi fa; se provo a pensarci ora mi sembra un tempo brevissimo, eppure è passato così in fretta che mi pare di vivere assieme a lui da anni. Ormai mi sono abituata alla sua presenza.
- Magari un giorno ti ci porto, a casa mia intendo. Così potrai dire ai tuoi amici di aver visitato uno dei più bei paesi del mondo. - Per tutta risposta, Haiba mugugna felicemente, stringendo le braccia attorno ai miei fianchi. La sua presa è così morbida che potrei sciogliermici dentro.
Sotto di noi Mumbua, la leonessa che abbiamo salvato da due cacciatori di frodo tre mesi fa, si agita e ringhia un poco. Posso capirla; io non riuscirei a stare rinchiusa dentro quella piccola gabbia di metallo sapendo che la libertà è davanti me. Ma lei deve sforzarsi, ormai manca poco perché le sue zampe tornino a farla correre dove desidera.
Mi affaccio, i capelli che cadano oltre di me. Mumbua, "Figlia della pioggia" questo significa il suo nome, mi vede e sembra calmarsi un poco. Le sorrido, affascinata dagli occhi d'ambra che mi guardano con speranza. Siamo state insieme per settimane e sapere che tra poco lei tornerà alla sua vita mi rattrista e al contempo mi riempie di gioia.
Mi ritiro su e sospiro, legando i capelli in una coda.
- Lei si ricorderà di te - mi rassicura il mezzo russo, dandomi un buffetto sul naso.
- E cosa ti porta a pensarlo? -
- Gli animali sono così: si ricordano sempre di chi gli ha voluto realmente bene. -
- Sembri uno che di animali ne ha salvati molti, Mister Haiba. -
- Ho giocato in una squadra in cui il capitano era un vero animale e, poi, salvo animali da tanto quanto te; e se vogliamo aggiunganche uno di loro e, credimi, quando quest'avventura sarà finita, io mi ricorderò ti te. Mi ricorderò sempre di te. - Arrossisco inevitabilmente, portandomi una mano davanti al volto per coprirmi.
- Quanto sei scemo - mi volto, allontanandolo con un palmo premuto sulla guancia calda. - E poi, è impossibile dimenticarsi di me. -
Ride, colto alla sprovvista dalla mia ultima risposta e le sue braccia sono subito attorno a me, che mi stringono forti e sicure. La sua pelle abbronzata mi accalda ancora di più, il profumo di miele m'inebria le narici e i suoi baci dolci lasciati come scie bollenti dietro il mio orecchio; mi porta ad abbandonarmi contro il suo petto largo, che si alza e si abbassa a ritmo regolare.
Lo lascio avvolgermi e mi rilasso.
- Uno scemo che si ricorderà di te, bambolina. -
- Non chiamarmi così, lo sai che è insopportabile. -
- Mhhh? - Mi tira giocosamente il naso. - Ma sei così una bambolina. -
- E tu sei così un cretino, che mi domando come io possa essere innamorata di te. -
Lui ghigna, spingendo i miei fianchi più contro i suoi. Un brivido di piacere mi percorre la schiena. - Tutta questione di sesso - sussurra, mordendomi il lobo.
- Lev - gemo - non è il momento. - Mi muovo scomposta, tentando di allontanarlo.
- Però lo sarà. Più tardi ma lo sarà. -
- Più tardi. -

Mumbua esce dalla sua gabbia circospetta. Alza il grande muso ambrato verso il cielo e mi pare di sentirla fare le fusa. La osservo da sopra la gabbia, di cui ora ho riabbassato le sbarre, e mi aspetto di vederla correre via da un minuto all'altro. Mi sono già rassegnata a limitarmi di vedere le sue fotografie, quando avrò nostalgia di lei. Muovo piano le dita delle mani, in segno di saluto, e il piccolo campanello che ho attaccato al polso tintinna con un suono chiaro e fresco.
La leonessa si volta e incrocia il mio sguardo, fa il giro della gabbia e ci salta sopra, come se all'improvviso si fosse ricordata che ci sono anche io. Che esisto.
Resto ferma, mentre i membri del mio team si guardano a vicenda. Sono allarmati, ma io non ho paura.
Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene; la vicinanza improvvisa ad un leone di quella stazza mi fa fremere fin dentro l'anima. Il cuore mi palpita nel petto con velocità.
Lei mi osserva, annusa l'aria nuovamente e poi si avvicina finché le sue zampe anteriori sfiorano le mie caviglie; il suo pelo fine mi solletica la pelle.
Allungo una mano, cauta e ricettiva, e la leonessa incastra una delle sue zampe fra le mie ginocchia. Il suo fiato caldo si stagna contro la mia pelle, le mie dita scorrono sopra la sua testa fra le morbide orecchie tonde e lei fa le fusa. Spinge il suo muso contro il mio palmo un'ultima volta prima di scendere e correre via.
La lascio andare, come è giusto che sia, con il sorriso sulle labbra e il suo nuovo ricordo nel cuore.
Gli animali non smetteranno mai di stupirmi.
Quando ci rimettiamo in marcia, dopo che tutti mi hanno porto le loro idee sull'accaduto -molte delle quali davvero divertenti- Lev mi si avvicina e sorride com'è solito fare.
- Sai - dice - un giorno, quando quest'avventura sarà conclusa, ti porterò a casa mia, in Giappone, e ti farò da guida turistica privata in giro per la mia Tokyo, gridando a tutti i passanti che la mia ragazza è una bambolina dal cuore impavido. -
Non posso fare a meno di sorridere divertita, pensando a quanto bella possa essere stata questa giornata.

Qualche anno dopo io e Lev torniamo sui nostri passi, con dietro qualche marmocchio in più che non fa altro che lamentarsi durante il volo per l'Africa.
Come ci siamo promessi da giovani lui ha visitato casa mia e io la sua, ma adesso è arrivato il momento che i nostri figli visitino quella che sentiamo come la ‪nostra prima, vera casa.
Ritorniamo al centro; rincontriamo le persone con cui abbiamo vissuto tanti anni ancora dopo quell'accaduto, e ritorniamo ai vecchi tempi.
Sebbene i nostri due piccoli pargoli sembrino incantati dal luogo che li circonda sono i leoni a lasciarli senza parole.
Li scorgiamo un giorno poco lontano dal nostro arrivo, a qualche metro di distanza dalla jeep.
Haiba tiene il bambino più piccolo fra le braccia e lo istiga a salutare le bestie che ci osservano.
Sono un gruppo abbastanza grande, sdraiato al sole su una grossa roccia. Il maschio alfa ci osserva da tempo, tanto che credo voglia divorarci, mentre le tre femmine sono più intente a crogiolarsi al sole o a badare ai piccoli. Ora che non devono correre per procacciarsi cibo, che male c'è a riposarsi?
Non mi accorgo che ci siamo fermati finché la nostra accompagnatrice ci intima di stare calmi, perché una leonessa più curiosa delle altre ha deciso di girarci attorno, e muovendoci con la Jeep rischieremmo di farle del male. La giovane ci chiede di spostarci un po' più al centro della vettura, motivi di precauzione, nonostante sul cassone di questa ci sia una grande gabbia che ci copre.
Acconsentiamo, come giusto che sia, e poggiamo prima i bambini, in modo che abbiano comunque una buona visuale.
Sono due tipetti in gamba, nonostante la giovane età; hanno ereditato la voglia di imparare e -ahimè- la voce stridula di mia madre quando si emozionano per qualcosa. Non per altro adesso starnazzano elettrizzati, indicando il grande felino sul tetto della vettura che ci guarda.
Alzo il volto ed è allora che incontro gli occhi più indimenticabili della mia vita. Quel paio di iridi che sono rimaste incollate alla mia mente e che sono stampate sul mio corpo da anni ormai.
Lev mi tira una gomitata, attirando la mia momentanea attenzione.
"VISTO!" sembra voler dire con i suoi zaffiri cangianti "ci è venuta a salutare!"
Sorrido e allungo la mano, lasciando che la grande felina vi spinga sopra la propria testa, in un gesto d'affetto; mi lecca il palmo e infine, dopo esserci riguardate negli occhi, ruggisce e balza via, tornando dal branco che l'attende.
- Te l'avevo detto - proclama Lev, una volta ripartiti, - gli animali si ricorderanno sempre di chi gli ha voluto veramente bene. -
Annuisco e sorrido, guardando Mumbua scomparire ancora una volta oltre l'orizzonte.
- Infatti, io non mi dimenticherò mai di te - sussurra poi mio marito, lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.
- E io di te - replico, stampandogliene uno sulle labbra lisce e invitanti. Amo il mio leone.

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