Kei Tsukishima - Ghoul
"Sono prigioniero della mia mente,mi sento morire
Non voglio sentirmi solo, voglio essere semplicemente tuoPerché è così buio?
Il luogo in cui non ci sei
È pericoloso, sono rovinato
Salvami, non riesco a ritornare in me
Ascolta il battito del mio cuore
Ti sta chiamando a sé
In questa pesta oscurità
Sei così splendenteBTS / Save Me"
Fa male.
"Fa male" è un eufemismo, a dire la verità. I denti che mi lacerano la pelle, le mani che mi toccano stringendomi i polsi, le corde che mi imprigionano fanno male. Sono dolorose. Ma quello che più mi ferisce sono i ricordi.
Un viso distratto. Un sorriso rubato. Il ricordo di una frase detta con noia, ma ricca di significato che mi scalda il cuore. Un bacio sfuggente.
Il ricordo delle sue dita sulla mia pelle che lasciano scie incandescenti. I movimenti dei nostri corpi all'unisono. Il suono dei suoi gemiti.
L'ultimo "ciao" che ci siamo scambiati prima che tutto ciò accadesse.
Mi manca. Vorrei chiamare il suo nome. Vorrei fosse qui. Ma non c'è. Kei non c'è qui, probabilmente non sa nemmeno dove sono. Spero che non mi stia cercando, perché se mi dovesse trovare questo tipo che mi sta distruggendo lentamente lo farebbe fuori. Non voglio saperlo nei guai. Non voglio che sia in pericolo.
- Kei - il suo nome lascia le mie labbra in un sospiro tirato, mentre le lacrime solcano il mio volto.
I denti di questo coso che mi ha presa sono ancora fermi all'interno della mia carne. Bruciano. Sono viscidi.
Il ghoul mi lascia, senza portare via con se nulla che mi appartenga. Dalla ferita che mi ha inferto esce sangue a fiotti, ma non riesco a curarmene.
- Non verrà nessuno a portarti via - dice, accarezzandomi gli zigomi con le dita tinte di sangue. - Sei sola. -
- Lo so - ribatto sicura. - Va bene così. -
No che non va bene.
Ho tanta paura di non poterlo più rivedere, di non poterlo più abbracciare, di non poter più passare il mio tempo con lui.
Il mostro inarca le sopracciglia e ghigna, alzando poi le spalle. Nei suoi occhi scuri e rossi sembra non esserci nessuna scintilla di vita vera, di umanità. È un'esistenza priva di qualsiasi sentimento positivo.
- Adoro quando siete così sottomessi - afferma, leccandosi le labbra e sbavando inconsciamente sul mio collo. - Mi piacete perché avete un sapore migliore. -
Accarezza i fori che ha lascito nella mia carne, spingendoci contro e ferendomi più del necessario. Grido impotente. Grido per far conoscere il mio dolore al mondo.
Vorrei scomparire.
Il telefono squilla, ma io non riesco a prenderlo e, sebbene ci provi, il ghoul lo afferra e legge ridendo il nome sullo schermo. Lo ripete ad alta voce e sfocia in una cacofonia di suoni vivaci e, contemporaneamente, tanto macabri da farmi rizzare i peli sulla pelle.Tsukishima Kei. Continua a ripetersi il suo nome per restare calmo quanto basta per non attirare l'attenzione della folla. È come un mantra che lo aiuta a camminare veloce e sicuro, mentre le sue narici assaporano l'odore di un sangue che conosce fin troppo bene. Un sangue che appartiene a lui soltanto.
Tenta nuovamente di richiamare la ragazza che gli ha promesso fedeltà, quel giorno nebbioso davanti a un parco inanimato, ma la segreteria telefonica ripete il medesimo messaggio per l'ennesima volta.
Sibilando preoccupato Kei svolta l'angolo e si ritrova immerso nelle stradine secondarie della città. Non vi è calma, la vita aleggia persino li, ma in modo differente. Ci sono ghoul nascosti in ogni anfratto, conosciuti o sconosciuti ai suoi occhi. È certo che anche loro percepiscono quell'odore, ma quando lo vedono si ritirano e ritornano a farsi i fatti propri, impauriti alla sua vista. È consapevole del fatto di essere un osso grosso, e questo non fa altro che conferirgli più potere nella mente di quanto già non pensi di avere.
Si sente forte. Forte e indistruttibile. Ed è pronto a spaccare in due il soggetto che ha osato portargliela via.
Nessuno può toccare ciò che è suo. Nessuno.
Spalanca la porta di un vecchio condominio, le mani nelle tasche della giacca e le grandi cuffie appese al collo, silenziose.
I suoi passi rimbombano sui gradini consumati, fendendo l'aria in colpi secchi e precisi. Gli prudono le mani, mentre una risata sguaiata si frappone nell'ambiente.
La sua schiena vibra e i suoi passi si fanno più veloci. Digrigna i denti. Non può correre, ne fare movimenti bruschi. Potrebbero scoprirlo. Potrebbero toccarla con più cattiveria, farle del male più intensamente. Perché su quello non ha dubbi: le hanno fatto del male.
Il grido di dolore che sovrasta il silenzio lo fa bloccare con la gamba a mezz'aria. La stanno ferendo. La stanno torturando.Non avrei mai pensato che morire sarebbe stato così doloroso. Mi sono sempre immaginata la mia morte come qualcosa di tranquillo, in un letto caldo con vicino la persona che amo. Invece...
Stringo una mano sulla spalla dell'attentatore e tento di spingerlo lontano, ma è troppo più forte di me. Troppo mastodontico.
- Capisco perché Tsukishima ti teneva solo per se - sibila a un tratto. - Il tuo sangue è dolcissimo. - E mi lecca viscidamente il collo, posizionandosi in mezzo alle mie gambe, aprendole con forza.
Mi irrigidisco e la voce mi si blocca in gola, a metà tra un grido e una preghiera. Non voglio che mi tocchi! Non voglio che si impossessi di me. Lui non è Kei. Lui non è Kei!
Mi divincolo, riuscendo anche a tirargli una testata che lo fa sanguinare, ma per tutta risposta lui mi afferra la testa e la sbatte contro il pavimento.
Sputo sangue, mentre la testa inizia a girarmi e la vista ad offuscarsi.
Intravedo solo la porta aprirsi.
- Kei - mormoro, ormai senza fiato. Mi sembra di vederlo, ma è sicuramente un'immagine che il mio subconscio mi impone. - Kei. - Allungo la mano verso la sagoma e piango, piango come non ho mai fatto mentre il ghoul mi slaccia i pantaloni e tenta di tirarli giù.
- Ora sta buona - mi intima l'essere, slacciandosi anche lui i jeans slabbrati. - Vediamo se sei la donna di Tsukishima per altri motivi oltre il sangue. - Scuoto il capo contraddicendolo, ma lui mi blocca la bocca con la mano.
Poi, improvvisamente, il ghoul viene sbalzato via. Il suo peso mi abbandona e l'aria si frappone tra me e la salvezza.
Respiro. Respiro, come se non fossi riuscita a farlo per anni, e tossisco fuori sangue e paura.
- I vermi dovrebbero restare vermi - spiattella una voce che conosco, avvicinandosi a quel coso che mi ha torturata. - E le merde dovrebbero sciogliersi nelle fogne. -
- N-non volevo! Lo giuro, non volevo! - cerca di redimersi quello, portandosi le mani davanti al viso per coprirsi.
- Certo. Certo. - Il nuovo venuto indica la patta aperta del ghoul, mentre gli si inginocchia davanti. - Sai cosa mi piace dei vermi? Restano muti e sotto terra. Le merde, invece, continuo a galleggiare anche se le scarichi. Vediamo di rimediare, eh? -
Il grido che lancia l'essere viene seguito da un rantolo, e poi dal tonfo che il suo corpo fa quando si accascia a terra.
La sagoma nuova si rialza, scuote il braccio con il quale ha impalato l'essere e si libera dal sangue, poi corre da me.
Istintivamente mi raggomitolo su me stessa, proteggendomi con le braccia per paura. Ancora ho la vista annebbiata a causa di quel colpo che ho ricevuto.
- Sono io. - Sussulto, quando delle mani leggere si poggiano sulle mie e le scostano. - Perdonami se non sono arrivato prima. -
Mi specchio nei suoi occhi bicolore, reprimendo un singhiozzo e tentando di smettere di tremare.
- Kei. - Lui annuisce, allungando le braccia verso di me. Scontro il suo petto e lascio che mi sollevi.
- Scusa il ritardo. - Stringo la sua felpa fra le mie dita e piango. Piango anche se ora sono in salvo, perché il sollievo è tale che non posso fermarmi. - Ora andiamo da Daichi, tieni duro che tutto si risolve. - Mi sembra di sentire una nota di terrore, apprensione nella sua voce. Mi limito ad annuire, mentre chiudo gli occhi e mi abbandono al suo corpo.Con un sospiro Kei le accarezza la nuca, coprendola di più con quelle coperte rosse che agghindano il suo letto.
Daichi, poggiato allo stipite, lo osserva sorridendo. Sebbene non approvi le storie d'amore tra ghoul e umani, non può fare a meno di pensare che, forse, una potrebbe anche mandarla giù con serenità.
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Riptides
FanfictionHaikyuu x Reader Riptides, in italiano "correnti di risucchio" "rapide", è un insieme di piccoli e brevi racconti riguardanti i personaggi di Haikyuu. Non hanno un senso logico, il più delle volte li scrivo in base a scene che ho visto o momenti...