Asahi Azumane - Lanci nel vuoto

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Dedicata ad Arisuwolf, che me l'ha gentilmente richiesta.

Asahi Azumane - Lanci nel vuoto

"Non vuoi vedere il mondo, ragazzo?
Tutti i paesi
e tutte le stelle
Ragazzo?

Fun/ Troye Sivan"

Il vento mi accarezza dolcemente il viso, smuovendo la coda che mi solletica il collo.
La divisa che indosso è pesante, ma so che nonostante il caldo che provo adesso dopo mi sarà di grande aiuto.
Aggiro l'aereoplano, passando sotto le ali nere e arancioni. Per un attimo l'ombra mi rinfresca, ma dura pochissimo perché il momento successivo sono nuovamente al sole.
- Quelli sono i ragazzi di cui mi parlavi ieri? - domando a Tanaka, indicando un gruppo di tre persone che si avvicina.
Il calore dell'asfalto muove le loro sagome come fossero fatte d'acqua, distorcendole. Da quello che posso intuire, però, sono entrambi ben piazzati. Uno in particolare svetta sugli altri a causa dell'altezza.
- Uhm? - Ryu alza il viso dalla sua lattina e si volta, inarcando un sopracciglio. La sua testa rasata luccica sotto il sole accecandomi prepotentemente. - Oh! Si sono loro! -
Con un gesto fulmineo si fa avanti, agitando le mani come un bambino in attesa del gelato. Non l'ho mai visto fare così, ma poco m'importa. In questo momento voglio solo partire e guardare la terra che si allontana.
Dalla pancia dell'aereo mi giunge alle orecchie il rumore di passi. Sbadiglio e mi volto incontrando la faccia di Sasuke, un'altro maestro che ha preso parte a questa piccola spedizione.
- Sono arrivati? - chiede, prima di passarsi una mano fra i lunghi capelli scuri. Lo osservo e inarco un sopracciglio, indicandogli poi il gruppetto.
- Ohohoh! Daichi! Suga! Asahiiiiiii! - Tanaka sferra una pacca al più alto dei tre, sorridendo felicemente. - Siete pronti, ragazzi? Questa sarà un'esperienza che non dimenticherete tanto facilmente. -
- Non ne dubito - sento dire da quello con i capelli scuri, che si avvicina fino a fermarsi.
- Lei è un'amica - mi presenta Ryu.  - Nonché maestra di paracadutismo. Oggi ci accompagnerà lei nei lanci. -
- Vedo che siete già vestiti - taglio corto, infilandomi il casco sotto il braccio. - Allora preparatevi. Tra cinque minuti partiamo. - Li lascio soli ed entro nel veicolo, dando istruzioni al pilota sulle coordinate su cui ci lanceremo.
Il viaggio in aereo passa veloce, fra una chiacchiera e l'altra, un ricordo e qualche risata. Finisce che mi ritrovo anche a chiedermi che tipo fosse Ryu da giovane, quando frequentava il liceo e giocava a pallavolo.
- Siamo in arrivo! - esclama a un trattato il rasato, scattando in piedi come una molla. I suoi occhi vispi osservano i tre amici. So che sta formando le squadre per la discesa, fa sempre così.

- Reggiti bene, bestione - urlo per sovrastare il forte vento che ci scuote. Asahi, così si è presentato, stringe fra le mani le lunghe cinghie che lo legano a me e si volta a guardarmi; ammetto che in questo momento non ha proprio una bella cera.
- S-si - balbetta, tentando di trattenere i fremiti.
Alzo gli occhi al cielo e lo stringo a me. Lui sussulta preso alla sprovvista. - Devi stare tranquillo. E se hai paura, cosa che con me non dovresti provare, basta che chiudi gli occhi. - Lui rimane in silenzio e si limita ad annuire.
Penso che vada tutto bene ma quando ci lanciamo Asahi grida forte, e comincia a muovere le braccia sbilanciandoci. Tento di fermarlo e per farlo urlo, ma quando capisco che non c'è niente da fare devo intervenire manualmente.
Stringo le mie braccia attorno alle sue spalle e lo appiccico al mio petto. È caldo e profuma, constato. I suoi muscoli guizzano contro i miei.
- Ascoltami bene, armadio ambulante - ,gli dico all'orecchio, meglio che posso per non essere distorta dal vento, - ora ti calmi o a terra ci arriviamo precipitando e finendo in brandelli. - Lui si immobilizza e non fiata più.
Poco lontano da noi sento Tanaka ridere, indicando nella nostra direzione. Alzo il dito medio mostrandoglielo, ma Asahi chiude la sua grande mano attorno al mio braccio e lo riporta su di se.
È senza speranza.
Finalmente, quando tocchiamo terra Azumane riprende a muovere su e giù il petto. Lo stacco da me e mi allontano, liberandomi dal casco e l'attrezzatura.
- Ma dico, sei fuori? Che problemi ti affliggono Armadio Ambulante? - Lascio uscire tutta la frustrazione che ho in corpo e lo taglio con lo sguardo.
Lui si erge -e penso stia per gridarmi in faccia- e togliendosi l'elmetto s'inchina. Lo guardo improvvisamente imbarazzata. Sorpresa. Dopo di che alzo gli occhi al cielo e gli vado incontro; stringo una delle sue spalle fra le mie dita e lo alzo.
- Ascolta, Armadio Ambulante, se mai ci sarà un prossima volta: prima vieni a fare esperienza. Che ne dici, eh? - Poi estraggo un bigliettino e glielo porgo.
- Il tuo numero? - chiede incuriosito.
- Pff, figurati. È un buono per un gelato da Ukai, alla fine fine te lo meriti. -

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