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Wakatoshi Ushijima – Demoni (parte prima)
"E ti ho insegnato a lottare senza kimono
e ti ho salvato da come ti volevano loro
Le tue lacrime che formano una frase a caso
"eravate quelli giusti al momento sbagliato"
Gionnyscandal / Buongiorno"
Ho sempre pensato che non importa quanto due persone sono diverse. Se deve succedere succede. E' una logica umana e irrazionale che nasce nei momenti meno adatti e comporta controindicazioni che possono distruggere intere famiglie.
Io lo so. Ne ho avuto la prova.
Mia sorella minore si è innamorata di un tipo e, beh, avete presente quando dicono gli opposti si attraggono? Ecco. Se lei era una che teneva a qualcosa lui era uno di quelli che non teneva a nulla.
Una sera me l'ha portata via, letteralmente. Me l'ha portata lontana, su, nel cielo. Io l'ho spedito all'inferno e non me ne pento, nemmeno adesso che il giudice mi sta condannando.
Rimarrò in prigione a vita per l'assassinio di un assassino, ma mi va bene così. Non mi interessa nient'altro che saperlo morto sotto terra, mentre le fiamme di satana lo divorano in continuazione senza lasciargli scampo.
Mia madre mi accarezza dolcemente le guance mentre piange, singhiozzando che mi ama. Mio padre si limita a fissarmi: non può ancora credere che la sua unica figlia rimasta in vita abbia sparato a sangue freddo a qualcuno. Per quanto quel qualcuno sia l'assassino dell'altro suo sangue versato.
Ci scambiamo un'occhiata leggera e poi mi faccio condurre dalla guardia verso l'uscita del tribunale, al furgoncino che mi trasporterà in carcere.
«Ammettilo che ti mancherò» sorrido alla guardia che per tutto quel tempo mi ha seguita. Non voglio essere impertinente ne altro, desidero solo scambiare due parole con qualcuno.
Lui mi guarda storto e non risponde, aprendo la portiera scorrevole del furgone e facendomi entrare. Lo guardo un'ultima volta e gli sorrido, senza nessun motivo particolare, per poi iniziare a fissare il sedile davanti a me.
Passerò la mia vita dietro a delle sbarre, mi dico, ma almeno è per una buona causa. Così potrai riposare felice.
Alzo il viso verso l'alto, cercando quel cielo negato dal soffitto del van, e prego mia sorella di stare bene. Perché lei è la persona che amo di più al mondo. Perché lei è il mio angelo. Perché lei si merita il meglio.
Lacrime calde solcano i miei zigomi ricordandomi il dolore, riportandolo a galla come un fiume in piena. Ringrazio Dio che non ci sia nessuno dentro la vettura, non ancora, così che io possa sfogarmi in pace e tranquillità. Come è giusto che sia. Sono del tutto ignara che la guardia la fuori sta sentendo, perché mi sono dimenticata anche della sua presenza.
Fa troppo male. Fa tremendamente troppo male.
Diciamo che il tempo in cella non è che vada così male. La maggior parte delle mio giornate le passo seduta ad un tavolino sbilenco, leggendo i libri che mi porta mia madre e fumando le sigarette che vendono allo spaccio. Non è una vita così terribile, dopo tutto. Due volte a settimana riesco anche a varcare la soglia del penitenziario: ci portano a fare volontariato in una scuola. Mi piacciono i bambini, li trovo interessanti: riescono a trovare cose belle in ogni singola cosa, persino in una persona come me.
Porgo al marmocchio un pupazzo e lo osservo sorridermi con gli occhi nocciola. Sorride così sinceramente che, per un istante, rivedo lei. Rivivo il suo volto e i suoi occhi grandi e limpidi che mi guardano, le sue labbra che mi sorridono e non posso resistere. Sento affiorare in me quella cosa che credevo di aver trascinato nei reconditi dell'anima.
Mi alzo, carezzando la testa al bambino, e mi dirigo verso Ushijima. E' lui la guardia a cui sono stata affidata durante la mia permanenza. Non e' un tipo così loquace, però quando apre la bocca ci sa fare. Le sue parole sono sempre calcolate e questa è una cosa strana, però è anche un'abitudine che mi fa sentire bene. Lui cerca sempre di non ferire e, se non sa che dire, se ne sta semplicemente zitto. E' una cosa che mi piace.
«Potrei andare a fumarmi una sigaretta, per favore?» Lui inarca un sopracciglio e si fa da parte per farmi passare. Lo so che è costretto a seguirmi, infatti non mi infastidisco quando -da dietro- mi apre la porta e mi permette di passare con tranquillità all'esterno.
Il fresco mi accoglie come una carezza, assieme al sole pomeridiano che cade a terra pesante. Mi siedo sulla scala antincendio, lasciando che le gambe cadano oltre il vuoto. Accendo la sigaretta e appoggio le braccia alla ringhiera più bassa. Il metallo è freddo e mi fa venire la pelle d'oca.
«Ehi, Waka-kun» mormoro a un tratto, continuando a guardare dritto davanti a me, «perché le brave persone muoiono e quelle cattive arrivano alla vecchiaia?» Il fumo che esce dalle mie labbra è grigio come quella cosa informe che si agita nel mio cuore. «No, sai, è buffo. Ho sempre creduto che i buoni arrivassero alla vecchiaia felici e contenti e, invece, è tutto una cazzata. Perché? Che hanno fatto di male? Loro sono i buoni.» Tiro di nuovo, lasciando ancora che il fumo si libri in aria macchiando l'azzurro infinito. «Questa vita fa schifo. Cristo.»
Getto la cicca lontano, in basso, e mi alzo di scatto. Non mi sono nemmeno resa conto che ho iniziato a piangere finché lui non mi porge un fazzoletto. Lo accetto volentieri, sorridendogli. Mi chiedo se stia leggendo tutti i miei demoni. Mi chiedo se già non li conosca.
Questo tipo così silenzioso è un cauto osservatore, ne sono certa. Per questo mi piace e mi spaventa al tempo stesso. Lui sa che la morte non ti permette di dire mai realmente addio, e forse è questa la cosa più preoccupante.
«Questa vita non fa mai le cose per caso. Prima o poi tutti pagano il conto» mormora solamente, prima di aprire la porta e entrare. Lo guardo, o meglio guardo la sua schiena, e socchiudo le labbra: è la prima volta che lo sento dire una cosa simile, ed è la prima volta in un anno che mi lascia da sola. Che mi lascia il mio spazio. Che si fida di me.
Da quanto tempo è che non stavo realmente da sola? Certo, posso isolarmi dagli altri ma sono sempre in compagnia; invece qui no. No. Su questa scala antincendio sono finalmente sola dopo un anno. Non c'è nessuno. Ci siamo solo io e i miei demoni.
Torno a osservare la sua schiena da dietro la porta taglia fuoco e sorrido grata, mentre le lacrime affiorano su un sipario fatto di azzurro cielo e verde prato.
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Riptides
FanfictionHaikyuu x Reader Riptides, in italiano "correnti di risucchio" "rapide", è un insieme di piccoli e brevi racconti riguardanti i personaggi di Haikyuu. Non hanno un senso logico, il più delle volte li scrivo in base a scene che ho visto o momenti...