Capitolo 19

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Seduta sul divano di casa, continuo a fissare l'orologio posto proprio sulla parete di mattoni. Segna le dieci, anche se i secondi sembrano rallentare anzichè proseguire come di norma. Il tempo spesso ha proprio questa capacità di rallentare o velocizzare tutto, quando non dovrebbe fare altro che scorrere normalmente.
Sono parecchio ansiosa. Lo noto perché la mia gamba continua a tremare durante questa estenuante attesa.
Non sono mai stata ad una festa di fidanzamento e non mi sono mai ritrovata con tanta gente in casa e, principalmente con estranei pronti a giudicarmi; a chiedersi da dove provengo. Non ho un discorso da fare, preferisco tenere per me il passato, quegli attimi indelebili che hanno segnato di netto la mia vita. Quello che farò, sarà improvvisare o cambiare velocemente argomento. Non voglio di certo rovinare un momento speciale alla mia amica.
Per l'occasione, Anya ieri mi ha portata a fare shopping con lei. Siamo andate in centro dove i negozi sono sempre pieni e il caos regna sovrano ovunque.
Ma, sono riuscita a trovare un vestitino adatto per l'occasione, anche se non è del colore che speravo.
Si tratta di un tubino color cipria aderente, sagomato e corto sopra il ginocchio. Ha le spalline in stile anni sessanta e un corpetto a cuore sul davanti con una cintura in vita. Sopra, ho deciso di indossare una giacca leggerissima a tre quarti dello stesso colore della cintura e girando tra i vari negozi ho trovato dei tacchi comodi dello stesso colore del vestitino. Sto anche indossando una collana: un punto luce e due anellini che si fermano a metà delle falangi per completare il look elegante.
Mi sono truccata leggermente, ho arricciato le punte in modo tale da avere delle onde a coprirmi le spalle, anzichè legarli in un semplice chignon come faccio di solito.
Non mi sento così ansiosa dal giorno in cui sono fuggita dalla mia vecchia vita. Ne è passato di tempo.
Anya, beh è: Anya. Indossa un vestitino verde smeraldo, tacchi alti da capogiro, il caschetto di capelli scuri in ordine, il trucco vistoso. E' bellissima e sono felice per lei, per la sua nuova avventura.
Aspettiamo Mark ormai da un paio di minuti.
Non resistendo più, inizio a camminare sul parquet avanti e indietro creando un bruttissimo rumore, come quando picchi un martello su un chiodo.
Ad un certo punto mi sembra di impazzire e mi appresto a prendere una bottiglia d'acqua per placare la sete che sento di continuo quando la gola si asciuga a causa dell'ansia.
Sono curiosa di conoscere la famiglia della mia amica e in parte anche un pò timorosa perché non ne ho mai avuta una vera e propria con cui poter fare il paragone. Scaccio l'idea sperando vivamente di non sentirmi a disagio.
Finalmente dopo ben quindici minuti, Mark arriva.
È vestito davvero bene. Non lo avevo ancora visto con dei pantaloni eleganti e una camicia. Per un attimo, ho l'istinto di prenderlo in giro per smorzare la tensione, poi però mi rendo conto che entrambi attualmente devono essere ansiosi per cui evito limitandomi ad osservarli in silenzio.
Dalle conversazioni fatte con Anya ho capito che non ha ancora detto a nessun altro a parte me e Ethan che intendono sposarsi. Mi ha raccontato di come tutto ha avuto inizio. Sembra banale ma l'idea è partita da una scommessa fatta tra loro dopo un breve litigio e, quando Mark ha vinto, lei non ha saputo dire di no, tanto meno tirarsi indietro. A parte che non voleva dire di no.
Forse sogna questo momento ormai da tempo perché è evidente dal suo sguardo, dal modo in cui lo guarda. Lo stesso che mi fa pensare che nella nostra vita siamo destinati ad una sola persona. Quella che si prenderà cura di noi. Quella con cui rideremo e piangeremo. Quella con cui vivremo fino alla fine.
Beh, lei ha trovato il suo bellissimo finale, adesso non le rimane che dare la notizia alla sua famiglia. 
In auto, quando entriamo, la tensione non si allenta affatto. Viaggiare sull'Audi di Mark, mi fa sentire parecchio agitata. Non guida male, sono i ricordi che riaffiorano a farmi sentire nervosa.
Con il tempo diventa meno difficile sopportare il vuoto lasciato da una perdita improvvisa. E, anche se la ferita rimane, il dolore non scompare perché ti cambia per sempre.
«Allora...», inizio sporgendomi in avanti per iniziare una conversazione e mettere fine al silenzio assordante stroncato dalle canzoni rock che la stessa Anya ha scelto per una breve playlist intitolata ironicamente: "il viaggio della speranza". «Che cosa devo aspettarmi dai tuoi? C'è qualcosa che devo sapere o magari non devo prendere un argomento in particolare...», gesticolo chiaramente nervosa. Lo stomaco si contrae e per un attimo devo ritornare ad appoggiarmi contro il sedile per non vomitare la scarsa colazione che sono stata costretta ad ingerire.
«Parla pure di ciò che vuoi Emma, non è un problema», taglia corto Anya stranamente silenziosa e impegnata a fissare la fila di palazzi, grattacieli e taxi fermi in doppia fila.
Non so con esattezza a cosa sta pensando, la vedo distratta.
Prende spesso il telefono tra le mani accendendo lo schermo e non lo fa per controllare l'ora. Forse cerca e spera di ricevere un messaggio o una chiamata da parte di qualcuno.
Mark, accorgendosi del mio sguardo mi sorride dallo specchietto retrovisore. «Puoi parlare di tutto, i suoi nonni sono dei veri chiacchieroni. Un po' impiccioni se gli offri delle scarse informazioni sulla tua vita.»
Mi rilasso per pochi istanti grata al mio amico perché sta cercando anche lui di scaricare la tensione iniziale conversando e non ignorandomi o dandomi delle risposte secche.
«Quindi niente informazioni troppo dettagliate sulla mia vita?»
Suona il clacson ad un ciclista distratto. «Esatto. Per quanto riguarda il fratello, evita di parlargli di... scuola o voti... trattalo come un adulto ma non dimenticare mai che è un bambino. Il suo aspetto potrebbe tradirti. È molto intelligente e si annoia facilmente.»
Memorizzo le parole di Mark che sta cercando in qualche modo di mettermi in guardia.
«Li conosci bene, eh?»
Sorride intuendo che sto solo cercando di smorzare la tensione.
Anya nel frattempo continua ad ignorarci, a fissare lo schermo come se da un momento all'alto potesse uscire qualcuno.
Dopo un tempo apparentemente lungo, l'auto si ferma di fronte un cancello di ferro battuto nero con delle lance sulla parte alta e dei ghirigori al centro; lo stesso incastrato in un muretto a delimitare questo spazio enorme a tratti costellato dall'edera.
Il cancello, si apre con una lentezza esasperante e quando Mark imbocca il vialetto pieno di ciottoli incastrati tra loro a mosaico, mi accorgo di avere di fronte una grandissima villa bianca circondata da un bellissimo prato verde tenuto in ordine.
All'entrata, accanto al portone ci sono due grossi vasi di gesso, questi contengono due bellissimi arbusti pieni di rose di un rosa tenue.
Spalanco gli occhi e la bocca e per poco non lascio trapelare i miei pensieri quando dalla porta esce un uomo. Indossa una divisa da maggiordomo e quando ci accoglie galantemente capisco che Anya è stra ricca.
Abbraccia l'uomo in modo affettuoso e con un sorriso sincero, anche se continua a tenere a bada il nervosismo.
Saluto anch'io stringendo la mano all'uomo pelato presentandomi velocemente. I suoi occhi castani mi squadrano senza giudicarmi.
«I signori vi stanno aspettando signorina Anya», dice indicando il corridoio.
Seguo i tre più che a disagio chiedendomi perchè mai ho accettato una simile follia.
Qualcosa andrà storto, me lo sento.
Il corridoio ha tanto l'aspetto di un museo di quadri di valore raffinati e antichi adagiati a pareti dipinte delicatamente, incorniciate da mezze colonne. Sotto ognuno di questi vi è un mobile adornato con vasi pieni di fiori, statue e tappeti.
Evito di pensare che ci sono troppe rose intorno e cerco di non distrarmi troppo davanti a tutto questo sfarzo che mi fa tanto sentire come Alice nella tana del Bianconiglio.
Anya, notando la mia espressione, mi fa cenno di seguirli e di non perdermi.
Il suo sorriso diventa tirato e finto quando un uomo appare sulla grande scala in legno in fondo a questo enorme corridoio.
Indossa un abito grigio con disinvoltura. Scende le scale lentamente, poi accoglie Anya e Mark con un gran sorriso finto abbracciandoli brevemente prima di rivolgermi la sua completa attenzione.
«Tu... invece devi essere Emma, sono Richard il patrigno di Anya».
Ha un accento strano, capelli brizzolati tirati all'indietro forse dal gel e due occhi scuri calcolatori.
Ad impatto, mi sembra uno di quegli uomini d'affari pieni di sé e troppo egoisti per accorgersi del mondo, delle persone. L'aspetto di quest'uomo: non mi piace affatto. Sembra che ostenti qualcosa che non possiede. È proprio l'immagine dell'arroganza.
Drizzo la schiena usando il mio sorriso più dolce mentre stringo la sua mano liscia al tatto. «Piacere di conoscerla signor Richard», cerco di apparire quanto più signorile possibile.
Nonna non mi ha mai dato delle dritte su come comportarsi di fronte a certe persone. Non mi ha mai preparato a questo genere di eventi e situazioni. Tutto quello che so, l'ho appreso nel corso degli anni e grazie alle esperienze; ma in questo momento, in questa villa di lusso, mi sento solo un pesce disperso in mezzo all'oceano pieno di squali e quasi quasi ho l'istinto di scappare.
Richard non aggiunge altro, mi guida verso un sontuoso soggiorno dove il lusso è davvero esagerato. Vengo sopraffatta da così tanta ricchezza, da così tanto spreco di denaro per degli oggetti inutili: come quella statua contorta e in netto contrasto con l'arredamento sofisticato. Chissà chi ha deciso di comprarla...
Un enorme camino incornicia l'ambiente. Tre grandi divani disposti davanti e un tavolo piccolo in legno al centro su cui è appoggiato un vaso pieno di fiori di campo. Questi sprigionano un odore pungente in netto contrasto con l'odore di limoni presente a partire dal corridoio.
Curioso ancora per qualche istante. Alle pareti: altri quadri e verso destra una libreria piena di volumi antichi. C'è anche un acquario. Piccoli pesci tropicali nuotano indisturbati giocando tra loro.
Cerco di non sembrare troppo sconvolta ripetendo a me stessa di mostrarmi quanto più naturale possibile.
Inizio a pentirmi di avere assecondato Anya con questa follia, ma quando la vedo guardare Mark mi si scioglie la calotta ghiacciata che ho costruito intorno al cuore. Li ammiro e li invidio per ciò che hanno: l'amore reciproco.
Una donna bellissima dai capelli corvini e lunghi sotto le scapole, si fa avanti nel suo tailleur color crema. Bacia Anya sulle guance con dolcezza e quando le sorride, felice di vederla, ai lati della bocca le spuntano due bellissime fossette.
Mi manca il fiato. Lei deve essere sicuramente la madre di Ethan.
Quando mi guarda, rimango sconvolta dalla somiglianza. E mi stravolge quando sorridendomi in modo dolce mi abbraccia più del necessario come se ci conoscessimo da tempo.
«Sono contenta di conoscerti Emma. Soprattutto che hai accettato il nostro invito. Anya mi ha parlato molto di te. Sono Ester, hai già conosciuto mio marito... Richard?», indica l'uomo odioso.
«Piacere mio. Si, ci siamo presentati prima», dico accomodandomi al suo comando su uno dei comodissimi divani.
Anya, ancora una volta si guarda intorno smarrita. Ha una strana espressione sul viso, come se stesse aspettando di vedere arrivare il peggio.
Dalla soglia pochi istanti dopo, infatti, spuntano altre due persone. Un uomo e una donna, entrambi anziani dall'aspetto sofisticato. Sembrano una di quelle coppiette presenti in quei film antichi, quelli ambientati ai tempi della guerra; una di quelle coppie che si facevano immortalare in una foto prima della fine.
Salutano Mark e Anya con tanto affetto chiedendo loro come stanno e dove sono finiti, poi rivolgono il loro sguardo nella mia direzione.
In questo momento, sento la mancanza di Ethan al mio fianco. Non riesco a capire perché, ma avrebbe potuto risparmiarmi tutto questo; se solo non si fosse intestardito così tanto. Quel ragazzo è proprio assurdo.
«Emma, ti presento Edmund e Amelia: i miei genitori», dice in tono calmo, con una punta di rispetto e in modo dolce Ester. Ha una bellissima voce.
Arrossisco porgendo loro la mano. Edmund mi avvicina abbracciandomi così come Amelia, sorprendendomi con la loro affettuosa accoglienza.
Sto per rilassarmi quando si sentono delle voci provenienti dal corridoio e Anya si irrigidisce come un gatto che ha appena percepito un pericolo.
Un ragazzo alto, simile a Richard entra in soggiorno parlando animatamente al telefono. Indossa un abito beige elegante. Al suo seguito un bambino di dieci anni circa. Una caricatura in miniatura molto carina di Ester.
Anya stringe la mano di Mark il quale cerca immediatamente di rassicurarla dandole un lieve bacio sotto l'orecchio. Allora Ethan è di loro che parlava?
Il ragazzo stacca la chiamata con uno sbuffo salutandoci con un "ciao" distratto senza neanche presentarsi e, quando Amelia schiarisce la voce come per rimproverarlo lui fa un gesto con la mano come per volersela togliere di torno.
Che cafone!
«Ciao io sono Tommy», il ragazzino mi si avvicina e dopo una brevissima esitazione apre le braccia per avvolgermi affettuosamente. Sembra abbastanza dolce e socievole rispetto al fratello, scontroso e arrogante come il padre.
Ora che mi ritrovo circondata da questa famiglia mi rendo conto del significato nasconsto nelle parole di Ethan. Soprattutto della realtà dei fatti.
Sua madre, si è risposata con un uomo stronzo ed egoista. Lui, è cresciuto con un padre non suo e due fratellastri simili al nuovo patrigno: ecco perché preferisce non tornare in questo posto. Chissà come si è sentito nel corso degli anni.
Mi perdo per un momento tra i miei pensieri e non mi accorgo che Amelia sta attendendo una mia risposta. Per fortuna quando ritorno alla realtà, mi sorride riformulando la domanda. «Come ti trovi con Anya in casa? Sa cucinare? E' ordinata?».
Anya arrossisce però noto che non è più così rigida. Forse lentamente sta lasciando alle spalle l'ansia godendosi questo bellissimo momento. «Anya è una ragazza meravigliosa e sta imparando a cucinare. Non ha ancora incendiato la cucina quindi le assicuro che sarà una bravissima cuoca in futuro», mi limito a rispondere.
«Mi fa tanto piacere. Da piccola non sapeva neanche versare il latte dentro un tegamino senza fare pasticci», si concede una breve risata che coinvolge anche me. «E tu mia cara? Sai cucinare?»
«Vi va un pò di vino?», Ester interrompe l'interrogatorio lanciandomi uno sguardo carico di scuse. Anya le ha anticipato qualcosa sulla mia vita?
La rassicurò rispondendo alla signora ancora in attesa. «Si, lavoro anche in un locale e sto imparando nuove pietanze da servire ai palati più fini», esclamo.
La donna posa una mano sulla mia spalla. «Questo è davvero meraviglioso figliola.»
Il ragazzo di cui non conosco il nome, sentendo la domanda di Ester si alza in fretta e dopo avere preso per primo una coppa di vino dal vassoio d'argento ovale con dei disegni incisi al centro, risponde nuovamente al telefono. Che maleducato, penso senza sentirmi in colpa per averlo giudicato in fretta senza conoscerlo.
«Dov'è mio nipote?», domanda improvvisamente Edmund dopo un breve attimo di silenzio guardandosi persino intorno per constatare la sua assenza. Anya si immobilizza, saetta ovunque con lo sguardo in cerca di un possibile appiglio.
«Non sapeva se sarebbe arrivato in tempo», mi affretto a rispondere senza riflettere.
Anya riprende a respirare ringraziandomi con i suoi occhi vispi velati di preoccupazione a agitazione.
Mark è intento a parlare con Tommy di calcio mentre Richard mi fissa in modo inquietante da quando sono entrata in casa. Continua a stare seduto, un bicchiere di vino tra le mani e gli occhi dritti nella mia direzione, come un falco pronto ad attaccare la sua preda.
Che cosa sta tramando?
Ester e Richard, non mi danno l'aria di una coppia felice. La cosa mi dispiace. Non li conosco ma c'è qualcosa in quell'uomo che proprio non mi convince.
«Scusate il ritardo. Guardate chi ho trovato? Camille che vagava qui fuori».
Il mio cuore rischia di esplodere quando sento la sua voce. Anya si alza di colpo correndo velocemente e senza attendere un secondo di più dal fratello, abbracciandolo come mai prima d'ora. Ethan in modo spavaldo ricambia il saluto della sorella poi con sguardo calcolato e postura perfetta si fa avanti salutando solo chi vuole. Ignora lo stronzo del fratello e anche Richard volontariamente, mentre abbraccia la madre e i nonni che lo accolgono calorosamente.
«Che bella sorpresa tesoro», esclama la nonna ricordandomi tanto la mia.
«Pensavo che non saresti venuto», dice invece la madre emozionata, guardandolo con tanto di quell'affetto da colpirmi al cuore.
Quando arriva davanti a me, sorride alzando il labbro facendomi avvampare e mi pizzica una guancia come fa di solito.
Gli rispondo con un colpetto sul braccio per allontanarlo dalla mia pelle intercettando lo sguardo di Anya che, finalmente, ha un gran sorriso sulle labbra, il primo da quando è arrivata in questa casa.
Anch'io credo di sorridere come una cretina: è l'effetto Ethan, mi dico.
Mi sento sollevata al pensiero di averlo al mio fianco in questa stranissima giornata. Senza di lui, in mezzo a queste persone mi sarei sentita davvero a disagio per gran parte del tempo. 
Conosco anche la ragazza dello stronzo che continua a parlare al telefono, Camille. E' molto dolce e mi domando subito come faccia a sopportare un tipo del genere. Dopo poco finalmente scopro il suo nome, si chiama Steve. Steve lo stronzo, per intenderci.
«Giovanotto, non ci avevi detto che avevi una nuova ragazza. Devo ammetterlo: è più bella ed intelligente della prima... com'è che si chiamava quella smorfiosetta che abbiamo incontrato in quel ristorante? Tonia, Tania...».
Arrossisco trattenendo una risata nervosa. «Oh, no io e Ethan non...», gesticolo in fretta cercando di non balbettare.
Edmund spalanca gli occhi poi scoppia a ridere. «Scusami tesoro, il fatto è che ormai sappiamo poco di nostro nipote. Da quando non abita più con noi non sappiamo quello che combina. Credevo fossi tu la sua nuova ragazza perché dal modo in cui ti ha salutata...»
Scuoto la testa. «No, siamo solo amici. Lui è impegnato con Tara», pronunciare il suo nome mi provoca una bruttissima fitta di gelosia.
Edmund contrae la mandibola piegando la testa di lato osservandomi attentamente. «Una vera arpia quella là», Amelia gli molla una gomitata ma io, mentalmente, mi ritengo più che d'accordo con lui.
I miei occhi si posano in fretta su Ethan. Sta parlando con la madre ma non è il solito Ethan. Nei suoi occhi, leggo una certa esasperazione. Sta facendo un enorme sforzo per non uscire da quella porta, lo vedo.
«Allora, come sta tuo padre figliolo?»
Ethan, udendo la domanda da parte del nonno si irrigidisce immediatamente. «Bene», taglia corto bevendo un lungo sorso di vino prima di arricciare il naso.
Non ci capisco più niente. Inzio a sentirmi davvero confusa. Ethan ha ancora un padre? sta con lui?
«Nonno, non è il momento», ringhia a bassa voce e con contegno Anya saettando con lo sguardo su di me per fargli intendere che sono estranea a tutto. Edmund annuisce poi sparisce velocemente dal soggiorno dopo essersi scusato. Amelia, facendo lo stesso lo segue borbottando con lui.
Ester si alza per controllare a che punto è il pranzo mentre Richard ancora seduto e con un nuovo bicchiere pieno di vino continua a fissarmi.
«Emma posso farti vedere la casa?», Tommy sorride in modo dolce porgendomi la sua piccola mano. Guardo ovunque ma non trovando nessuna opposizione accetto. Forse gli adulti hanno bisogno di un momento per discutere.
Da quando è entrato Ethan, Steve è sempre più teso, continua a sgridare Camille per ogni cosa. Anya invece lancia sguardi ovunque e Mark, lui tenta di sedare gli animi cambiando di continuo argomento o esclamando qualcosa poco pertinente all'argomento. Forse non è stata una buona idea venire in questo posto.
«Mamma, porto Emma a fare un giro», strilla Tommy trascinandomi su per le scale quasi correndo prima di accorgersi che ho i tacchi. Per fortuna rallenta e io, non rischio di cadere spezzandomi il collo o qualche gamba.
La casa come pensavo è una reggia. Non riesco a descrivere ogni dettaglio ma sono sconvolta dal lusso. Non ci abiterei mai, mi sentirei sopraffatta. Preferisco di gran lunga le case piccole o gli appartamenti come il mio. Niente di esagerato, insomma.
«Davvero non sei la ragazza di Ethan?» chiede aprendo l'ennesima porta per farmi vedere un altro bagno, il quinto credo.
«No», rispondo tranquilla camminandogli accanto, osservando gli scenari rappresentati nei molteplici quadri attaccati alle pareti.
Fa una smorfia senza aggiungere altro. Scendiamo al piano di sotto, superiamo un breve corridoio che conduce ad una porta secondaria dalla quale usciamo imboccando un viale riparato da una tettoia in vetro a cupola che conduce dentro la sua bellissima serra. Gli piace fare giardinaggio e vengo incantata dall'enorme girasole presente al centro, dentro un vaso di terracotta particolare.
«Ti piace?», domanda sorridendo con orgoglio dopo avere notato il mio sguardo stupito. Prende un pugno di terra da un sacco di carta aggiungendolo al lieve avvallamento presente sul vaso vicino picchiettando la mano per livellare la superficie. Poi, recupera un secchiello pieno d'acqua bagnando il terreno dove penso ci siano già in profondità dei semi.
«Molto, ma non dovresti farlo crescere in mezzo al terreno?» rispondo sfiorando i petali con cautela.
«Sto aspettando il momento giusto per non fargli male», dice lavandosi le mani prima di spostarsi.
Camminiamo per qualche metro in uno spazio costituito da due piastrelle quadrate di pietra che fanno da corridoio in mezzo a questa bellissima serra piena di odori. C'è anche qualche ape che svolazza da una parte all'altra. In alto noto anche un alveare.
«Magari te ne regalo uno quando cresceranno gli altri», mi porta velocemente in palestra, nella sala d'arte, di musica e infine in piscina.
Mi fa vedere così tante stanze che quando arrivo di nuovo in soggiorno, mi meraviglio di non essere ancora scappata tra le urla, di non essermi persa.
Il pranzo si svolge in una sala piena di cristalleria. Ho paura a toccare gli oggetti che mi ritrovo davanti e seguo i movimenti degli altri per non apparire a disagio. Avrei preferito qualcosa di meno "nobile", a dire il vero.
Ethan prende subito posto accanto a me rivolgendomi uno strano sorriso tirato. Percepisco i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Non è poi così difficile capirlo. In questo ultimo periodo sto imparando a conoscerlo meglio.
Le sue spalle sono tese e la sua mandibola si contrae ogni volta che Richard e Steve aprono bocca.
«Quello non lo mangi?»
Nego avvicinandogli il piatto per metterlo alla prova. Lui, non si tira di certo indietro e, tranquillamente si serve da solo. Quando finisce di masticare soddisfatto mi rivolge un sorriso. «Sei un ingordo», dico prendendolo in giro.
Sporgendosi mi sussurra: «e tu mangi sempre poco. Ti tengo d'occhio», facendomi l'occhiolino solleva il bicchiere.
Anya e Mark ad un certo punto dell'enorme pranzo abbondante, si alzano. È il momento, mi dico posando la forchetta sul piatto con del buonissimo tiramisù.
«Oggi siamo qui per darvi una bellissima notizia», la sua voce si incrina leggermente, ma riesce a mantenere il sorriso.
Mark schiarisce la voce e per la prima volta prende parola. «E' con gioia che vi annunciamo la nostra intenzione di... convolare a nozze», sorride in modo timido attendendo ogni reazione da parte dei presenti.
Ester è la prima ad averne una. Infatti inizia a strillare dalla gioia così come i nonni e anche il piccolo Tommy che: come prevedeva Ethan, chiede di farle da paggetto. Trattengo una risata guardando proprio quest'ultimo, poi alzo il bicchiere per brindare.
«Un momento», ci interrompe Steve.
Mi irrigidisco e Ethan accorgendosene stringe subito la mia mano sotto il tavolo dopo averla afferrata in un modo che potrebbe fare tremare la pelle e, principalmente il cuore a chiunque. Un gesto repentino il suo che mi allarma ulteriormente. Le nostre dita si intrecciano e una scossa mi attraversa con violenza.
«Respira», mi sussurra all'orecchio guardando male Steve.
«Ho anch'io un annuncio da fare. Oggi ho ricevuto una chiamata importante dall'ufficio...»
Mi alzo dalla sedia senza riflettere facendola stridere rumorosamente sul marmo. Tutti si voltano. «Scusa tanto Steve, ma credo sia giusto dare spazio ad una gioia che capita solo una volta nella vita. Il lavoro può aspettare per oggi. Scusate ma devo dire due parole perché mi sembra doveroso. Mark, Anya, sono davvero contenta di avervi conosciuti in un momento così strano della mia vita. Senza di voi non sarei ancora qui, a New York, e se mi trovo a pranzo, circondata dalla vostra famiglia è perché tutto questo ha un significato importante anche per voi, per la nostra amicizia. Vi auguro il meglio, davvero. Ad Anya e Mark!», alzo il bicchiere con un sorrisetto tirato e furbo sulle labbra. Con la coda dell'occhio, quando mi siedo, noto che Steve è rosso in viso.
I nonni brindano allegri e in parte contenti della mia intromissione. Edmund mi strizza persino l'occhio. Quando mi rilasso appoggiandomi allo schienale della comodissima sedia, Ethan si sporge verso il mio orecchio. «Che stronza! Sarà divertente il giorno del matrimonio vedervi battibeccare durante i brindisi», ghigna sotto i baffi più che soddisfatto dandomi il cinque sotto il tavolo.
Anya mima un grazie pieno di affetto e riconoscenza, io le rispondo facendo spallucce.
Nella vita, ho incontratto troppe persone come Steve, e il loro ego supera di sicuro ogni altra cosa. Ogni persona ha un punto debole. Io, credo di avere capito qual è il suo.
Camille, durante il pranzo, si dimostra una ragazza dolcissima. Leghiamo subito in un modo incomprensibile e ci ritroviamo a chiacchierare di università e corsi d'arte. Inizia a piacermi ma non posso fare a meno di immaginarla altrove e non con quello stronzo di Steve.
Dopo pranzo, ci sistemiamo di nuovo in soggiorno. Amelia e Edmund spariscono mentre Richard prende posto proprio di fronte a me.
«Allora Emma, cosa vorresti fare dopo la laurea? Hai già pianificato il tuo futuro?»
«Ho molte opzioni e non sono una ragazza che si lascia prendere dalla disperazione. Lei ha faticato per avere tutto questo?», indico la casa e so già dalla sua espressione che ho toccato un nervo scoperto. E' da quando sono entrata che mi osserva ma so tenere a bada gli stronzi viscidi come lui.
«Tutti fatichiamo per ottenere qualcosa», si sistema comodo sul divano non suo.
Ethan è sempre più rigido ma è troppo lontano per poterlo tranquillizare perchè nel mezzo, si è seduto Tommy.
«Ad esempio?», domanda di getto prendendo parola.
Richard lo guarda con disprezzo dalla testa ai piedi. «Ad esempio una carriera rispettabile», gli spunta un sorriso beffardo sulle labbra.
«Rubare soldi alla gente non è una carriera rispettabile», fa subito notare Anya rossa in viso. «Nel mio paese li chiamiamo ladri.»
«Che cosa stai dicendo?», si intromette Steve di punto in bianco facendo sobbalzare la povera Camille la quale si scosta leggermente e a disagio da lui. I nostri occhi si incrociano per una frazione di secondo. Vorrei tanto proteggerla, ma non posso perché qui dentro sono solo un'estranea.
«Mia sorella sta dicendo il vero. Non c'è onore nel prendere in giro la gente povera o nel rubare soldi a quella ricca», di ringhia Ethan in modo incontrollato.
«E tu che ne sai di carriere rispettabili? Hai dei tatuaggi su parte del corpo e te ne vai sempre a zonzo con quell'auto ridicola. Non hai neanche un lavoro e sappiamo benissimo come ti guadagni da vivere», risponde Steve alzandosi. «Non dovresti neanche parlare. Sei solo un parassita, proprio come tuo padre.»
Ethan non si fa intimidire di certo e alzandosi gli si fionda subito davanti. «Non è l'abito a fare il monaco caro Steve. Io ho un lavoro fisso e so gestire le mie finanze senza il bisogno di rubare alla gente o di supplicare paparino affinchè si sposi con qualcuno che ha i soldi per non vivere da mendicanti! E non ti permetto di offendere mio padre.»
Sento che la temperatura in casa si sta innalzando. Tommy è sparito mentre Ester tiene gli occhi fissi sul figlio, lo guarda proprio come se si stesse aspettando il peggio da lui.
Perché? È già successo?
«Come osi parlarmi in questo modo?», lo affronta Steve con voce stridula.
Trattengo una risata e mordo il labbro per non farmi notare.
«Come ti guadagni da vivere se stai qui dentro a spese dei miei nonni?», Ethan urla liberando la sua rabbia, il suo disprezzo.
«Tesoro...», Ester prova a farlo ragionare ma lui scuote velocemente la testa allontanandosi da lei quando gli posa una mano sulla spalla.
«No mamma, sai anche tu come la penso ed è la verità. Basta vedere come se la spassano a tue spese questi due bastardi! Sono dei mantenuti, ecco cosa sono! E tu ti stai solo lasciando abbindolare da loro», gira sui tacchi. «Non rimarrò a guardare mentre ti portano via tutto. Non lo accetto», esce dal soggiorno furioso.
Anya mi fa subito cenno di seguirlo mentre cerca di fare ragionare Steve e suo padre che esplodono in una furiosa discussione. Mi scuso alzandomi come un robot ed uscendo dal soggiorno seguo Ethan su per le scale. Faccio in tempo a sgattaiolare dentro la stanza prima che lui chiuda la porta con un certa forza. I quadri attaccati alle pareti, si muovono leggermente a causa dell'urto.
«Come fa a non accorgersene?», sbraita dando un calcio al tappeto facendolo girare agli angoli. «Come fa a non vedere come stanno realmente le cose?» continua alzando il tono, picchiando un pugno contro la parete.
«Come fa a non accorgersi che lui non la ama come merita?»
Rimango in disparte, in attesa che si sfoghi. Per quel che me ne importa, potrebbe anche far saltare la casa per aria.
La sua reazione esagerata non si fa di certo attendere. Afferra uno dei quadri appesi alla parete coperta dalla carta da parati e lo scaglia contro l'altra parete, quella opposta, continuando così con ogni cosa che trova. Solleva un vaso e lo lancia sul parquet. Lascia cadere i soprammobili creando una serie di schianti abbastanza forti e udibili penso dal piano di sotto.
Impreca, urla, ringhia e continua così fino a quando accorgendosi che non ha più niente da gettare via: si ferma, scuote la testa e cammina a zonzo come una persona confusa.
Mordicchio una pellicina poi sporgendomi, apro un armadio trovando il mini bar. Verso su due bicchierini del vecchio bourbon e gliene porgo uno sedendomi in mezzo al caos che ha generato con la sua furia facendo attenzione ai cocci rotti.
Ethan manda giù immediatamente l'alcolico così, gli offro anche il mio. «Costa tanto?», domando bevendo direttamente dalla bottiglia.
Ethan annuisce e sedendosi accanto a me, togliendomi dalle mani la bottiglia manda giù alcuni lunghi sorsi.
«Dovranno ricomprarla a spese di tua madre, distruttore», ridacchio. «Si arrabbierà mettendoti in punizione.»
So che non è la cosa migliore da dire ma sembra avere subito effetto su Ethan il quale scoppia a ridere. «Grazie», sussurra prima di aggrottare la fronte guardando il caos che ci circonda. «Mi dispiace», mormora. «Per avere mostrato ancora una volta questo mio lato... sbagliato», continua per spiegare. «Però non mi pento di avere detto la verità a quel figlio di puttana.»
Bevo altri due sorsi. «Oh ti prego, avrei voluto spaccargli la faccia da quando sono entrata.»
«Sono anni che mi trattengo. E, anche se continuo a dirmi che sto facendo tutto questo per mia sorella, io... proprio non ci riesco. Non posso ritrovarmi a tavola con loro che continuano a giudicare le mie scelte e a... godersi una vita che non meritano perché non si sono mai guadagnati neanche il pane che mangiano», tira i capelli passandosi una mano sulla fronte.
«Lo so», sussurro trattenendo l'istinto di farlo al suo posto.
I suoi occhi trovano i miei regalandomi una valanga di brividi in grado di travolgermi e sotterrarmi.
Possiamo fare finta di non desiderarci, di non volerci. Il guaio è che poi inavvertitamente provi quella sensazione addosso, si insinua dentro, nel profondo. Quel di più che ci spinge l'uno verso l'altra facendoci incontrare a metà strada.
«Perché mi guardi così?» provo a tappargli gli occhi ma le sue mani si artigliano intorno ai miei polsi fermando il mio gesto. Ethan sorride tra il dolce e il malizioso confondendo i miei sensi già messi a dura prova dalla sua vicinanza.
«Non te ne accorgi minimamente, vero?»
«Di cosa?» aggrotto la fronte.
«Che sei davvero bella», il suo commento mi fa sorridere imbarazzata. «Ti sbagli», replico.
Nega. «Sei bella, Emma. Bella da togliere il fiato. E non te ne accorgi.»
«Sei già ubriaco?» rido nervosamente.
«Non sono mai stato tanto lucido. Lo ammetto, mi mi piace guardarti anche di nascosto, mentre sei distratta e sentirmi stordito e non ho nessuna intenzione di negarmi questo momento tranquillo in cui posso farlo spudoratamente. Perché in realtà, non posso farlo liberamente e mi disturba...»
Arrossisco. Sento proprio le guance prendere fuoco.
Qualcuno bussa alla porta. Mark rimane bloccato alla vista della stanza distrutta e di noi due così vicini. Non commenta, non discute con Ethan, non lo rimprovera, semplicemente si siede accanto a noi godendosi la bottiglia di vino rubata dalla cucina che mostra con un sorrisetto soddisfatto.
«Poteva andare peggio», esclama ad un certo punto grattando la carta della bottiglia.
I due si guardano sorridendosi. «Poteva sempre minacciare tua madre o peggio, buttarci fuori con una scusa. Anzi è riuscito a trattenersi.»
«Un giorno riuscirò a liberare mia madre da quella feccia», esclama Ethan digrignando i denti.
«Hai già qualche idea?»
I due si guardano ancora in modo complice prima di brindare.
«Più di una», replica guardando davanti a sé Ethan.
Iniziamo a ridere e scherzare sull'accaduto e quando il bourbon finisce, stappiamo una bottiglia di vodka liscia.
«Ti prego dimmi che non sarà sempre così», dice Anya chiudendo la porta alle spalle con uno sbuffo prima di bloccarsi e inorridire per il caos.
Le offro subito la bottiglia e lei si siede davanti mentre Mark le si accosta vicino facendole da sostegno.
«Avete fatto bere Emma?», è interdetta. «Siete degli irresponsabili. Sapete che non regge l'alcol!»
«E' stata lei a deviarmi», sghignazza Ethan, «io avevo solo intenzione di distruggere tutto anche la faccia di quel bastardo».
Gli mollo una cuscinata in faccia. «Sei stato tu a distruggere tutto, io ho solo salvato il vecchio buon bourbon», accarezzo la bottiglia come se fosse un gatto mentre dalla bocca mi esce uno strano accento. Metto la mano davanti poi scoppio a ridere senza motivo.
Lui mi guarda piegando la testa di lato, mi pizzica una guancia prima di lasciarmi una carezza con le dita. «Sei ubriaca?»
«Forse, solo un po'», biascico ridendo insieme a lui.
«Forse tanto, piccola», chiudo gli occhi assaporando l'ultima parola appena pronunciata dalla sua bocca. Sento ancora le mie labbra formicolare per il momento di prima.
«Voi due siete pessimi insieme», Anya scuote la testa prima di scoppiare a ridere in modo sguaiato.
L'alcol ben presto inizia davvero a fare il suo effetto e mi sento in alto mare. Non ricordo neanche di avere appoggiato la testa sulla spalla di Ethan. So solo che, ad un certo punto sento le palpebre pesanti. «Era il mio primo pranzo di famiglia», borbotto.
«Ti è andata bene tutto sommato», mi punzecchia Mark. Anya si è appisolata sulle sue gambe. E' così dolce quando dorme. Lui le accarezza la testa facendola rilassare ulteriormente. Anche da ubriachi trovano il modo di amarsi. Sono incredibili.
«Pensavo di peggio. Tu dovrai farci l'abitudine», tiro indietro la testa trovando il morbido materasso.
«Dovrò scusarmi?», domanda di punto in bianco Ethan sorprendendoci.
«Per che cosa? Sono stronzi e non cambierà la loro natura una banalissima scusa», borbotta Mark chiudendo gli occhi.
Ethan stropiccia i suoi, poi si volta come in attesa di un mio giudizio. Tiene così tanto alla mia opinione?
«Lasciali bruciare nella loro gelosia. Tu hai qualcosa che loro non hanno e non avranno mai», sussurro assopendomi.
«Che cosa?», inarca un sopracciglio.
Gli tocco il cuore e la testa e non dico più niente.
Rimaniamo in mezzo al caos per qualche ora. Quando mi riscuoto, Mark dorme ancora russando leggermente, Ethan è appoggiato alla mia spalla e Anya ci guarda.
Arrossisco provando in fretta a divincolarmi dalla presa di Ethan che artiglia la mia vita. Mi sento stordita e ho una gran sete.
«Non lo avevo mai visto così», sussurra guardando suo fratello. «Quando ci sei tu riesce a trovare sempre il modo...» inspira.
Decido di smetterla di provare a staccare le sue braccia dal mio corpo e rivolgo la mia attenzione ad Anya.
«Se non c'eri tu sono sicura che lo avrebbe preso di nuovo a botte. Con te, sembra più... se stesso», sospira e sorride in modo dolce. «È come se in qualche modo non volesse deluderti. Forse vuole anche fare bella figura ai tuoi occhi.»
«Hanno già fatto a botte? Perchè questo non mi meraviglia?», domando accaldata evitando di pensare a quello che ha detto dopo.
Il corpo di Ethan non è pesante visto che il suo peso in parte è bilanciato tra il letto e la mia spalla, ma è il suo profumo ad intorpidire i miei sensi ed il suo respiro caldo sulla pelle a provocarmi continue scosse mi fa tremare.
«Non ha mai accettato la separazione dei nostri genitori e quando ha saputo di Richard si è allontanato da questo posto. E' stato strano anche per me vederlo qui dopo tutto questo tempo. Ha accettato l'invito quando era deciso a non rimettere piede qui dentro e tutto perché ci sei tu accanto a lui. E' così arrabbiato con se stesso.» Scuote la testa.
Inizio a capire molto di Ethan e per un attimo ho come l'istinto di stringerlo tra le mie braccia e nasconderlo da qualche parte per non farmelo rubare. Sapevo che dietro quella facciata da sbruffone, da stronzo, da teppista, c'è un ragazzo completamente diverso e divorato dai demoni della sua stessa coscienza.
«L'ha fatto perchè ti vuole bene e perché sapeva quanto ci tenevi che fosse presente in un momento felice della tua vita», rispondo con un sorriso.
Nega. «Ethan mi vuole bene, ma in un modo assurdo tiene di più a te. Non sarebbe venuto, fidati.»
Corrugo la fronte guardandolo. Il suo fiato riscalda la mia pelle.
Dalla porta entra Ester. Cerco di divincolarmi dalla sua stretta ma lui in qualche modo mi artiglia ancora più forte avvicinandomi a sé. Mugugna persino qualcosa.
«Rimetteremo tutto in ordine», sbuffa Anya e so che sta mentendo perchè lei non ama l'ordine.
«Lascia stare, non è importante. È già un passo avanti se si è limitato a questo», fa notare Ester. Parla come se fosse rassegnata. Mi viene da replicare ma so che questi, non sono affari che mi riguardano. Ho solo aiutato un amico in difficoltà facendolo ubriacare anzichè lasciarlo libero di ammazzare quel cretino del fratellastro.
«La cena sarà pronta per le otto. Siamo in soggiorno se volete unirvi a noi», mi sorride tornando di sotto.
La postura, le parole, non sono quelle di una mamma libera. So che Ester si sta trattenendo, ma perchè lo fa?
La vocina dentro la mia testa inizia ad insinuare risposte piccate e velenose. So di avere ragione ma continuo a ripetermi che non sono di certo affari miei.
Anya sveglia delicatamente Mark e i due dopo avere battibeccato dentro il bagno escono dalla stanza. Mi sento improvvisamente a disagio perchè non so che tipo di reazione avrà Ethan quando lo sveglierò così di punto in bianco per convincerlo a tornare di sotto.
Mi prendo di coraggio dandogli due colpetti sulla spalla. «Ethan svegliati», gli sussurro in modo dolce.
Sento un lamento poi i suoi occhi azzurri si aprono lentamente mettendomi a fuoco. Mi sorride e le mie ginocchia tremano.
«Ciao», sussurra con voce impastata.
«Ciao», saluto incapace di non sorridere.
Mi osserva, la sua mano affonda tra i miei capelli avvicinandomi al suo viso. Dopo pochi istanti sembra riprendersi.
«Quanto ho dormito?», domanda frastornato rialzandosi, passando una mano tra i capelli neri.
Prendo aria. Le mie gambe tremano per il momento intenso appena vissuto. «Un paio di ore. Dobbiamo scendere.»
Mordo il labbro in attesa della sua sfuriata ma questa non arriva. Mi aiuta a rialzarmi e tenendo stretta la mia mano dopo esserci dati una sistemata, scendiamo al piano di sotto.
Entrare in soggiorno in questo modo mi fa sentire in imbarazzo perchè io non sono la sua ragazza ma a lui non sembra turbare minimamente la cosa. Ethan non è il mio ragazzo ma il fatto che sia lui a tenenermi per mano di fronte alla sua famiglia, mi dà una certa sicurezza.
«Davvero non state insieme voi due?», sussurra Amelia in tono dolce.
Nei suoi occhi color mandorla leggo una certa affinità. Mi ritrovo ad arrossire come una scolaretta di fronte allo sguardo furbo di questa vecchietta arzilla che di vecchio non ha un bel niente a parte l'età, forse.
«No, siamo solo amici», sussurro a mia volta guardando proprio lui che con un cenno conferma.
Attorno l'aria si può tagliare con un coltello. Ho di nuovo voglia di scappare da questo posto. Ethan si siede accanto a me rivolgendomi un sorriso dolce. Credo anche che si sia accorto del mio improvviso cambio di umore e sta cercando di mettermi a mio agio.
I miei occhi vagano. In tutto questo, c'è qualcosa in Richard e Steve che non mi piace. Ho sempre avuto un radar nel mettere subito a nudo le persone che mi circondano ma questi due, nascondono qualcosa di più grosso, di oscuro che mi mette i brividi.
«Sei proprio bella», Tommy mi fa un sorriso affettuoso. Ester lo fissa incredula quando si siede accanto a me chiedendomi se conosco alcuni dei suoi fumetti preferiti.
Percepisco una certa freddezza da parte del padre e del fratello mentre ci osservano conversare allegramente e capisco in fretta che Tommy non è suo figlio.
«Si figliolo, è proprio una bella ragazza», annuisce Edmund dopo un paio di minuti, così di punto in bianco. «Mi stupisce come Ethan riesce a trattenere ogni istinto di fronte ad una tale bellezza naturale», aggiunge marcando l'ultima parola.
«Si e io sono il Dio della bellezza, allora? Quando si cena?», sbuffa alzando il tono di voce Steve per velocizzare.
Ester e Camille lo fulminano con lo sguardo per la maleducazione dimostrata. Mi agito sul divano trattenendo l'istinto di metterlo a tacere.
Mi chiudo a riccio quando cerco di non scoppiare. Anya se ne accorge e mi trascina velocemente in cucina. «Tutto bene?»
Annuisco camminando avanti e indietro, contando mentalmente per tenermi ancorata al presente. Sarà difficile arrivare a fine cena senza saltargli alla gola. Steve mette alla prova la mia compostezza ed i miei nervi.
«Sicura?»
«Sicura è il mio secondo nome», esclamo con sarcasmo seguendola in sala da pranzo.
La tavola è bellissima. Apparecchiata finemente. Non hanno badato a spese per questa cena.
Quando iniziamo a cenare, nessuno prende parola. Dovrebbe essere un momento di gioia per Anya e Mark invece, mi rendo conto che a causa di questi due idioti seduti a distanza, il loro momento è rovinato.
Spilucco il cibo inappetente mentre cerco di non stare a sentire le lagne di Steve sul lavoro e quelle di Richard che appoggia il figlio nonostante l'evidenza mangiando persino rumorosamente.
«Scusate, credo sia il momento», annuncia Mark alzandosi ed estraendo una scatolina rossa.
Trattengo a stento le lacrime quando si inginocchia davanti a lei chiedendole in modo dolce e carico di promesse la mano.
Ester ne è felice, anzi, più che felice, scatta persino delle foto con una vecchia polaroid presa dalla vetrina. Le scende anche qualche lacrima quando Anya porge la mano a Mark e lui le mette l'anello al dito.
«Ti amo amore mio», dice subito abbracciandolo e baciandolo senza pudore.
«Ok avete finito?»
Mi volto immeditamente contro Steve. «Sei uno stronzo egoista lo sai?», alzo il tono della voce di proposito.
Il suo viso, diventa livido, paonazzo. «Che cosa hai detto?», balbetta incredulo.
«Si, sei uno stronzo egoista del cazzo! Hai proprio rotto con il tuo atteggiamento da viziato! E' un momento importante per Anya abbi almeno la decenza di non metterti sempre in mezzo perchè il mondo non gira intorno a te», stringo il pugno sul tavolo guardandolo fisso e con rabbia.
«Come osi parlare così a mio figlio e in casa mia...» Richard batte un pugno sul tavolo alzandosi. Un signore non dovrebbe di certo comportarsi così.
«Oso e come e dubito sia casa sua questa bellissima reggia» mi alzo da tavola a mia volta per affrontarlo. Non mi farò di certo intimorire da una persona così viscida.
«Chi ti credi di essere? Sei solo una stupida ragazzetta dei bassifondi!», urla Steve cercando di intimidirmi. «Non dovresti neanche essere qui.»
Nell'udire tali parole arrossisco violentemente. Ethan si alza di scatto con sguardo truce. «Non ti permetto di parlare così di Emma, razza di coglione!», alza il tono della voce, quasi mi fa paura.
«Non è neanche la tua ragazza quindi non difenderla, lurido stronzo. Perchè l'hai fatta venire? Te la scopi come l'altra? Guardala è solo una ragazzetta in cerca di attenzioni e priva di grazia. Ma la sua famiglia non le ha insegnato a comportarsi come si deve?».
Anya mette subito la mano sulla bocca spalancando gli occhi. Ethan stringe i pugni e fa per avventarsi contro Steve ma con tutta la compostezza che mi ritrovo, lo blocco in tempo.
«Lascia perdere Ethan. Non sarò ricca perchè magari non ho più dei genitori in vita per esserlo o magari perchè mio padre non ha sposato una donna gentile e premurosa per spillarle dei soldi e farsi mantenere...», prendo fiato. «Non sarò educata come si deve e non avrò la grazia che magari qui dentro tutti voi avete, ma ho una cosa che voi due... non avrete mai nella vostra vita: l'educazione ed il rispetto. Mi fate davvero schifo! I miei genitori sono morti ma mi avrebbero di sicuro insegnato una cosa: a non lasciarmi trattare in questo modo dalla feccia!», mi schiarisco la voce scacciando in fretta le lacrime che rischiano di sgorgare. Poso il tovagliolo sul piatto.
«Grazie Ester per l'ospitalità e grazie anche a voi Edmund e Amelia per l'accoglienza, grazie anche a te Tommy è stato un piacere conoscerti», prendo un respiro dietro l'altro per calmarmi e non mettermi a piangere. «Credo sia meglio che la ragazzetta dei bassifondi tolga il disturbo tornandosene a casa. Buona serata», mi dirigo verso l'entrata.
Sento delle voci alle mie spalle, ma non mi volto. Correndo per strada fermo velocemente un taxi facendomi accompagnare al parco.
L'aria è calda e ogni singola panchina occupata da turisti chiassosi.
Chiamo subito Irina. Ho bisogno di vedere qualcuno in grado di farmi passare la rabbia. Lei e Patricia, arrivano poco dopo la mia chiamata e, notando il mio stato, di comune accordo, decidono di portarmi in un locale che si trova a poca distanza da casa dove chiacchieriamo fino all'alba.
Non riesco ancora a credere di essere stata trattata in quel modo da due come Richard e Steve. Non riesco ancora a credere di avere reagito per istinto e di avere usato un linguaggio abbastanza scurrile. Non è da me. Che cosa mi sta succedendo?
Mi sento stanca e alle prime luci del mattino, quando le ragazze mi lasciano sotto casa, raggiungo il mio appartamento.
Quando entro non trovo nessuno, il che è una gran fortuna. Questo mi fa rilassare immediatamente.
Mi cambio togliendomi di dosso il tubino e  poi mi sistemo sul letto.
So che non riuscirò a dormire perché la mia mente in questo momento è quel posto in cui i pensieri fanno solo casino, ma ci provo lo stesso.
In cuor mio, spero solo di non avere creato dei danni all'interno della famiglia di Anya.
La sua faccia quando Richard mi ha parlato in quel suo modo odioso mi ritorna ancora davanti e mi tormenterà fino a quando non la vedrò e le chiederò scusa. Cosa che farò per togliermi dalla coscienza questo enorme senso di colpa.

N/a:
~ Buona sera ♥️, come state?
Adesso che cosa succederà ad Emma?
Ethan riuscirà a fare chiarezza o continuerà a trattenere ogni istinto?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Vi ringrazio per il sostegno, spero di non deludervi.
Un abbraccio,
Giorgina❄️ ~

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