Capitolo 35

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Guardo le uniche due vere amiche che io abbia mai avuto. Sono due ragazze fantastiche sotto ogni punto di vista.
Ci ritroviamo ad un picnic all'aperto sotto il sole cocente. Indosso un prendisole rosso a balze che esalta i miei capelli biondi e i miei occhi azzurri. Ho tolto le ballerine per potere camminare sul prato verde ed entrare in contatto con la natura. Questo ha suscitato la curiosità di Camille che ha seguito il mio esempio entusiasta e poi anche Anya ha ceduto alla tentazione. Mangiamo i sandwich che ho preparato in casa e vengo distratta dal passaggio di alcune coppiette che si prendono in giro.
Cerco di non fissarle troppo e di non sentirmi abbattuta perché da quando siamo tornati da Las Vegas, io e Ethan, non ci siamo visti. Lui ha avuto parecchi impegni ed io, ho dovuto accompagnare Anya praticamente ovunque per organizzare al meglio il suo matrimonio. Ho disegnato alcuni abiti per la cerimonia ma ancora non ho avuto modo di farglieli vedere. Camille si è rivelata un valido aiuto per la scelta dei bouquet e della lista nozze. Non pensavo ci volessero così tante cose per un matrimonio.
«Siete arrivati, era ora!»
La voce di Anya arriva distante. Sto ancora fissando la coppietta a poca distanza e non ho ancora finito il mio sandwich. Non ho più fame così lo ripongo dentro la stagnola con l'intenzione di finirlo più tardi.
Quando alzo lo sguardo, due occhi profondi e di un azzurro disarmante, mi fissano. Il mio cuore inizia a battere in modo incontrollato e sento lo stomaco contrarsi. È una strana sensazione come se si fossero svegliate le api assassine dopo un lungo sonno. Forse sto pure arrossendo.
Assieme ad Ethan e Mark, c'è Seth. Sorrido e gli presento in fretta Camille. Prima di tendergli la mano Seth spalanca gli occhi poi sorride come un cretino.
«Emma posso parlarti?», esordisce quasi balbettando.
Aggrotto la fronte e sotto lo sguardo curioso di tutti ci alziamo e ci spostiamo a poca distanza.
«Avevo detto carina non una figa da paura ma grazie lo stesso! Sei proprio un'amica», mi abbraccia.
Impacciata ricambio l'abbraccio ma dal suo sguardo capisco che c'è anche dell'altro. «Non voglio rovinare il momento ma credo tu sappia della gara. Credo tu debba venire. Sai, Ethan è nervoso sotto sotto ma non lo ammette perché non vuole farsi prendere dal panico. Gli farebbe piacere avere qualcuno come te a sostenerlo».
Mi sento mancare e per un momento guardo attorno confusa. Seth se ne accorge e mi afferra per le braccia. Sto proprio barcollando.
«Non te l'ha detto vero? Che cretino che sono...»
Sicuramente dal mio sguardo capisce che non so niente e si rabbuia.
«Mi dispiace. Merda! Ti prego, fa finta di niente... Emma»
Sono troppo arrabbiata per ascoltare quello che sta dicendo. Scrollo le lacrime e a passo spedito raggiungo il resto del gruppo. Afferro le ballerine e la borsa e mi incammino verso l'uscita. Faccio circa due metri prima di essere afferrata per la spalla e girata.
«Tutto bene?»
«Dimmelo tu!», sbotto urlando.
Anya si blocca a metà strada e torna a sedersi. Seth è imbarazzato. Camille ha gli occhi sbarrati e sembra che da un momento all'altro possa mettersi a piangere. Mark è assente, ha proprio lo sguardo perso.
«Te lo avrei detto», si difende Ethan.
«Quando?», lo spingo per non farlo avvicinare. «Quando ti saresti fatto male? O quando avresti pagato il debito di qualcun altro a mia insaputa?», mi sento incontrollabile e so che a breve avrò una delle mie crisi quindi devo proprio andarmene. Stringo i pugni e lascio scendere le lacrime. Ethan non ribatte, sembra spaesato per la mia reazione.
«Non aspettarti che io capisca! Non aspettarti che io venga a vederti!», indietreggio di due passi.
Quando si avvicina metto il palmo davanti. «Non avvicinarti! Non risolverai tutto con un fottuto abbraccio, non questa volta», giro sui tacchi e mi incammino verso l'uscita. La gente mi sta guardando come se fossi una pazza, forse lo sono. Scrollo le lacrime con rabbia e cerco il telefono dentro la borsa mentre squilla con un tempismo perfetto.
«Max, come vanno le vacanze?», cerco di usare un tono allegro ma dentro sto bruciando di rabbia.
«Sono andate bene Emma. Potresti passare dal locale?», sembra affannato.
«Certo, arrivo subito».
La giornata non potrebbe essere più orribile penso mentre mi immergo tra la folla del primo pomeriggio e mi avvio verso il locale. È strano che Max abbia chiamato con così poco preavviso. Deve essere successo qualcosa. E se Scott... Lascio in sospeso il pensiero perché quando arrivo all'angolo mi accorgo che il locale ha le vetrate chiuse dai giornali e attorno ci sono degli operai. Mi affretto ad attraversare le strisce ed entro turbata.
Quando Max mi vede sorride e mi accoglie con un abbraccio. E' abbronzato e ha una bel aspetto. Capisce che qualcosa non va ma faccio cenno di non chiedere. Ormai la mia vita è una perenne lotta contro il dolore e il pessimo umore e non mi va di trascinare a fondo anche le persone che mi circondano. Tony si avvicina e mi saluta affettuosamente mentre Lucy mi fa cenno dall'altro lato spoglio del locale. Solo ora mi rendo conto e inorridisco, che tutto è sparito.
«Che cosa succede?», domando sgomenta.
«Abbiamo deciso di rinnovare» Max sorride raggiante aprendo le braccia.
«Avete tolto la mia macchinetta del caffè, che stronzi!», sorrido anche se in modo triste.
«Tesoro, ne avrai un'altra migliore a fine mese. Allora? Che ne dici del colore delle pareti?».
Gratto la testa e mi guardo attorno. Gli operai stanno ricostruendo tutte le pareti. Alcune in mattoni altre colorate di un rosso scuro molto elegante e un giallo tenue.
«Perché sono qui?», domando invece.
«Vogliamo il tuo parere. Fai parte della famiglia e ti vogliamo qui quando vuoi per questo nuovo cambiamento. Inauguriamo a fine mese». Esordisce Tony con sicurezza e orgoglio mettendomi un braccio sulle spalle.

Ne sono lusingata e sorrido raggiante. «Vi aiuterò. Voglio un bel bancone in quel punto e tavoli spaziosi. Divani in quell'angolo comodi. E anche un angolo lettura se è possibile. Ah e niente divise pessime. Basteranno delle camicie e pantaloni. Per il ristorante, penseremo dopo», dico arrossendo.
«Te l'avevo detto che avevamo bisogno di lei», esordisce Lucy abbracciando Tony e stampandogli un bacio sulla guancia. Da quanto stanno insieme? li adoro questi due.
«Emma tesoro, mi sei mancata in queste poche settimane devo ammetterlo», Max sorride raggiante e mi passa una cartella piena di fogli e progetti. «Dagli un'occhiata e fammi sapere cosa ti piace. Per il resto dovremmo pensare anche al personale. Sarà un locale diverso, più raffinato e grande. Mi aspetto professionalità», assume di nuovo la sua compostezza e va a parlare con degli operai ripetendomi di dare uno sguardo alla cartellina.
Saluto tutti ed esco dalla struttura ancora un po' stordita. Non posso crederci. Sono tutti impazziti?

Non so dove andare e non voglio di certo tornare a casa e continuare a piangere. Mi avvio nell'unico posto dove posso essere me stessa: la biblioteca. Non è deserta ma trovo ugualmente un angolino tranquillo e mi siedo aprendo il fascicolo. Al suo interno trovo di tutto. In effetti è un malloppo pesante. Ci sono fogli con la descrizione del nuovo locale. Fogli con dei nominativi e curriculum per il personale. Foto di pavimenti e interni vari. Dedico parte del pomeriggio a cerchiare ciò che mi piace. Devo ammettere che inizio a rilassarmi.
«Signorina, dovremmo chiudere».
Alzo lo sguardo sulla donna minuta che mi guarda con cortesia e un sorriso dolce, mi scuso, raccolgo le mie cose ed esco dalla biblioteca. Con la cartella stretta al petto, mi incammino tra la folla. Mi fermo in una panineria ambulante dove prendo qualcosa da mettere sotto i denti e cerco di rilassarmi ancora un po' sedendomi su una panchina nelle vicinanze della pista di pattinaggio.
Fisso la gente serena, spensierata, felice e mi sento male. Scoppio inevitabilmente a piangere. Non riesco più a trattenermi. Per metà del tempo non ho fatto altro che tenere dentro i pensieri mettendoli a tacere con delle cose stupide come scegliere le piastrelle per il bagno o le tinte per le pareti dell'ufficio. Mi sento stremata. Non mi aspettavo di certo il colpo basso di Ethan e il fatto che non mi abbia fermata, mi fa capire che in fondo per lui sia un sollievo non avermi tra i piedi.
Prendo il viso tra le mani e singhiozzo sonoramente. Sono ridicola lo so, ma non riesco ancora a credere che si sia allontanato da me con delle scuse pur di non dire la verità. Ha deciso di aiutare il suo amico, non lo avrei potuto fermare comunque perché lui è anche questo: altruista e testardo.

Torno a casa di pessimo umore. Non appena giro la chiave, sento le voci provenire dal soggiorno. Faccio meno rumore possibile e mi incammino nella mia stanza. Poggio la cartella sul letto e mi sdraio a pancia in giù sistemando il cuscino sulla testa. Se penso ancora qualche altro minuto mi scoppierà.
«Emma?»
La porta cigola ma non mi scompongo. Rimango con la testa sotto il cuscino e gli occhi chiusi. Sento il letto muoversi e la mano della mia amica sulla schiena. Mi fa una carezza rassicurante ma sento che questo mi farà solo crollare.
«Non chiedermi se sto bene. Non è giornata!», brontolo.
«Volevo solo assicurarmi che tu fossi sveglia. Mi dispiace per oggi, avrebbe dovuto...»
La interrompo. «Cosa ti ha detto?».
«Che ha fatto un gran casino. È dispiaciuto e confuso. Anzi, sembrava proprio nel panico quando te ne sei andata. Ho cercato di rassicurarlo ma sappiamo come ha sfogato le sue frustrazioni», sospira.
«Non accetterò di certo quello che farà. Non riesco a credere che non me ne abbia parlato. Pensavo fossi importante per lui. E non dirmi che ha cercato di farlo perché sono tutte scuse. Ha avuto dei giorni e invece ha inventato che aveva da fare. Beh, adesso capisco per cosa, aveva da fare», il mio tono esprime amarezza e delusione. Una lacrima esce senza controllo. Non la fermo, lascio che prosegua il suo corso. «Ha detto altro? C'è altro che devo sapere?», mi alzo e cerco di darmi un contegno.
«Niente che tu già non sappia. Io credo che lui ti ami Emma. Credo che non sia solo una cotta quello che c'è tra di voi. solo, non sapete proprio come gestirlo». 
Dalla porta entra Camille e si siede anche lei sul letto dopo avermi abbracciata.
«Credete sia folle che Seth mi piaccia davvero?», sospira sognante. Dal soggiorno si sentono le voci di Mark e Seth intenti a guardare una partita.
Io e Anya ci guardiamo per un lungo istante poi scoppiamo a ridere. Camille sa essere decisiva nel cambio dei discorsi ma sono davvero felice per lei perché sapevo già che Seth le sarebbe piaciuto.
Mostro loro il nuovo progetto del locale. Questo mi permette ancora una volta di distrarmi ma so già che prima o poi dovrò affrontarlo il problema. Ora, sto solo cercando di superarlo con altri mezzi. Sono una vigliacca ma conosco il mio corpo e la mia mente e se lo vedessi in questo momento, cederei come una scolaretta alle prime armi. Dovrò mantenere il controllo se voglio ottenere qualcosa.

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