Capitolo 21

15.3K 704 67
                                    

Auto, fumo, alcol, musica. Caos, voci, urla, esclamazioni. La voce di un ragazzo su di giri che intona attraverso un megafono. Frenate, ruote che stridono, persone che esultano. Sudore, profumi mischiati, aria calda e contenitori di ghiaccio.
Ragazzi ubriachi, stramazzati a terra. Ragazze seminude impegnate a ballare in gruppo. Soldi, scommesse, vincite.
«Ricordami perché siamo qui», sbuffo seguendo Anya tra la gente che riempie la pista.
Ancora una volta, mi sono fatta trascinare dalla follia, dal bisogno del brivido, del pericolo, in una serata ad alto tasso alcolico e alla velocità della luce.
«Perché ci sono in ballo parecchi soldi. A proposito, vuoi scommettere?» sorride maliziosa.
Mordo il labbro. «Ok», facendo una smorfia mi avvicino al ragazzo che sta raccogliendo le scommesse. Un tizio che nonna definirebbe: "poco raccomandabile". «Ehi», saluto impacciata.
«Vuoi scommettere?»
Gli passo una banconota. «Punto su quella nera, conosci già Anya in caso di vincita», dico allontanandomi furtiva, quasi avessi paura di ritrovarmi ancora circondata dalla polizia e in preda al panico.
«Adesso conosco anche te», alza il tono mostrando un sorriso furbo. Due dei suoi denti sono argentati.
Anya circonda le mie spalle con un braccio e quando la folla inizia a spostarsi verso la zona degli spalti indietreggiamo posizionandoci dietro la catena che due ragazzi tengono tesa per non permettere a nessuno, durante la partenza, di scavalcare o camminare in pista.
Questa sera c'è parecchia attenzione. Grossi energumeni vigilano in ogni angolo per non avere brutte sorprese. Comunicano tra loro con radioline o auricolari.
Stringo le mani portandole unite sulle labbra. Osservo le auto che, una ad una si posizionano davanti la linea che una ragazza in bichini, con due cerchi alle orecchie, un cappellino da baseball blu e rosso e una gomma da masticare in bocca sta creando sull'asfalto caldo con una bomboletta spray.
Bron fa la sua comparsa, al suo fianco come sempre c'è Eric. Tiene un megafono in mano ed è pronto all'inizio della gara.
Attorno cala un lugubre silenzio. Tutti fissano le auto augurandosi di vincere la scommessa.
Bron beve un sorso di birra poi prende il megafono che Eric gli sta passando allontanandosi a passo sicuro, soddisfatto e con un ghigno divertito stampato sulle labbra.
«Benvenuti all'ultima tappa de: "IL GIRO DI FUOCOOO!"»
La folla scoppia in applausi, acclamazioni, urla, fischi.
Quando Bron mette una mano avanti torna il silenzio. «Le regole sono sempre le stesse», cammina davanti le auto.
I fari si accendono creando una meravigliosa atmosfera da film.
Ho già i brividi e l'adrenalina non tende a scemare.
Anya toglie le mie mani dalle labbra stritolandomele. «E se perdono?»
«Non preoccuparti. Vinceranno», le dico cercando di mantenere il controllo.
«Come fai a saperlo?»
La guardo in modo complice e lei abbassa le spalle aprendo le labbra in un bellissimo quanto radioso sorriso. «Stai iniziando a prenderci gusto?»
Nego immediatamente. «Non se ne parla», arriccio il naso. «Sto tremando e non per l'eccitazione ma dalla paura. Insomma, non capisco ancora il perché di tutto questo», cerco di farle capire la mia posizione.
Anya osserva per qualche secondo l'auto di Mark poi prova a spiegare ma Bron ci interrompe continuando il suo discorso.
«Tre i vincitori della prima prova. Due della seconda e uno solo... uno si aggiudicherà il premio finale, quello versato dalle vostre tasche», si leva una risata generale. «Bene, ragazzi riscaldate i motori», ordina.
Le auto iniziano a rombare. Intorno si crea un rumore assordante come un tuono, le gomme stridono sull'asfalto creando fumo e puzza di bruciato che mi provoca un maremoto di emozioni dentro.
Non è il momento di pensare all'incidente, mi ripeto.
Bron corre oltre la catena. «Al segnale, scatenate la FURIAAAA!»
Suonano una tromba e le auto partono balzando in avanti come saette, dopo che la ragazza ha lasciato cadere al suolo la bandiera.
Per le prime due manche faranno solo una sorta di "staffetta", questo non mi preoccupa. Spingeranno in avanti, superando i propri limiti per superare il traguardo apparentemente lontano.
Le auto viaggiano oltre il limite di velocità apparendo quasi sbiadite agli occhi di chi guarda.
I ragazzi seduti si alzano quando l'auto di Ethan supera il traguardo seguita da quella di Mark. «Vai DISTRUTTORE!» esclamano divertiti alzando le loro birre.
Anya saltella emozionata mentre le auto tornano indietro per il secondo turno.
Bron raggiunge la pista con sguardo serio. Qualcosa non va.
«Ok, questa sera c'è una novità», inizia stuzzicando l'attenzione di tutti. Guarda un gruppo di uomini messi oltre la recinzione. Uno di loro gli dà il consenso.
Trattengo il fiato. Dei ragazzi stanno facendo roteare in pista delle grosse ruote e dei barili apparentemente pesanti. All'interno, un liquido che si infiamma all'istante quando gli gettano dentro un fiammifero. Poi, fanno la stessa cosa per terra creando due strisce parallele su cui divampano alte fiamme.
«Sono impazziti?» strillo agitandomi.
Anche la gente inizia a guardarsi sconvolta. Nessuno però, osa reagire.
«Questa sera le fasi non saranno tre bensì due. Quest'ultima fase... sarà quella finale e come potete vedere ci saranno degli ostacoli», avvisa.
Alcuni ragazzi fischiano, altri iniziano con le esclamazioni. Anya stringe maggiormente la mia mano.
«Si ammazzeranno», urla qualcuno spaventato quanto me.
Bron seda gli animi. «Volete un campione? Vediamo chi avrà davvero fegato!» urla deciso.
Due ragazzi si ritirano immediatamente. «Chi non ha intenzione di gareggiare o fare spettacolo guadagnandosi i soldi delle scommesse, be', si ritiri», aggiunge con noncuranza e con un sorriso che spunta poco dopo di sbieco. Poi, si sposta nuovamente dietro la catena.
Le auto rimaste in pista si accendono mentre un gruppo di ragazze iniziano a disegnare un percorso a serpentina lungo tutta la pista. Lo fanno con sicurezza metodica.
Era tutto programmato, mi dico osservando la scena.
Di colpo una di esse accende un fiammifero gettandolo sull'asfalto, incendiando il percorso che sembra prendere vita. Le luci della pista si spengono e rimango a bocca aperta, spaventata.
«No, Mark non farlo», sussurra Anya allarmata.
«Non si tireranno mai indietro», le faccio notare.
Lei scuote la testa poi drizzando la schiena urla a squarcia gola: «VAI AMORE!»
Mi stupisce con quanta fiducia lo sostenga in ogni cosa, anche nella più stupida o pericolosa. Forse è anche questo amore. Sostenersi senza mai perdere la fiducia.
Guardo Ethan ma non posso dirgli niente. Non sono la sua ragazza. In cuor mio spero solo che non si faccia male.
Eric alza la tromba prima di suonarla. Le auto rombano. La bandiera cade lenta a terra e si parte.
Il primo a provarci è proprio Ethan. Guida con una precisione da professionista. Come se fosse nato per questo.
Alla prima curva drifta facendo urlare la gente eccitata. Mark lo segue provando a superarlo in piena curva. Non riuscendoci cerca di mantenersi alle sue spalle per non farsi superare dall'avversario che a pochi passi da lui tenta di speronarlo. Le carrozzerie cozzano creando un paio di volte delle scintille.
Qualcuno disapprova. Qualche bottiglia vola verso la pista in segno di dissenso.
Arrivato vicino ad una delle ruote Ethan decide di tirare il freno a mano. Mark fa la stessa cosa mentre gli altri, impegnati a rendergli le cose difficili, non facendo in tempo ad evitarle, finiscono proprio sopra l ruota se non addirittura dentro, sbattendo l'una contro l'altra. I conducenti escono fuori illesi iniziando una colluttazione. Nessuno li divide. Stiamo tutti osservando le due auto rimaneste in gara allineate, pronte a contendersi la vittoria. Ma c'è spazio solo per un vincitore.
Stanno arrivando lungo il percorso stretto e, anziché rallentare, entrambi azionano il nos balzando in avanti, superando le fiamme, sfrecciando sulle curve senza mai sfiorarsi. Ethan supera il traguardo per primo e la folla esplode riversandosi immediatamente in pista dopo che gli energumeni al servizio di Bron hanno spento le fiamme usando degli estintori.
Era tutto programmato. Non posso ancora crederci. Sono sconvolta.
Anya mi tira dietro di sé correndo da Mark che esce dall'auto complimentandosi con Ethan. I due si abbracciando dandosi calorose pacche sulle spalle.
Io mi fermo poi corro dalla parte opposta. Non so perché lo faccio ma, so che Tara si trova nei paraggi e non ho voglia di creare scompiglio o casini inutili nella loro relazione.
Infatti, poco prima di avere superato una delle auto rimaste contro l'enorme ruota, mi volto e la vedo: circondata dalle sue amiche, pronta a correre da lui. Appare emozionata. Anche se i suoi occhi sfoggiano una luce diversa dall'amore.
Da lontano osservo la mia amica mentre il ragazzo delle scommesse mi porta l'incasso con una smorfia. «Congratulazioni», esclama. «Lo sapevi?»
Gli offro una banconota. «Bevici sopra», sorride allontanandosi.
«Eccoti», Mark apre le braccia e Anya gli salta addosso. «Questo è mio marito!» strilla entusiasta.
Mi immobilizzo, immagini del passato mi investono. Io che corro verso quel ragazzo, lui che mi solleva e mi abbraccia con un ampio sorriso, io che rido e lo stringo più forte, io che amo.
Il passato è sempre lì, in un angolo. Nascosto da nuovi ricordi rimane al buio. Poi, basta un niente è tutto torna. Come quando svuoti una scatola con i giochi dell'infanzia e inizi a ripensare a tutto quello che hai vissuto. A tutto quello che hai provato e sentito dentro, sotto pelle.
Mi ritrovo ad annaspare. Barcollo leggermente all'indietro e quando il respiro torna regolare, Anya sta già correndo da me preoccupata e io non posso fare niente per nasconderlo. Per nascondere la mia angoscia.
«Emma, che cosa ti succede?»
Mark si affianca con aria preoccupata.
Di recente ho scoperto che lavora come assistente nello studio medico del padre. Chi lo avrebbe mai detto che un ragazzo come lui avesse a cuore il bene delle persone?
Mi sento ancora stupita. So così poco di loro; eppure mi sembra di conoscerli da una vita.
Per quanto riguarda l'abito per la mia amica è a buon punto.
Riprendere la macchina da cucito e trovare le stoffe, è stato più difficile del previsto. Dovrò inserire ancora nel corpetto del vestito, quello per la serata: delle piccole borchie; mentre nell'altro, quello per la cerimonia vera e propria: gli Swarovski.
Sono un pò ansiosa a dire il vero, perché più arrivo alla conclusione del mio lavoro più mi rendo conto di avere paura di perdere tutto.
Riprendo aria e il fischio alle orecchie si interrompe non appena la sua mano si posa ferrea sulla mia spalla.
«Emma, senti caldo?»
«No, scusa ero solo un po'...», cerco la parola ma è solo una: soprappensiero e persa tra i ricordi.
Scaccio il discorso con la mano come se fosse un insetto fastidioso e la seguo.
«Emma se stai male ti prego di dirmelo. Non me lo perdonerei se ti succedesse qualcosa proprio in questo posto», preme il palmo sulla mia schiena in una carezza quasi dolorosa.
Cerco subito di rassicurarla. «Sto bene. Ho solo bisogno di bere qualcosa di fresco», le sorrido con la speranza che non faccia altre domande o dica altro a cui non sono abituata e vado a cercare della birra.
È davvero difficile con lei. Mi capisce. È una delle poche persone a cogliere al volo ogni mio breve cambiamento d'umore. Non nasconde i suoi pensieri perché è molto sincera e soprattutto leale, una sua dote naturale che mi spinge ad ammirarla e a volerle bene.
La serata, si sta rivelando parecchio complessa. Più di quanto mi aspettassi. Prima di uscire ho avuto un pessimo presentimento, non l'ho ancora fatto presente alla mia amica perché mi prenderebbe per pazza. A lei piace essere sempre positiva. Forse per una volta dovrei... comportarmi come una ragazza normale, senza problemi o complessi e divertirmi. Che cosa potrebbe andare storto questa volta?
«Cosa posso offrirti?», domanda Eric sbucando dal nulla.
Sorrido portando i capelli dietro l'orecchio. Mi fa uno strano effetto quando mi guarda. Non è disagio. «Una birra fresca, grazie», mordo il labbro e mentre stappo la birra che Eric mi porge mi volto, osservo la folla. Tutti riescono a divertirsi mentre io continuo a sentirmi nel posto sbagliato.
Mi piacerebbe avere Ethan accanto, sempre pronto a farmi una delle sue battute per aiutarmi a rilassare i muscoli sempre tesi. Non vedo più neanche Tara nei paraggi. Questo mi inquieta.
Non so l'effetto che potrebbe farmi nel vederlo con lei.
Sicuramente mi farebbe stare male il fatto di non essere minimamente calcolata o degnata di un saluto.
Tengo a lui. Mi sento anche stupida per questo; perché, ancora una volta sto permettendo ai sentimenti di annebbiarmi la vista.
«Allora... ti è piaciuta la gara?», Eric prova a fare conversazione. Ogni volta che lo guardo negli occhi, arrossisce e le lentiggini sul naso vengono evidenziate dal colore roseo.
Mi ricordano tremendamente Scott e sono costretta a distogliere lo sguardo per qualche secondo.
«Niente male, anche se non è il genere di cose che di solito mi piace vedere», picchietto l'indice sulla bottiglia seguendo il ritmo della musica house che si propaga dalle casse dell'impianto stereo dell'auto schiantata contro l'enorme gomma. Altre sono disposte in fila e in bella mostra a poca distanza.
Questa è anche occasione per trovare acquirenti o uomini potenti in grado di gestire il traffico che c'è dietro ogni gara. Perché non si tratta solo di scommesse. Questo è un vero e proprio commercio illegale di auto.
«Cosa ti piacerebbe vedere?»
Mi interrompe. Sembra interessato.
Piego la testa per osservarlo e distolgo lo sguardo perché mi sembra da maleducati. Faccio spallucce, «non so, non tutto questo», indico la folla, i rumori, le auto.
Sembra riflettere sulla mia risposta bevendo un sorso della sua birra. «Potrei portarti al cinema, sembri una ragazza a cui piacciono i film», continua a bere e quando due ragazze lo salutano rivolge loro un sorriso dolce, niente di più.
«Mi stai chiedendo di uscire?», domando inarcando un sopracciglio stupita.
«Così ti ricrederai sul mio conto», sorride prendendo il mio improvviso silenzio come una risposta positiva.
Sorride. «Dammi il telefono», apre il palmo.
Indugio un momento poi lo estraggo dalla tasca posteriore dei pantaloncini e glielo porgo. Inizia a digitare velocemente sulla schermata. «Hai il mio numero, io ho il tuo. Ti chiamo per metterci d'accordo.»
La sua sicurezza per me è una novità. Non ha preteso chissà che cosa, solo una semplice uscita per farmi ricredere.
Crede che io abbia dei pregiudizi su di lui solo perchè organizza le gare?
«Emma!»
Mi volto e c'è Seth. Ci metto un momento a rendermi conto che mi sta abbracciando. Gli do una pacca sulla spalla impacciata e sorrido.
Quando vede Eric, lo saluta con un gran sorriso tirato poi si rivolge a me come se lui non esistesse. «Non ti ho vista con Anya, credevo non fossi venuta», guarda Eric poi me poi di nuovo Eric come se stesse cercando delle risposte.
«Avevo bisogno di bere qualcosa di fresco ed Eric è stato così gentile da offrirmi una birra prima che io svenissi», mi affretto ad aggiungere gesticolando con la bottiglia tra le mani.
Seth annuisce poi guarda attorno pensieroso. Inizio ad avere dei dubbi sul suo arrivo proprio mentre io ed Eric stavamo iniziando a chiacchierare ed io iniziavo a sentirmi a mio agio.
«Bene Emma ci sentiamo per il cinema», annuisco ed Eric si allontana, raggiunge Bron e un gruppo di ragazzi a poca distanza.
Seth infila una mano nella tasca dei suoi jeans scuri e con l'altra manda giù alcuni sorsi di birra prima di guardarmi. Sembra a disagio, che strano.
«Ti ha chiesto di uscire?», lancia uno sguardo in direzione del gruppo.
«Si, per andare al cinema. In fondo è carino», faccio un sospiro mandando giù il resto della birra per lenire i pensieri che iniziano ad affolare la mia testa.
Seth si guarda attorno digitando qualcosa sullo schermo del suo nuovo smartphone. Aggrotto la fronte tenendo a freno la curiosità.
Per fare conversazione domando dove sono le ragazze e lui le indica.
Nel mezzo di un gruppetto di persone, Irina saluta con la mano mentre Patricia chiacchiera animatamente con una ragazza per accorgersi di me.
«Guarda guarda chi si vede!»
Raggelo voltandomi lentamente.
Sentire la sua voce mi provoca una profonda fitta di rabbia.
Scott avanza mentre io per istinto indietreggio sorpresa di vederlo in questo posto.
Notando la mia reazione schiva, Seth si posiziona davanti a me pronto a difendermi. «Qualche problema?» chiede con aria truce, i muscoli contratti.
Una postura che di certo non gli si addice, visto che Scott lo supera di una spanna.
Gli occhi verdi di Scott non lo guardano nemmeno, sono puntati solo su di me, la sua unica preda.
«Nessun problema», esclama con indifferenza ficcando un pugno dentro la tasca dei pantaloni militari che indossa. «Voglio solo salutare la mia ex», sorride chiaramente su di giri ed eccitato dalla mia reazione.
Le sue orbite sono rosse. Ha l'aspetto di uno che non dorme da giorni, tanto è fatto. Non si regge neanche tanto bene in piedi. Che cosa gli è successo?
Deglutisco a fatica. Non devo intenerirmi. Lui non è chi dice di essere. Lo conferma il modo in cui mi sta guardando.
Lo stomaco si attorciglia. Non capisco perché avvicinarsi ancora.
Siamo passati dalla gioia alla rabbia nel giro di qualche giorno. Mi ha tradita, dovrebbe lasciarmi in pace visto che gli ho chiesto di farlo.
I suoi modi mi confermano ogni sospetto: non accetta la mia decisione.
Leggo rabbia, risentimento e rifiuto nel suo sguardo.
Seth cerca conferma ma istintivamente nego con la testa. «Amico, è meglio se ti allontani da lei», dice tranquillo.
«Qualche problema?», Eric, staccandosi da Bron e dalla conversazione con i suoi superiori, si avvicina fissando Scott come se davanti avesse uno scarafaggio.
Scott scoppia a ridere indicandomi, umiliandomi ad alta voce. «Adesso hai le guardie del corpo?»
Evito di rispondere. Stringo i pugni in vita. Vorrei scappare, ma non gli darò la soddisfazione di vedermi impaurita. Non gli permetterò di piegarmi o peggio, umiliarmi ancora.
«Non siamo le sue guardie del corpo. Vogliamo solo che ti allontani da lei», Seth appare più teso del solito.
«Calmo "Tokidoki", volevo solo salutare la piccola e indifesa Emma», ride ancora. «Non ne manca uno? Dove l'hai lasciato? Forse a scoparsi la sua vera ragazza nel parcheggio? Sono sicuro che quando avrà finito con lei tornerà da te visto che sei frigida in quel senso», ghigna.
Mordo le guance. «Tu dove hai lasciato Sasha? E il figlio che non era suo?» chiedo con freddezza facendo un passo avanti.
Questo gesto per lui è come l'innesco di una miccia. Dilata le narici stringendo i pugni.
«Che c'è?» chiedo notando il suo improvviso sbalzo d'umore.
«Non lo sai?», domanda in tono secco. «Non te l'ha detto nessuno?» alza il tono.
Mi sento spaesata. Batto le palpebre e rispondo di no con la testa.
Le sue narici si dilatano, la sua mano si solleva puntandomi l'indice contro. «Il tuo fottuto Max ci ha licenziati in tronco senza darci un preavviso o una motivazione. Che cazzo gli hai detto?», fa un passo avanti come se stesse per attaccare ma Eric e Seth gli sbarrano in fretta la strada.
Eric, gli poggia un palmo sul petto mentre Seth lo fissa con sguardo carico di astio preparandosi ad una possibile colluttazione.
«Io non sono andata a lavoro. Credi che sia stata io? Ma guardati, sei ridotto uno straccio e mi accusi per non dare la colpa a te stesso. Probabilmente avete combinato qualcosa di grosso al locale per questo Max vi ha licenziati in tronco. O magari vi avranno beccati a scopare in magazzino. In quel caso proprio non mi stupisce.»
Scott sentendo le mie parole cariche di astio sussulta. Il suo viso diventa livido dalla rabbia e stringe i denti.
Anche a me sono arrivate delle voci. Lucy mi ha fatto un resoconto dettagliato delle volte in cui ha dovuto tenere a freno la bocca. Il tutto ovviamente alle mie spalle.
Per un momento, ho come l'impressione che stia per picchiarmi.
«Chi cazzo vuoi prendere in giro, eh? Con quell'aria da finta santarellina non ti crederà nessuno! Nessuno!» urla facendomi sobbalzare. «Sei una lurida stronza pronta ad infilarsi nel letto di uno già impegnato. E sai come la chiamiamo in questo posto una come te?»
Seth e Eric si avvicinano a lui per fermarlo.
«Io non lo direi se fossi in te», sibila una voce a denti stretti.
Un tono che mi fa rabbrividire e chiudere per qualche istante le palpebre che bruciano. Inspiro l'aria carica di odori, piena di suoni e lascio uscire un respiro pesante continuando a fissare delusa Scott mentre Ethan, fa la sua comparsa avvicinandosi a passo spedito verso di lui, sistemandosi a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
«Dillo e te ne farò pentire. Minacciala e qui finisce male. Mi hai sentito?»
Mi abbraccio. Ethan riesce ad incutermi un certo timore quando si arrabbia.
«Stanne fuori», replica deciso Scott. «Lei è la mia ex e posso parlare con lei quando e come voglio», lo affronta.
Tremo dentro al pensiero di vederli esplodere da un istante all'altro. Non è quello che voglio.
«Tu non devi permetterti di trattare una ragazza come hai trattato lei. È già tanto che tu riesca ancora a camminare o anche solo a respirare la sua stessa aria», replica rabbioso Ethan.
«Che cosa succede qui? Qualche problema?»
Balzo indietro quando una figura si fa strada tra il gruppo che si è formato in vista della discussione. Drew fa la sua comparsa. Con aria spavalda posa una mano sulla spalla di Scott. «Che cazzo combini, eh? Ti ricordo che siamo in territorio neutrale», lo ammonisce guardandolo in un modo che mette i brividi.
Scott scrolla la sua presa infastidito. Poi, alza le mani. «Stavo solo discutendo con la mia ex», dice come un bambino capriccioso.
Gli occhi di Drew saettano da lui verso di me. Si illuminano nell'immediato e sorride mentre accendendosi una sigaretta lascia uscire fuori una boccata di fumo.
«Mi stai prendendo per il culo?»
Nega. «No, stavo con lei prima di...»
«Prima di scoparsi una delle mie amiche e colleghe di lavoro senza figli. Una bugiarda che ha trovato la sua metà perfetta. Lo stronzo che hai davanti», sbotto incapace di trattenermi.
Drew mi ascolta attentamente continuando a sorridere e a fumare. «Quindi fammi capire... tu stavi con lei e poi... poi te ne sei andato con quell'altra? Sul serio? Cazzo, devi essere messo male se hai lasciato un bel bocconcino come lei», ridono tutti i suoi amici esclamando a bassa voce qualcosa per schernire Scott che, in questo istante sembra proprio sottomesso.
Osservandoli, mi perdo. C'è un momento in cui non capisco più niente e mi sento distante. Vengo trascinata lontano e risucchiata dalla nebbia che offusca la mia testa.
Drew conosce anche Scott, adesso sa di noi. Sa anche di Ethan, vista la sua reazione.
«Potete lasciarci soli?» chiede frustrato.
«Col cazzo che ti lascio da solo con lei. Vattene e non azzardarti mai più ad avvicinarti o...»
«Calmi, calmi. Siamo ad una festa e... state spaventando il vostro zuccherino», esclama divertito Drew leccandosi le labbra, sfiorando il piercing all'angolo della bocca. «Mi piacerebbe fare quattro chiacchiere con lei», fissa le mie gambe.
«Ethan, vattene. Ora!» replica Scott ignorando l'ammonimento di Drew.
Ethan al contrario si avvicina pronto a dargli una lezione. Ha bevuto?
Più che confusa, inizio a camminare indietro. Gli occhi pizzicano e la pelle brucia. Il cuore mi batte a mille e non riesco più a stare con loro. Devo andarmene, allontanarmi da questo posto. Non voglio più stare male. Non lo merito, mi dico creando una certa distanza da loro.
Ad un certo punto, intuendo di essere lontana, cerco Anya tra la folla. Notando Irina mi avvicino chiedendole se l'ha vista da qualche parte. Lei, leggermente su di giri me la indica. Anya sembra impegnata in una conversazione interessante con Bron e Mark. Lei, è così a suo agio con la gente del posto. Non ha paura e affronta sempre tutto con un sorriso, con una forza straordinaria.
Più che rigida avanzo avvicinandomi a loro. Si accorge immediatamente di me e ignara mi rivolge il suo sorriso dolce. «Dov'eri?»
«Complicazioni», balbetto tremando, guardandomi intorno come se li dovessi vedere sbucare da un momento all'altro davanti. Attualmente sono terrorizzata da questa prospettiva. Soprattutto di avere una conversazione con Drew.
Anya corruga la fronte. «È successo qualcosa?»
Scuoto velocemente la testa facendole capire di non avere voglia di parlarne proprio davanti a tutti. Anche se già qualcuno starà spettegolando in giro facendomi apparire una poco di buono.
«Ti senti bene?»
Nego. «Ho bisogno che mi riaccompagni a casa», dico più brusca di quanto immaginassi.
Anya sgrana gli occhi che da me saettano altrove. Si fermano proprio alle mie spalle.
Mi volto, mi afferra per un polso trascinandomi in disparte, verso la parte isolata della pista. Superiamo le auto in esposizione e quando siamo a distanza di sicurezza sufficiente mi lascia andare. Lo guardo con rabbia incapace di urlargli contro.
«Sono davvero incazzato con te», scuote la testa passandosi una mano sulla bocca. «Ti stavo cercando e quando ti trovo con chi sei, con la persona che ti ha fatto del male fisicamente e ti ha quasi distrutta mentalmente», sbotta con gli occhi che lampeggiano. Ci vedo il fuoco in quell'oceano incontaminato.
«Non ero con lui. Stavo parlando con Seth quando è arrivato», spiego alzando di proposito il tono per giustificarmi.
Non capisco il perché di questa sua sfuriata. È nervoso? Ha bisogno di sfogarsi?
«Stavi parlando con Seth? E di Eric che mi dici, eh? Nessuno ti ha detto di non girare da sola in questo posto? Nessuno ti ha detto di non parlare con nessuno che non conosci e di non accettare bibite perché potrebbero averci ficcato dentro qualcosa?» alza il tono preparandosi a colpire ancora.
«Stai delirando», esclamo incredula.
«Quante volte devo fare ancora a botte per te affinché tu capisca di non doverti avvicinare a quegli stronzi che aspettano l'occasione giusta?» è una maschera di furia. Il Dio dell'ira fatto persona.
Mordo il labbro. «Non capisco, sul serio. Non ha senso questa tua reazione. Io non ho fatto niente di male. Stavo solo chiacchierando quando è arrivato lui. Non l'ho cercato io. Hai visto tu stesso quando è arrivato il tuo amico Drew...»
Mi guarda male. «Non è mio amico e tu dovresti stare alla larga da lui», ringhia.
«Ok, adesso calmati e ascoltami. Punto primo: non giravo da sola perché ero con Seth e prima ancora con Anya. Punto secondo: non sapevo che Scott era in questo posto, neanche Drew, altrimenti non ci avrei neanche messo piede. L'ho fatto per tua sorella, ci teneva e ho accettato l'invito. Punto terzo: smettila di urlarmi contro come se fossi una bambina!» strillo senza controllo.
La sua testa si muove lentamente da una parte all'altra. «Tu non capisci», passa una mano tra i capelli.
«Che cosa?»
«Drew non si fermerà finché non ti avrà fatto del male per colpire me», spiega urlando, battendo un pugno sul tettuccio dell'auto.
«Quel coglione, continuerà a provocarmi fino a quando non cederò perché quando si tratta di te, io... non riesco a trattenermi», sibila tra i denti a fatica. «Tu non pensi mai alle conseguenze. Ti ho chiesto di fare attenzione, di stare alla larga da lui, di non farti notare», gesticola.
«Che cosa avrei dovuto fare, spiegami», incrocio le braccia.
Si avvicina minaccioso. «Avresti dovuto rimanere a casa ad annoiarti. A leggere i tuoi fottutissimi libri o a guardare uno dei tuoi telefilm del cazzo. A fare la santarellina di cui mia sorella si è fidata sin dal primo istante parlando tanto e di continuo, a tal punto da stuzzicare la mia curiosità.»
Le sue narici si dilatano e, ancora una volta picchia il pugno sul tettuccio dell'auto.
Udendo le sue parole, colpita dal suo tono, sussultando indietreggio. «Non dovevo venire qui... dovevo rintanarmi in casa, è questo quello che per te avrei dovuto fare?» lo guardo delusa.
Contrae la mandibola. «Esatto. È quello che avresti dovuto fare sin dal principio! Rimanere a casa e non farti viva in questo posto. Tanto lo odi. Inoltre non fa per te.»
Sento il cuore tremare poi fiaccarsi dapprima lentamente. Attendo che arrivi il vento per spazzare via ogni singolo coccio. E non li rincorrerò, li lascerò volare via da me.
Giro sui tacchi. Non voglio guardarlo. Non voglio sentire più niente. Mi sta accusando di essere stata l'artefice del nostro incontro e di avergli creato solo dei problemi. Non voglio essere un peso per lui.
«Che cosa stai facendo? Dove stai andando?», mi gira per la spalla.
Tolgo con irritazione la sua mano dalla mia pelle guardandolo con disprezzo. «Me ne sto andando. Ecco cosa sto facendo. E sai che ti dico: me ne ritorno a casa, dai miei fottuti libri e telefilm del cazzo. Me ne vado perché voglio stare lontana da te», furente lo supero dandogli una spallata. «Sei proprio uno stronzo!» mi incammino di nuovo verso la folla trovando Anya.
Le faccio subito cenno di non dire niente perché so che sto trattenendo ogni cosa dentro e sto per scoppiare. Sono furiosa e non ho proprio voglia di discutere ulteriormente.
Sto per sentirmi male. Il petto inizia a stringere e a stringere sempre più. Lo stesso spazio in cui prima il mio cuore ha iniziato a frantumarsi. E, quando davanti a me si para l'immagine di Tara tra le sue braccia, i resti del mio cuore diventano nell'immediato polvere.
Ma, ad un certo punto, i suoi occhi azzurri incontrano i miei e allora voglio solo dimostrargli che posso vendicarmi anch'io giocando sporco. In fondo, tutti abbiamo un punto debole. Ethan, ne ha più di uno. Il pensiero di fare leva su ciò che lo fa cedere, in questo momento, mi regala una scarica di adrenalina pazzesca.
Trascino Anya in pista dove beviamo e balliamo con chiunque. Non rispondo a nessuna domanda. Non voglio essere trattata come una bambina o un cucciolo indifeso. Non è affatto bello. Sono più forte di quanto tutti credono e ne ho passate abbastanza da sapere come va davvero il mondo.
Anche Irina si unisce a noi, sussurrandomi all'orecchio parole incomprensibili. Scopro che convive con Patricia e questo mi fa sorridere. Specie quando quest'ultima la tiene d'occhio tirandola più volte a sé.
«Tequila?», mi porge la bottiglia.
Ne mando giù due sorsi. Il gusto non è malaccio come credevo ma voglio rimanere lucida perchè Scott, è nei paraggi e non ho nessuna intenzione di creare altro scompiglio. Non ho bisogno di protezione, mi difenderò da sola se sarà necessario.
Anya, ad un certo punto mi abbraccia. Si regge a stento in piedi. «C'è quella stronza di Tara», biascica sul mio orecchio prima di scoppiare a ridere. «Non la sopporto più.»
«Ignorala», le dico senza mezzi termini. Non ho intenzione di rovinarmi la serata anche per lei. È un capitolo chiuso.
«Vorrei te come cognata, sei così buona con me», mormora chiudendo gli occhi ondeggiando.
Il mio stomaco, si contorce. Se penso che Anya si sposerà, mi ritornano in mente le mille paranoie che ormai da giorni circolano dentro la mia testa.
Ho già cercato un appartamento tutto per me, senza coinquilini, senza distrazioni. Ho già parlato con i proprietari e non mi resta che scegliere.
So che ci resterà male ma non posso fare altrimenti. Non ho intenzione di vivere con loro e sentirmi di troppo. Sopratutto di vedere lui. La ragione del mio colpo al cuore.
Mark, accorgendosi della situazione la prende tra le braccia. Rimango sola in mezzo alla folla. Mi sale un grosso nodo in gola e una certa nausea si fa strada subito dopo avere bevuto due bicchieri di vodka.
Mi sposto verso il boschetto e in un angolo tranquillo vomito. Quando penso di essermi ripresa, pulisco le labbra e metto in bocca una mentina per eliminare il sapore acre dalla bocca.
Non voglio tornare indietro, per questa ragione mi siedo su un enorme tronco portando le ginocchia al petto, nascondendo la testa. Non riesco più a trattenermi. Vorrei urlare o piangere. Eppure non ci riesco. Sto troppo male per farlo. Semplicemente distruggo me stessa mentre percepisco una voragine al centro del petto. Sono sola. Sola al mondo.
«Ehi»
So di non avere un aspetto impeccabile al momento. Sto soffrendo e non posso nasconderlo.
«Brutto momento?», domanda Eric sedendosi accanto.
Annuisco. Sin da bambina mi sono sempre mostrata fredda, insensibile; ora invece sembra che le mura si siano crepate una ad una mostrando le mie fragilità al mondo. È davvero frustrante.
«Che ci fai qui?»
Alza le spalle. «Non mi piace vedere una ragazza scappare in quel modo e ritrovarla triste in disparte. Non so se te l'ha detto qualcuno ma... è meglio non camminare da soli in un posto come questo», manda giù un sorso di vodka e me ne offre un pò.
«Grazie», sussurro non sapendo che altro dire, rifiutando la bottiglia perché sento ancora una certa nausea addosso.
Eric mi ha vista per quello che sono: insicura e fragile.
«Non sono qui per salvarti, se è questo che ti stai chiedendo. Sono qui perchè sono stanco di quei fottuti coglioni», alza lo sguardo verso il cielo sgombro e pieno di tante lucciole e punti luminosi sulle nostre teste.
«Meglio, non saprei come ringraziarti in quel caso.»
Eric rimane per un pò in silenzio poi stende le gambe e continua a bere. Iniziamo a parlare e alla fine, riesce anche a farmi sorridere.
Per fortuna non fa nessuna domanda personale e non pretende di sapere cosa mi abbia spinto ad allontanarmi dalla festa.
Quando si rialza, getta la bottiglia contro un albero porgendomi la mano per farmi alzare.
«Mi devi un ballo», sorride e gli spuntano le fossette agli angoli della bocca. Rimango di stucco.
Lo seguo raggiungendo nuovamente la folla che sembra essere aumentata. C'è anche odore di carne alla griglia.
Eric durante il ballo non si stringe e non mi sfiora, si limita a ballare con me.
Mi piace questo suo modo di rispettarmi.
Ad un certo punto arriva Seth, si unisce a noi evitando nuovamente Eric. «Sei qui», urla sovrastando la musica.
Annuisco continuando a ballare divertita con il mio cavaliere che, è davvero bravo.
Seth si sporge ancora. «Ethan ti sta cercando», mi sussurra all'orecchio.
«Non me ne importa un accidenti di Ethan. Voglio solo divertirmi e stargli il più lontano possibile», replico in tono secco, biascicando leggermente.
L'alcol ha uno strano effetto su di me. Credevo di averlo smaltito. Evidentemente non conosco più il mio corpo.
Eric mi fa fare una giravolta. «Qualcosa da bere, ti va?»
Mordo il labbro poi annuisco e lasciandomi prendere per mano ci avviamo verso la zona bar dove alcuni ragazzi stanno giocano a birra pong.
Ad un tratto non riesco a camminare. Credo di essermi impigliata in qualcosa. Quando mi volto però noto una mano piena di tatuaggi trattenermi per una tasca del pantaloncino di jeans che indosso.
«Possiamo parlare?»
La sua voce riesce a fare tremare ogni singola cellula del mio corpo. Mi sento scossa nel profondo e, ogni volta rimango stordita dalla forza che riesce ad esercitare su di me con così poco: solo con la sua incredibile voce roca.
Averlo visto con Tara mi ha fatto male. Più delle parole che ha espresso nei miei confronti. Mi sento ferita. In parte voglio che anche lui si senta allo stesso modo.
Lo guardo freddamente. «In realtà sto accettando da bere da Eric, quindi no. Passo», taglio corto allontanandomi da lui, lasciandomi stringere sotto i suoi occhi la mano da Eric che, appare abbastanza tranquillo.
Lui non ha paura di Ethan, questo è una grossa novità.
«Stai bene?»
«No, prima... ho litigato con lui», mi confido riempiendo un bicchiere di ghiaccio. Eric stappa una nuova bottiglia di vodka versandola dentro fino a metà.
«Adesso si spiega tutto», sorride.
Inarco un sopracciglio. «Perché sorridi?»
Beve un sorso. «Perché aveva lo stesso sguardo. Sicuri di non essere niente voi due?»
Nego. «No, è impegnato. Io... non sono alla sua altezza. Mi reputa noiosa e... una bambina che non sa badare a se stessa», ripeto le sue parole sprezzante.
Eric continua a sorridere. «Se ti dico una cosa, mi prometti di non andare nel panico?»
Mi immobilizzo. Che cosa succede?
Non ho neanche il tempo perché vengo afferrata per le gambe e sollevata. Mi ritrovo sulla sua spalla, come un sacco di patate. Tutto davanti ai presenti che assistono divertiti alla scena.
Inizio a dimenarmi, a strillare. «Mettimi giù!»
Non sopporto questo suo atteggiamento prepotente.
Dandomi una pacca sul sedere replica. «Non ci penso neanche», divertito mi trascina a distanza.
«Ethan, ti consiglio di mettermi immediatamente giù o giuro che...»
Mi ritrovo appoggiata allo sportello della sua auto, lui ad inchiodarmi con il suo corpo statuario.
«O che fai?»
«Sei un grandissimo stronzo prepotente!» urlo incrociando le braccia. Sbuffo evitando di guardarlo.
Non sorride, non esprime la sua opinione. Passa la mano sulla mia guancia sistemandomi una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio.
Quando la sua mano tocca la mia pelle mi sento bruciare.
Lui gioca sporco. Lo fa e non se ne accorge nemmeno.
Mi piacerebbe fargli lo stesso effetto anche solo per torturarlo. Magari quando è più sensibile o quando le sue difese sono basse.
«Tu invece sei tremendamente testarda», sibila. Non c'è traccia di rabbia nel tono e questo mi stupisce.
Non capisco come riesce a calmarsi così in fretta. Ma, potrebbe essere una maschera. Lo so. Al contrario, io tengo dentro ogni cosa, quindi alla fine faccio grossi danni.
Volto il viso. «Non dovrebbe essere una grande novità questa», provo a spingerlo ma questo provoca l'effetto contrario.
Inizia a mancarmi il fiato mentre il cuore rischia di esplodere ad ogni battito.
Il suo viso si adombra. «Stammi a sentire», cerca di intimidirmi.
Lo fermo. «Non ho intenzione di sentire altro da te. Ho ascoltato abbastanza e... ad essere sincera mi hai ferita. Ci sono rimasta male per tutte le cattiverie che mi hai rivolto. E... visto che pensi quelle cose di me è meglio non parlarsi più. Quindi lasciami in pace perché non ce la faccio più. Io non ci riesco più.»
Mi divincolo riuscendo a fare due passi avanti. Ethan mi riafferra inchiodandomi ancora contro l'auto. Questa volta, mi tiene ferma per le braccia.
I suoi occhi, due pozzi blu come la notte sulle nostre teste, tentano di annegarmi come un fiume in piena.
Distolgo lo sguardo. Mi farò del male se continuerò ad essergli amica, se continuerò a pensare a lui.
«Non ho detto niente che tu non sappia già», replica con noncuranza.
La mia mano scatta senza controllo verso il suo viso. Non arriva a toccare la sua guancia perché mi blocca nell'immediato. Tiene stretto il polso sollevandolo sulla mia testa e non accenna neanche ad allentare la presa. Non mi fa male, non come il petto dove il mio cuore, poche ore prima, era ancora intero e dopo ogni sua parola, ogni gesto, si è spezzato.
Sospiro. «È questo il tuo problema. Parlo proprio di questo. Sei davvero stronzo quando ti ci metti. Sei anche insensibile», alzo il tono guardandolo dritto negli occhi. «Ti piacerebbe se qualcuno ti dicesse che non sei adatto al mondo, che sei noioso, un fannullone pieno di tatuaggi che non farà mai niente nella vita? Ti piacerebbe se qualcuno usasse ogni tua debolezza per riuscire a far uscire un lato orribile del tuo carattere? Ti piacerebbe se qualcuno ti dicesse che è meglio se rimani a casa perché non hai altro posto?»
Gli occhi iniziano a bruciare. Ethan allenta la presa. Nei suoi vedo un guizzo.
Credo di avere toccato un nervo scoperto. Spero di avergli fatto un po' di male.
«Posso anche continuare ma so già che questo non farebbe altro che farti incazzare o peggio... dare di matto», prendo aria. «Ascolta, non voglio più parlare con una persona che pensa che io sia una bambina, una povera sfigata sola e insicura», trattengo il modo ricacciando ancora tutto dentro. Non gli darò la soddisfazione di vedermi in lacrime.
Lascia libero il mio polso senza replicare. Solo allora scuoto la testa e mi allontano.
È tipico di Ethan Evans, quando la discussione si ribalta, lui non regge il confronto. Non riflette un momento e ferisce ma si blocca quando una persona si ribella al suo volere.
Mentre penso a tutto quello che avrei da dire, da urlare, vengo sbattuta contro uno sportello. Mi manca il fiato e per pochi istanti perdo il contatto con la realtà mentre le sue labbra si abbattono sulle mie con forza. I denti tirano e la sua lingua si fa strada dentro la mia bocca impossessandosene senza fretta.
Ansimo. Non riesco a respingerlo. Non riesco a capacitarmi.
Si stringe e allora dentro di me scattano molteplici campanelli di allarme.
Dannazione!
È fidanzato. Non posso. Non possiamo.
Cerco di divincolarmi. «Hai una ragazza. Che ti dice il cervello?» urlo staccandomi bruscamente da lui. Sfiorandomi il labbro lo sento gonfio a causa dei suoi morsi, dei suoi baci.
«Ti sbagli», lecca le labbra facendo un passo verso di me.
Non posso indietreggiare. «Non ho più una ragazza da quando ho incontrato te, Emma. Hai mandato tutto a puttane, tutto dannazione!» urla avvicinandomi e baciandomi ancora.

N/a:
~ Ci sono baci in grado di togliere il respiro. Baci che arrivano con disperazione. Baci dati alla persona giusta in un momento sbagliato. Finalmente Ethan ha fatto la sua mossa. Bello il primo bacio tra i due, vero? Vi piacciono insieme? Adesso che cosa succederà?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.  Lasciate un voto e un commento se vi va. Riempiamo questo spazio vuoto.
Grazie per il sostegno. Vi adoro!
Giorgina❄️ ~

UnstoppableDove le storie prendono vita. Scoprilo ora