Capitolo 33

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Passiamo la maggior parte della nostra vita a preoccuparci, a pianificare il nostro futuro. Come se prevedere un evento potesse in qualche modo attutire i duri colpi che la vita potrebbe infliggere. Passiamo giorni, ore, notti insonni a fare piani sul domani nonostante la paura di fronte all'ignoto. Speriamo in un domani migliore. Speriamo in una vita diversa. Speriamo in un mondo dove tutto possa essere rose e fiori. Ma la speranza è illusoria perché il futuro non è mai come noi lo immaginiamo. Tutto cambia repentinamente sotto ai nostri stessi occhi. Forse dovremmo impiegare meno tempo a sperare. Forse dovremmo impiegare meno ore ad ossessionarci e a scrivere post-it o ad organizzare la nostra routine.
Possiamo solo buttarci a capofitto nel presente e viverlo attimo per attimo. È questo quello che ormai sto capendo in queste ultime ore.

Dopo il litigio, Ethan si è comportato cautamente. Siamo rimasti in camera meno tempo possibile e ci siamo gettati a capofitto in avventure nella città. Abbiamo passeggiato, mangiato cibi strani, giocato d'azzardo, fantasticato, girato tra i vari negozi e officine. Abbiamo incontrato tanta gente e fatto amicizia. Le ore sono volate e non ci siamo più sfiorati dopo il lungo bacio in piscina. Ci limitiamo a qualche abbraccio e a tenerci per mano. Ho paura di non essere abbastanza. Ho paura che una volta essere arrivati a New York tutto torni come prima.
Poggio la testa al finestrino e trovo un certo conforto a contatto con il vetro freddo. Il sole è cocente e dall'asfalto si leva la calura. Sospiro per la terza volta in tre ore di viaggio. Siamo partiti da Las Vegas e speravamo di non trovare traffico ma le autostrade sono ugualmente piene anche se le auto scorrono tranquillamente. Non sto neanche pensando che sono dentro l'auto e stiamo correndo ad una velocità moderata e consentita dai limiti.
Ethan guida attentamente, non si è concesso un minuto di pausa. È come se stesse cercando di arrivare immediatamente a casa. Lo so che ha molti pensieri per la testa e so anche quali sono ma non riesco ad accettarlo. Probabilmente sono egoista ma non sopporto che lui si metta a rischio per colpa di un errore altrui. Sono ancora arrabbiata con lui e questo non sembra turbarlo minimamente. Forse alimenta la sua rabbia e la sua determinazione nel dimostrare qualcosa.
Sospiro ancora una volta e mi rendo conto solo ora che fuori è quasi il tramonto. Ho anche un po' di fame ma non oso parlare. Posso resistere mi dico ma so che non riuscirò a far niente se non metto qualcosa dentro lo stomaco. Mi volto sul sedile posteriore e prendo un muffin alla banana. Do un morso e mi sale la nausea. Mangio svogliata, costringendomi a masticare. Pesco dalla borsa le cuffie e le infilo e mentre mi distraggo con la musica fisso la strada, ormai sono pochi i km che ci separano da New York. Il tempo è volato.
Anya mi ha scritto molto in questi ultimi due giorni. L'ho aiutata con la scelta della carta per gli inviti e con i colori della cerimonia. Alla fine non ha resistito: il rosso e il bianco. Il rosso è il suo colore preferito. Dovrò trovare un abito adatto e spero che lei e Camille mi aiuteranno.
Anche Seth ha chiamato un paio di volte nelle ultime ore. È molto turbato è preoccupato. Ethan lo ha zittito in fretta. Anche da questo si capisce quanto sia nervoso.
Giro il viso e mi perdo per un attimo. Il suo viso concentrato, la mandibola serrata, le nocche quasi bianche. Si sta trattenendo. Muovo leggermente la testa mentre ascolto Wicked Game e canticchio senza emettere suoni.
Ethan mette la freccia e ci ritroviamo in un posteggio con a lato un rifornimento di benzina e un locale. Forse è stanco, forse ha bisogno di scendere e sgranchirsi. Forse vuole fare un pisolino. Non lo biasimo.
Per fortuna c'è un bagno. Slaccio la cintura tolgo le cuffie e scendo dall'auto. Inspiro leggermente ed espiro poi mi incammino verso il bagno. Sento dei passi dietro ma non ho bisogno di controllare. So che Ethan mi segue ovunque, specie se è buio.
Passo un po' d'acqua sul viso. Non avevo mai tenuto così tanto la vescica piena. Il sollievo è tantissimo. Esco dal bagno e mi incammino verso l'auto.
Un gruppetto di ragazzi urla e schiamazza fuori dal locale. Sembrano ubriachi. Uno di loro inizia persino a fischiare nella mia direzione. Abbasso lo sguardo e continuo a camminare verso l'auto.
«Dolcezza», biascica avvicinandosi a passo spedito.
Aumento l'andatura preoccupata dalle risate dei suoi amici e dalle parole poco educate nei miei confronti. Hanno ovviamente intenzione di divertirsi, con me. Spero che Ethan abbia lasciato l'auto aperta o mi ritroverò nei guai e senza di lui, mi sento persa.
«Ferma, ferma, ferma»
Vengo afferrata per il braccio. Mi volto inorridita ed il mio cuore sprofonda. Il tipo puzza peggio di una distilleria e fa paura.
«Che bel bocconcino», ridacchiano tutti. Mi agito visibilmente e tento di scrollare le sue sporche manacce di dosso.
«Io le toglierei le mani di dosso se fossi in te», la voce calda, pacata, rauca e decisa di Ethan sovrasta quella dei ragazzi.
Il tipo indietreggia alzando i palmi. «Volevamo solo divertirci. Calma amico», biascica il tipo.
Ho il cuore in gola e ho paura che con la sua rabbia Ethan faccia a pezzi questi ragazzi. Non so cosa fare. Lo vedo dai suoi occhi e questa, è una delle occasioni perfette per sfogarsi.
«Andatevene», dice invece avvicinandosi a me.
I tizi scappano immediatamente. Qualcuno barcolla e cade per terra.
Non so se sentirmi sollevata per non avere assistito ad una rissa oppure preoccuparmi per la calma del ragazzo che mi ritrovo di fronte. Aggrotta la fronte e mi sfiora il viso con le dita. «Ti hanno toccata?».
Scuoto la testa leggermente scossa e quando annuisce e si scansa leggermente, mi sento quasi morire. Com'è possibile passare dalla passione al sentirsi completamente estranei?
Entro in auto e rimetto le cuffie. Trattengo le lacrime mentre l'auto si avvia e si immette per strada. Ad un certo punto mi esce un singhiozzo. Tappo la bocca e rannicchiandomi asciugo le lacrime. Apro il finestrino e lascio che i pensieri, le paure, il dolore, volino insieme alla velocità, al caldo, alla notte.
L'auto si ferma in un altro parcheggio di fronte fastfood chiuso. La zona è isolata e dall'esterno entra solo il rumore dei grilli. Fisso il buio davanti a me. Non voglio pensare a come saranno le mie giornate nei prossimi giorni.
Sento la cintura slacciarli e poi mi ritrovo a cavalcioni su Ethan. I suoi occhi azzurri brillano sotto la luce della luna e lo schermo dell'auto acceso. Mi sta fissando intensamente ed io ho paura di crollare tra le sue braccia.
Le sue dita sfiorano il mio viso. Chiudo gli occhi e lascio che il suo tocco bruci la mia pelle. Ogni tocco è una sferzata di brividi e formicolio sulla pelle. Le sue dita si posano tra il collo e la guancia. Sento il battito accelerare ed il suo fiato sempre più vicino.
«Sei ancora arrabbiata con me vero?»
Deglutisco e passo la lingua sulle labbra per inumidirle. Non so cosa dire. Si, sono arrabbiata ma non voglio lasciare che la mia furia laceri la mia razionalità. Sto ammattendo. Il pensiero di ciò che dovrò affrontare nei prossimi giorni mi rende ancora più ansiosa e agitata. Se uniamo entrambe le situazioni posso concludere che la mia vita sarà un completo disastro.
Ethan tira il sedile leggermente dietro. Poggio la testa nell'incavo del suo collo e prima deposito un piccolo bacio sulla sua pelle segnata dall'inchiostro. Posso ancora farlo. Inspiro il suo profumo. Il profumo che ho conosciuto bene nei giorni appena trascorsi. Come ci si può dividere da un qualcosa che fa stare bene?
Mi sento come quei bambini che hanno un peluche preferito. Lo portano ovunque, lo amano, gli vogliono bene. Come si fa a toglierglielo quando crescono, se quel pezzo di stoffa con due occhi pieni d'amore è stato motivo di felicità? È frustrante.
«Odio quando sei troppo silenziosa», mi costringe ad alzare la testa. Stringe i miei fianchi a sé poi mi bacia. Non un bacio dolce ma un bacio quasi disperato.
Mi ritrovo ad ansimare e a stringermi a lui per fargli capire quando io mi sia legata a quel piccolo noi che stavamo costruendo prima di tutto il casino e i litigi.
Mi sfila la maglietta e toglie anche la sua con foga. I nostri petti scossi dall'affanno. La sua pelle è troppo calda, sta bruciando ed io mi incenerirò a breve. Conosco i segnali del mio corpo e sono debole di fronte alla sua passione. Sbottono i suoi pantaloni e mi spingo su di lui. Geme sulle mie labbra.
Le mie mani passano tra suoi capelli poi dietro la nuca mentre il bacio si fa sempre più intenso. Mi sento avvampare quando sbottona i miei pantaloni e fa scivolare tutto con impeto.
«Ti farà un po' male», parla a fatica mentre sistema la protezione e mi cala lentamente su di lui.
Il dolore è piacevole. Gemo cercando sostegno con il palmo sul finestrino poi stringo il suo viso con delicatezza. Apro leggermente le cosce e mi faccio guidare dalle sue mani strette sui glutei e dai suoi movimenti.
Mordo le sue labbra ad ogni spinta forte e lascio uscire il piacere che provo nel fare l'amore con lui. Non mi sto neanche preoccupando di chi potrebbe come noi fermarsi in questo posto o di chi potrebbe vederci. Ci siamo solo io e lui e la nostra passione travolgente, il bisogno di stringerci sempre di più. Ethan si stacca leggermente facendomi mugolare. Stavo per esplodere e lui mi fa questo?
«Dimmi che cosa vuoi», ansima.
Le mie guance si imporporano, il mio cuore palpita ad un ritmo forsennato. Il mio respiro non è per niente regolare. L'imbarazzo non se ne andrà mai ma so cosa voglio. «Te», mordo le sue labbra e lascio che si spinga a fondo.
Perdiamo il controllo. Le mie gambe si irrigidiscono e raggiungo l'apice. Poggio la fronte sulla sua. Sono senza fiato e scossa dagli spasmi.
«Non ne avrò mai abbastanza», sussurra affannato stringendomi tra le sue braccia. Non voglio spostarmi, non voglio muovermi. Voglio solo provare ancora il brivido perverso della passione. Passo la mano sui suoi capelli. Mi fa spostare  per togliere il preservativo e rimettersi i boxer. Infilo malamente l'intimo anch'io e poi ritorno nuovamente a cavalcioni su di lui. Le sue mani sfiorano le mie cosce, la mia schiena. Lenti e piacevoli massaggi.
«Non sarà diverso vero?», il mio sguardo si posa sul suo petto dove tengo la mano con l'anellino in fil di ferro. «Non sparirai e poi tornerai per fare... questo», ho bisogno che lui mi rassicuri.
«Farò tutto il possibile per essere presente. Posso anche fermarmi a dormire da te tutte le notti. Tutto ciò che vuoi piccola», non so se sia sincero ma ho bisogno di crederci per quanto impossibile possa essere.
«Hai intenzione di farlo tutte le notti?», spalanco gli occhi.
Lo sento ridere. Un suono che mi riscalda. Mi ritrovo a sorridere per la mia stupidaggine.
«Tutte le notti no, ma se mi provochi o ti ritrovo in intimo... in quel caso non risponderò delle mie azioni».
Gli do un colpetto e lui ridacchia. Lo abbraccio e gli do un bacio lento sul collo.
«Tipo ora... mi sto trattenendo dal non scoparti di nuovo», gli occhi gli brillano di eccitazione. Sta sfogando la sua rabbia e a me piace. Questo fa di me una persona cattiva?
Mugolo quando la sua mano si insinua dentro l'intimo. Mi stuzzica e sorride sulle mie labbra. Mi farà perdere il controllo. Ancora una volta sono eccitata e infatti ci perdiamo nuovamente nel vortice della passione. Forse ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di perderci per ritrovarci.
La sua rabbia, la sua forza, la sua passione, sono un mix inebriante e profondamente intimo. Grazie a lui, adesso, sento tutto con più intensità e mi perdo nel suo modo di amarmi.

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