Capitolo 42

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Dopo due settimane lavorative faticose, impegnative e stressanti dal punto di vista emotivo, arrivo di nuovo a venerdì. Mi sento soddisfatta nel complesso della prima settimana al locale e lontana da Ethan Evans. Max ha voluto che io scegliessi dei turni al bar e al ristorante. Ho optato per due giorni la mattina e tre la sera più il sabato e la domenica quando voglio.
L'ho fatto perché, dopo il disastroso litigio, ho evitato ogni tipo di contatto con lui, impegnandomi davvero. Anya ha tentato di farmi ragionare, quasi ogni giorno mi ha tartassato fino allo sfinimento ma alla fine ha gettato la spugna perché ha capito che il mio cuore ormai si è frantumato in mille pezzi e non c'è modo di ricostruirlo.
La serata si prevede caotica. Abbiamo ingaggiato un gruppo abbastanza conosciuto in zona e il locale è già pieno da mezz'ora. Lavoro al bar accanto al nuovo barman, un ragazzo solare e divertente che mi insegna come fare i cocktail e mi aiuta con i ragazzi fuori controllo. Luke è un tipo ok ed è impegnato quindi non ho il problema che ci provi con me. Servo altre birre e poi passo lo straccio sul bancone dove qualcuno ha rovesciato del liquore.
Lucy è impegnata a servire i tavoli mentre Tony in cucina cerca di gestire al meglio le cose con i suoi nuovi assistenti che spesso e volentieri lo portano all'esasperazione.
Sembra tutto così nuovo, eppure mi sento ugualmente a casa.
Vedo entrare Eric con un gruppo di ragazzi. Si avvicina al bancone e mi fa un gran sorriso.
«Stesso posto stessa ora», tamburella sul bancone in attesa della sua birra preferita.
«Buona serata», gli strizzo l'occhio e continuo a servire i parecchi clienti in fila. Luke prepara tanti piccoli bicchierini sul bancone disponendone altri sui bordi, con un colpo manda quelli piccoli dentro i grandi e poi gli dà fuoco suscitando un applauso generale.
Ridacchio. «Che spaccone!», prendo un vassoio e sistemo l'ordinazione prima di portarla al tavolo di studenti ubriachi.
«Imparerai anche tu», inizia ad agitare uno strano cocktail facendo volare le bottiglie.
Torno dietro il bancone e passo le due ore successive ad aprire birre, servire i tavoli e pulire. Sto sistemando le bottiglie in mezzo al ghiaccio quando mi volto Eric mi sta osservando con la guancia appoggiata sulla mano.
Gli passo un'altra birra ma non se ne va dopo avere riempito di mance il contenitore. «Dobbiamo ancora andare al cinema», parla in modo pacato e mi stupisco anche perché ha bevuto parecchio. Evidentemente regge bene l'alcol io al contrario starei messa male.
«Dimmi quando e andiamo...», porgo un bicchierino al suo amico che ammicca con un sorriso da ebete sulle labbra.
«Domani? Passo a prenderti», sorride e se ne va.
Luke mi spiega come rifare i suoi bicchierini infuocati. Mi fa provare e per fortuna riesco nell'impresa senza rompere niente. Mi sento soddisfatta quando mi da il cinque tra gli applausi generali.
Max è soddisfatto per la serata e poco prima di chiudere mentre stiamo pulendo e sistemando le bottiglie per l'indomani ci consegna il primo pagamento. Quando vedo la cifra esorbitante quasi urlo. Lui spiega che abbiamo fatto un gran lavoro e ci augura una buona notte.
Esco dal locale con un gran sorriso e cerco le cuffie dentro la borsetta.
Noto Eric appoggiato al muro e una sigaretta tra le labbra. Mi avvicino a lui curiosa. Ha un aspetto rilassato e naturale.
«Ti accompagno, non accetto un no come risposta questa sera», mi porge il braccio.
Camminiamo tranquilli per le strade e chiacchieriamo del più e del meno come abbiamo fatto spesso. Mi parla del ragazzo che ha conosciuto e di come intende conquistarlo. In parte vuole che si ingelosisca. Non fa domande su Ethan e mentalmente gliene sono grata. Forse sa già che abbiamo rotto, cioè io ho rotto i ponti dopo che lui ha scelto i suoi amici.
«A domani», mi stampa un bacio sulla guancia e se ne va.
Salgo a casa con un sorrisetto da ebete. Trovare un amico in tutto questo casino che non mi giudica e non mi turba, è davvero una fortuna. Dubito che Eric possa lasciarsi intimidire da chiunque voglia mettersi in mezzo o impedirgli di farmi compagnia. A parte che è un ragazzo bello, sa essere anche un tipo tosto visto che sa come difendersi. Ho già visto come ha sedato una rissa al locale qualche sera prima e so come fa a botte. Ho conosciuto anche molti lati del suo carattere in quelle rare occasioni in cui abbiamo parlato.
Sento dei rumori in soggiorno, saluto e mi fiondo in camera. Tolgo la divisa che consiste in una camicia e pantaloni neri stretti e una cravatta rossa e mi infilo nella doccia per togliere di dosso il sentore dell'alcol, della frittura e del fumo. La zona fumatori è sempre molto affollata, rifletto.
«Emma, posso entrare?», Anya bussa per non farmi prendere un accidenti.
«Si», spengo il getto dell'acqua ed esco dalla doccia rilassata e mi avvolgo in un asciugamano.
«Come stai?», si siede sul water. Ormai è la nostra routine direi. Le nostre riunioni in bagno.
«Bene, Camille è di nuovo da Seth? Ha trovato il vestito?», domando passando uno strato di crema sulle braccia.
«No. Quei due fanno sul serio», fa una smorfia, «li ho beccati in camera, è stato imbarazzante», scuote la testa uscendo la lingua come se fosse disgustata.
Ci guardiamo e poi scoppiamo a ridere.
«Lasciala sfogare come meglio crede. Dopo anni con Steve credo ne abbia bisogno.» Infilo una maglietta e dei pantaloncini e ci spostiamo in camera. Salgo sul comodo materasso e appoggio la gambe alla testiera del letto. Anya fa lo stesso.
«Hai rivisto Eric?», fissa le stelline appese al soffitto.
«Domani andiamo al cinema.» Chiudo gli occhi e attendo la sua sfuriata o le sue urla di eccitazione. Non vola una mosca. Apro gli occhi e giro la testa. Mi sta osservando ma non apre bocca. «Non dici niente?», inarco un sopracciglio.
«Ci prova con te? Ti piace?», domanda invece.
«Non è propriamente etero Anya. Andiamo solo al cinema e comunque è un ragazzo ok.»
«Sai che lo verrà a sapere?»
Sbuffo annuendo al pensiero di Ethan che cerca di sabotare la mia serata con Eric. Non sarebbe la prima volta. «Spero non rovini ancora una volta tutto», mormoro chiudendo gli occhi.
«È... diverso ultimamente. È triste ed è sempre nervoso. È...»
So già cosa sta per aggiungere ripete spesso tutto questo ma non le rispondo perché la stanchezza ha il sopravvento e prendo subito sonno, salvandomi ancora una volta.

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