2-arrivo

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Sono in macchina, avrei tante domande da fare ma non me né esce neanche una, sono agitata mi sudano le mani e continuo a passarle sui miei jeans stretti, chissà cosa sta pensando il signore di fianco a me, ha detto che è suo padre e lui dov'è?
Doveva venire lui a prendermi, ma a quanto pare non gli e né frega molto, neanche a me dovrebbe fregare, ma ormai che sono qui poteva venire, non so perché mi sto facendo domande inutili che tento se continuo a stare zitta non avrò mai risposte
"Dove siamo diretti?"
Se non lo avessi urlato quasi non mi sarei neanche io immaginata di aver avuto veramente il coraggio di chiederlo
"Quando arriviamo vedrai, non fare domande tanto non rispondo"
In verità mi aveva risposto ma decido di stare zitta e annuire perché mi trovo in imbarazzo e non mi sento al mio agio.
Dopo tanto, troppo, lungo viaggio di sei ore mi trovo in una parte di Londra che non conoscevo, vedo da finestrino una enorme ma enorme sarebbe un eufemismo, non so come descriverla da come è grande, sembra di due piani, ma è così alta che potrebbe essere anche di tre, è tutta bianca a delle finestre grandi, tante finestre, un giardino con una fontana enorme e tutto ben curato alla perfezione, chissà quanti giardinieri hanno
Mi sento richiamare "lily scendi o ti vuoi far chiamare ancora?"
"Arrivo"
Sono sempre tutti così di fretta e antipatici qui, scendo dalla macchina e mi accordo di avere le gambe indolinzite, mi incammino a passo lento dietro a tutti, arrivo davanti alla casa e salgo i primi gradini ed seguo loro all'intero "permesso" lo sussurro per paura che rimbombasse da quanto era tutto silenzioso intorno a noi, cammino piano stando attenta a tutto, ogni particolare, ma c'è troppo da guardare qui dentro neanche in un mese riuscirei a captare ogni oggetto o immagine nella mia testa.
"Damon, scendi!! Ora!" Mark urla presumo contro suo figlio e lui non tarda ad arrivare, lo vedo scendere la scalinata in tuta, cazzo! È bellissimo, alto, moro sembra molto muscoloso lo vedo dai suoi muscoli delle braccia e dalla maglietta bianca aderente, per non parlare delle gambe toniche e dure che ha, ogni suo muscolo si muove e io non so più capire nulla "è lei?" "Si, non parla molto" per forza gli ho chiesto una cosa mi ha detto che tanto non risponde, li vedo allontanarsi non so se seguirli o meno fin che la sua voce roca e perfetta non mi entra in ogni cellula del mio corpo "sto aspettando, ti muovi a venire? O vuoi stare li?" Se non usasse tutta questa presunzione sarebbe più carino ma meglio non chiedere troppo "si, si vengo" lui mi guarda con un sorrisetto da furbo si avvicina lentamente a me e mi sussurra nell'orecchio "tranquilla, quello lo faremo dopo" io all'inizio non avevo compreso le sue parole ma appena mi guarda con la faccia da pervertito apro gli occhi e divento rossa fino alle punta dei capelli, non mi aspettavo mi dicesse una cosa del genere, istintivamente abbasso la testa e lo seguo.
Mi mostra la casa, l'entrata era grande ma appena ho varcato la porta della sala la mia bocca ha formato una O, c'era un camino immenso alto come me e io non sono bassissima, sono alta 1.65 però Damon lo è molto di più, avendolo da parte mi sono accorta che è più bello e alto sarà 1.90 " so che sono bello ma se mi guardi così mi consumi" io giro subito la testa "presuntuoso" lui mi guarda perché mi sento i suoi occhi bruciare la schiena ma non ho il coraggio di girarmi nella sua direzione, così mi incammino per la sala c'è un divano gigante grigio con una tv come quella del cinema quasi, ci sono mobili neri e grigi con un tavolo bianco, tutto molto bello e ordinato, l'odore di pulito mi inebria le narici, nel piano di sotto ha cucina gigante, sala da pranzo, sala, stanza dei giochi con il biliardo e l'ufficio di suo padre che non siamo entrati perché lui era dentro, nel piano di sopra c'è la sua camera con il suo bagno all'interno la camera di suo padre che non siamo entrati con un' altro bagno anche lui, una camera chiusa a chiave che mi ha detto che scoprirò, una cameretta piccola per me, due camere per gli ospiti un bagno gigante, e un ripostiglio grande come camera mia
"Io... io cosa dovrei fare?" Chiesi titubante "tutto quello che voglio, dovrai stare ai miei ordini, sempre, non devi mai ribattere ogni cosa che io dica, ci siamo capiti?" Ma sta scherzando vero? "Emh.. si"
"Non ti vedo sicura di quello che dici, ti ho fatto una domanda e voglio un risposta diretta, capito?" A alzato il sopracciglio in modo seducente, non voglio stare ai suoi ordini mi sembra un bambino viziato "sei viziato, hai tutto quello che vuoi, e l'unica cosa che chiedi per il tuo compleanno è un'altra schiava? Non mi sembra molto normale" le parole mi escono così senza pensarci troppo e solo dopo notando il suo sguardo mi accorgo di aver detto una cavolata " ora mi hai stufato, sei qui da dieci minuti e mi hai già dissubbidito, se io ti dico una cosa è quella punto, non sono viziato, se voglio una cosa la ottengo ho obbiettivi, se tu non hai nulla nella tua vita e un tuo parente ti vende per poco, non sei neanche un minimo amata e apprezzata" dopo queste parole mi viene da piangere corro nella mia camera e mi chiudo a chiave che solo dopo noto che non ho, mi metto davanti alla porta e cerco di non farlo entrare, sento i suoi passi avvicinarsi " apri" lo dice in modo calmo ma spaventoso "no" lui si sente che si incazza pende la maniglia e apre la porta con molta facilità mi prende a mo di patate e mi porta via "lasciami andare" " no, con te faccio quello che voglio, sei mia ora!!" Dopo il sei mia ora che era più un ordine che una constatazione mi sono lasciata andare fra le sue braccia muscolose che mi circondano le gambe "guarda che riesco a camminare" lo sento sbuffare e mi da una pacca su culo forte "ahi" mi pizzica la chiappa "se non taci con quella boccuccia te la do più forte e fidati che poi capirai che questa a confronto non è nulla" mi ero ammutolita e aspettavo che mi portasse chissà dove.

Un bacio, Giada

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