capitolo-31

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Damon

Doveva succedere prima o poi che io dimenticassi il tuo profumo. Qualche volta mi sembra di ricordarlo, ma svanisce subito. C'è chi desidera con tutte le sue forze di dimenticarsi del proprio passato, eh si, io sono uno di quelli. Ma te no, tu sei impossibile da dimenticare. Mi piace ricordarti sai e ti voglio bene, anche se sono stato male per te, anche se mi hai abbandonato e mi hai lasciato qui. Non mi ricordo più come guidavi, come era la tua voce, chissà se sei cambiata, come tieni i capelli, se sono lo stesso colore dei miei.. non me lo ricordo.

Non mi ricordo più come mi sentivo a stare fra le tue braccia, è passato troppo tempo; Ma sono propenso a pensare che io mi sentivo al sicuro con te, come se niente e nessuno potesse sfiorarmi. Mi dispiace, io ci provo a tenerti fra i pensieri più belli, ma non c'è la faccio. 

Sono diciotto anni che non ti vedo, che non ti sento, che non mi cerchi e ora che ho bisogno di te, tu ancora non ci sei.

<signorino Damon..>

<si Rose?> 

<dammi la bottiglia, se va avanti così diventerà come suo padre> guardo la bottiglia ormai vuota di wodka che tengo in mano e le altre due sul pavimento e rido amaramente di me stesso, sto diventando come l'uomo che disprezzo di più.

<Rose..mi parli di mia madre> la guardai e spalancò gli occhi per l'improvvisa richiesta

<non mi sembra il momento di farlo ora, dammi la bottiglia, fatti una doccia e né parliamo, va bene?> la guardai attentamente, stava invecchiando così tanto.. non potrei stare senza di lei, mi ha fatto da madre, da padre, lei c'è sempre stata e gli devo almeno questo.

<si Rose, grazie> gli diedi la bottiglia e un bacio sulla guancia e salì le scale fino al bagno.

Non sono uno da baci e bacetti, ma mi sentivo di farlo. Lei non mi fa mai vedere o pesare nulla e ogni giorno anche se non sono in ottime condizioni si prende cura di me e mi regala sempre i suoi fantastici sorrisi che mi sollevano un pochino l'umore.

Entro in doccia e l'acqua sembra pungermi la pelle da quanto è calda, come se mi volesse entrare fin nelle ossa. Mi siedo sulle piastrelle della doccia e mi metto la testa fra le ginocchia. Prima che arrivasse lei io non stavo così, io avevo tutto, o almeno pensavo di averlo. 

Ora non faccio altro che bere, fare incontri e pensare. E pensare mi uccide, sopratutto di notte, che sono ancora più solo e i ricordi di lei si fanno più vividi. Perché se né andata? 

Esco dalla doccia, metto un paio di boxer una tuta e scendo in cucina.

<ecco a te, mangia un panino al prosciutto e prendi questa che ti aiuterà a riprenderti>

<grazie> gli dico sorridendo, <ti ricordi di mia mamma? cioè, si.. com'era con me?>

<la Signora Daisy era una donna molto affascinante, elegante e molto intelligente, sapeva come mettere ai suoi piedi gli uomini e si faceva portare rispetto. Quando conobbe tuo padre era in un ballo che diede tuo nonno e tua nonna nel palazzo in cui risiede ora tuo padre... io in quegli anni ero l'accompagnatrice di Daisy, in ogni posto dovevo andare sempre con lei e si confidava sempre con me. 

Quella sera aveva su un vestito celeste e tuo padre arrivo vicino a lei.

<una signorina come lei cosa fa qui tutta sola?>

<non sono da sola>

<allora dové il suo cavaliere?> si girò in torno per guardare se vedeva qualcuno che la stesse guardando ma non vide nessuno.

Castigo e seduzione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora