Capitolo 1.
Chi l'avrebbe mai detto? Finalmente diplomata. Finalmente fuori dal liceo.
Se mi avessero detto, tempo fa, che io sarei riuscita a compiere questo passo... giuro non ci avrei creduto. Insomma, ero troppo buffona e disinteressata per pensare alla scuola, allo studio, all'università. Invece ora mi sento diversa.
In questi mesi qualcosa è cambiata.
Per prima cosa, ho deciso di cercare un lavoretto estivo, nonostante i miei genitori siano disposti a mandarmi in qualunque università io decida di frequentare. Ho bisogno però di sentirmi autonoma e responsabile per la prima volta in vita mia, quindi impiegherò i mesi prima del college raccogliendo un gruzzoletto di soldi per gestirli al meglio.La mia vita, insomma, prosegue a gonfie vele, affianco alla migliore mentore che possa aver mai desiderato. La mia guida, la mia consigliera, la mia luce: Beth Murphy.
Bhé, in fondo non è cambiato poi così tanto. Ho accorciato i capelli, adesso arrivano poco più sotto delle spalle, credo di esser dimagrita qualche chiletto e suppongo di aver assunto un tocco di femminilità che, qualche mese prima, non sapevo neanche cosa fosse.
In ogni caso Grace Elizabeth Stewart è la solita arrogante, presuntuosa, spocchiosa, egoista e permalosa di sempre. Sì, non è cambiato molto il mio carattere. Figuriamoci.Trascorro questa giornata afosa di luglio in compagnia della mia limonata ghiacciata, sul dondolo fuori casa, con i miei occhiali da sole Persol, un cerchietto a fascia che mi spinge i capelli all'indietro e quel venticello che tarda sempre ad arrivare.
Beth è appena scesa dall'auto con il suo mini-vestitino e le sue converse, i capelli portati da un lato con una treccia sfatta e gli occhiali da sole Prada.
Sbuffa appena si siede al mio fianco, sembra sfinita.«Questo caldo mi sta uccidendo» sventola una mano di fronte al viso. Poi alza gli occhiali sul capo e mi fissa, «oggi sarà un'altra giornata morta come quella di ieri?» Domanda.
Ghigno. «Non lo so, Candi mi ha mandato un messaggio... mi ha chiesto di andare in piscina a casa sua» dico schiarendomi la voce.
«Lo ammetto, non la tollero ancora» sbuffa.
«Vabbè, in questi ultimi mesi ha fatto di tutto per farsi piacere da noi» scrollo le spalle e porto la testa all'indietro.
Beth sta un secondo in silenzio. «Quindi tu dici di andare?»
«Potremmo, come potremmo dire no» mormoro.
«E no, però un'altra giornata a cazzo... no» sbotta furibonda.
Scoppio a ridere ed annuisco. Acchiappo il telefono dal davanzale della finestra dietro di me e chiamo Candi.
Attendo qualche istante prima che risponda.
«Ehi... sì, io e Beth veniamo» guardo la mia amica che rotea gli occhi, «va bene, a più tardi» sospiro e riattacco.
«Dobbiamo passare da casa, devo mettere il costume» sbadiglia Beth, per poi mettersi in piedi.
Si stira le braccia e scrocchia il collo. Ieri notte abbiamo fatto le ore piccole in una festa a casa di un tizio. Al solito, la mattina è sempre un trauma post-sbornia. Fortunatamente ci siamo date una calmata, adesso abbiamo un limite. Riusciamo a capire quando è tempo di smetterla di bere, anche se raggiungiamo quasi sempre la soglia.Avverto mia madre che andremo da Candi. Lei sembra entusiasta, è felice che abbia ripreso un mezzo rapporto. In realtà non è così. Non ci sarà mai qualcosa di vero e concreto come quello che lega me e Beth. L'amicizia con Candi è finita da tempo. In realtà non ci legava assolutamente nulla. Siamo sempre state due universi a parte, sia per il modo di agire che di pensare. Con Beth è tutt'altra storia. Basta uno sguardo per capirci, un cenno, una parola anche senza significato. Siamo collegate con un filo invisibile e dissolubile. Lei pensa qualcosa ed io automaticamente faccio lo stesso. Ormai non possiamo nasconderci in niente. Quando metto il broncio lei se ne accorge subito e se capita di litigare non riusciamo a non parlarci neanche per cinque minuti. E' meraviglioso.
Montiamo sulla sua nuova auto e partiamo. Lei fa la prima fermata a casa. Io l'attendo in macchina. Mi guardo intorno ed osservo la vetrata della camera di Dylan. So che non c'è, ma ogni volta è inevitabile. L'occhio cade sempre lì.
E' in viaggio con i suoi compagni di squadra. Dopo la fine del campionato e la loro vincita, hanno deciso di trascorrere l'estate a Los Angeles.
Non mi rivolge più la parola, ha cancellato già da un po' ogni traccia di me. A volte mi passa per la mente l'idea che potrebbe già frequentare qualche altra e non nego che ogni qualvolta una fitta allo stomaco mi impedisce persino di respirare. E' terribile.
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La mia alba
RomanceSEQUEL BISBETICA VIZIATA. Dal Capitolo 1... "In fondo è l'alba per tutti. E' l'alba di un nuovo inizio. L'alba che porta con sé la notte, schiarendo il cielo, colei che reca luce e spensieratezza. E' questa la mia alba. Guardare avanti e capire che...