Capitolo 15

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Capitolo 15


Sono seduta in sala d'aspetto. Mia madre è amica della ginecologa, ma sembra più nervosa di me. Si tocca continuamente le dita, morde le labbra e trema. Io sono immobile, osservo un punto fisso e non fiato. Poi mi perdo nel notare una giovane ragazza con il pancione avanzare, si volta sorridente e porge il braccio al ragazzo appena entrato. Le loro mani si ricongiungono e le loro dita s'intrecciano. Poi lei prende posto al mio fianco, ma il ragazzo non le lascia assolutamente la mano. Avrà più o meno la mia età, ci scommetterei.

«Tesoro esco un secondo a fare una telefonata» mia madre si mette in piedi e lenta si avvia verso l'uscita.
Sfilo il telefono dalla mia borsa e noto con disappunto che Dylan non si è più fatto sentire. Dopo la lunga litigata di qualche giorno fa non vuole saperne più niente.
Ho preso la mia decisione. Fingerò di abortire, poi si vedrà.
Mi odierà per sempre, ma almeno un giorno... saprò che lui sarà riuscito a realizzarsi come desiderava da sempre. Non è forse questo amare qualcuno? Lasciarlo libero di crescere ed essere felice, anche senza di me.
Mi scende una lacrime, l'acchiappo con l'indice, ma poi ne scende un'altra, poi un'altra. Cerco di inghiottire questo terribile nodo che mi blocca il respiro. Alzo gli occhi verso il soffitto e respiro profondamente.

Quando un pacchetto di fazzolettini mi si porge di fronte al mio viso, abbasso lo sguardo.
I due ragazzi mi stanno fissando e dai suoi occhi riesco ad intravedere tutta la comprensione di questo mondo. La ragazza, poi, mi poggia una mano sul ginocchio stringendola.
«Qualunque sia il problema sono sicura che andrà bene.» Sussurra dolcemente.
L'ammiro per qualche istante, ha i capelli ricci neri che le ricadono lungo le spalle, il viso roseo colorito sulle guance, il corpo non troppo esile che mette in mostra la forma del suo pancino tondo.
«Grazie» deglutisco. Acchiappo il pacchetto e sfilo un fazzoletto, asciugando gli occhi. «Quanti mesi?» Chiedo abbozzando un mezzo sorriso.
Lei osserva il fidanzato, si posa una mano sul ventre e sorride. «Sei mesi» lo dice con una tale enfasi da farmi rabbrividire.
«Che bello» dico annuendo.
«Quanti anni hai?» Mi chiede innocentemente.
Abbasso gli occhi. «Diciassette» sussurro.
«Io diciannove» dice un po' sconsolata.
Quando si apre la porta dello studio della dottoressa sussulto, è il mio turno.
«Stewart» dice la donna guardandosi intorno.
Mi metto in piedi e sospirando mi avvio, lasciando i due ragazzi con ultimo sguardo.

La donna mi invita a sedermi su di un lettino, mentre sistema delle cianfrusaglie intorno.
«La mamma dov'è? E' da un po' che non la vedo!» Dice indossando i guanti in lattice e posizionandosi su di uno sgabello di fronte un monitor.
«E' fuori» schiarisco la voce e mi sdraio, lei alza la mia maglia, abbasso di qualche centimetro anche il pantalone di tuta che indossavo.
«E' freddo» ride mentre posa sul mio ventre una sostanza gelatinosa.
Osservo il soffitto e scuoto il capo. Quanto vorrei che tutto questo fosse solo un terribile incubo.
L'apparecchio si muove sul mio ventre ed io ho il cuore che batte a mille.
«E' minuscolo, sono solo quattro settimane.» Sorride.
Nuovamente mi scende una lacrima. Forse dentro di me speravo che improvvisamente la situazione si capovolgesse e che la notizia fosse "non sei incinta", invece no. Sono incinta di quattro settimane e voglio soltanto morire.

«Vuoi considerare le altre opzioni?» Mi chiede sfilandosi i guanti, mentre posa sul mio ventre dei tovaglioli per asciugarmi.
Così faccio, mettendomi seduta. Deglutisco e scuoto il capo.
«Ascoltami, la vita è tua e del bambino. Lui lo sente, lui sentirà tutto, saprà che la sua mamma non lo vuole davvero...» sussurra, «sei così giovane e... se non te la senti dovresti valutare le altre opzioni, te lo dico da medico.»
«Dovrò solo abituarmi all'idea di tutto ciò... ma andrà bene... suppongo» socchiudo le palpebre.
«Il padre del bambino lo sa?» Schiarisce lei la voce mentre si posiziona sulla sua scrivania.
Mi metto in piedi e la osservo dritta negli occhi. «Sa che abortirò.» Dico severamente.
«Grace sono in dovere di dirti che questo non è assolutamente corretto e che un giorno potrebbe portarti in tribunale per una cosa simile!» Esclama con gli occhi sgranati.
Mi prende il panico, ma cerco di mantenermi calma. «Non riesco ora come ora a immaginare una vita di coppia felici e contenti con un bambino, sono solo una ragazzina!» Sbotto.
«Lui deve essere messo al corrente delle tue scelte in questa situazione, un giorno potrebbe scoprire che tu lo hai tenuto e non hai idea di cosa potrebbe accadere» spiega. «Ne ho viste di situazioni simili.»
Passo una mano sulla fronte. «Potrei darlo in adozione dopo il parto e continuare la mia vita.» Penso frettolosamente.
Lei tentenna qualche istante. «Allora dovrai cominciare da ora a cercare una famiglia per questa creatura. Ci sono tante giovani coppie che desiderano avere un bambino. Potresti realizzare il sogno di qualcuno» la dottoressa sembra rilassarsi. «Posso darti una mano in questo caso.»
Vuoi darmi una mano? Procurami una pillola per un sonno profondo, da cui non c'è risveglio. Grazie.
«Va bene, puoi iniziare a cercare allora» boccheggio qualche istante e poi riprendo la mia borsa, poggiata sulla sua scrivania. Le porgo la mano per salutarla. «Grazie» dico con voce flebile.
«Ci vediamo tra quattro settimane, ma se hai qualche problema o titubanza prima, non esitare a chiamarmi!» Detto ciò mi stringe la mano. «Mi raccomando.» La sua lunga e profonda occhiata mi rende nervosa.
Così appena posso sgattaiolo fuori di lì.

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