Capitolo 6

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Capitolo 6.



La festa a tema è venuta su bene. Cecilia ed Ethan hanno fatto proprio un ottimo lavoro. I bambini si divertiranno, ne sono sicura. Ognuno di loro avrà un costume diverso e ci sarà tanta musica. A me è toccato quello di Biancaneve, a Beth, invece, quello della Bella Addormentata. Mi viene da ridere anche solo al pensiero. 


«Ma quanto facciamo schifo da uno a dieci?» Siamo entrambe posizionate di fronte lo specchio. Beth borbotta ed io zitta cerco di rendermi più carina sistemando i capelli.
«Beth non è una festa del liceo o una festa di una confraternita... per quello avremo tempo» ridacchio.
Lei mi osserva con malizia ed ammicca. «Hai ragione» annuisce.
«Ti preoccupa che Ethan possa guardare solo Cecilia?» La sfotto con passione. Mi piace prenderla in giro, perché un secondo dopo i suoi occhi mi guardano come se volessero sbranarmi.
«Grace Elizabeth Stewart te l'hanno mai detto che sei una fottuta stronza?» Ringhia assottigliando lo sguardo.
Scoppio a ridere e l'abbraccio. «Sì» le mormoro con voce rauca.
«Eh, hanno sempre detto la verità» sbuffa mettendo il broncio.
Adoro il suo cattivo umore, che un minuto dopo scompare, dando spazio ad una energia unica.
«Va bene, sono pronta» applaude sorridente. «Andiamo?»
Do un ultimo ritocco alle guance, per arrossarle, coloro di rosso le mie labbra e risalto gli occhi con un po' di mascara. Lascio cadere morbidi i capelli sulle spalle e faccio una giravolta su me stessa.
«Sù, Biancaneve, stai bene» ride Beth.
Accenno una smorfia con le labbra e la seguo sull'uscio della porta.
Fuori è già buio, ad illuminare il nostro cammino solo dei lampioni a luce fastidiosamente gialla. Quando incontriamo Brian quasi mi viene un colpo, è travestito da Peter Pan. Mai nessun costume avrebbe potuto spiegare alla perfezione la sua natura.
«Chiunque l'abbia scelto, c'ha azzeccato» dice a voce alta Beth.
Brian si volta per rispondere con una smorfia.
«Secondo me Alexandra» sospiro io, per poi sfoggiare uno dei miei migliori sorrisi.
Rimane, così, pietrificato. Deglutisce e boccheggia. «L'ho scelto io» decreta severamente.
Beth confusa lo fissa, «non ti agitare però» lo sfotte.
Brian si avvia velocemente, seminandoci.
«Mi è sembrato parecchio strano» odio gli intuiti di Beth. Avrei timore se venisse a scoprire di tutta la faccenda tra lui ed Alexandra. Credo sinceramente che quest'ultima finirebbe sotto una macchina, macinata, disintegrata come una polpetta. Mentre per lui non ci sarebbe niente da fare, in fondo chi nasce tondo non può morire quadrato!
Nel dubbio io dovrei sempre fingere di essere all'oscuro di tutto, nonostante abbia visto alla perfezione quei due che facevano i porci a vicenda.
La mia mente riesce ad elaborare un'unica e concisa frase: che schifo!



La musica ci informa che siamo quasi giunte a destinazione e la mandria di bambini travestiti da diversi personaggi dei cartoni ci introduce in un mondo fantastico. Mi guardo attorno e noto come abbiano allestito il tutto. Tavoli pieni di patatine, salatini, bibite varie e stuzzichini. Mi fiondo ed acchiappo un oliva bianca, portandola in bocca.
«Pensi sempre a mangiare» la voce di Dylan mi rende nervosa, talmente tanto da affogarmi. L'oliva scende dritta giù per l'esofago, mentre io mi sento mancare il respiro. Sgrano gli occhi ed indico il mio petto a Dylan. Quest'ultimo getta a terra il piattino che aveva dapprima fra le mani e si posa repentinamente dietro di me. Mi stringe con entrambe le braccia poco più sotto del petto e sotto lo sguardo impaurito dei presenti sputo quella maledetta oliva, riprendendo a respirare. Ho gli occhi lacrimanti ed ansimo.
Dylan mi serra il volto con entrambe le mani e mi fissa dritto negli occhi.
«Tutto bene?» E' terrorizzato. Ha gli occhi spalancati.
Annuisco e lui si distanzia lentamente, versando in due bicchieri dell'acqua. Uno lo porge a me ed uno lo beve lui. Sorrido al pensiero di lui in panico e lo osservo mentre sorseggia l'acqua.
«Oh Gesù» Beth avanza verso di me, seguita da Ethan.
«Come stai?» Chiede quest'ultimo.
Annuisco, «ora bene» ammetto.
Il piccolo Chad è intimorito, mi abbraccia e mi stringe forte. «Grace non farlo mai più» piagnucola.
Mi abbasso e gli lascio un bacio in fronte. «Ehi piccolo, va tutto bene» lo rassicuro.
Mi fa tenerezza.
Torna a giocare dagli amici ed io mi rimetto in piedi. Mi massaggio il petto ed osservo il cielo sopra di me.
«Menomale che c'è il principe azzurro» alle mie spalle la voce di Brian mi costringe a mutare il mio umore.
Mi preoccupo di fissare il lontananza Dylan, travestito in realtà da Capitan Uncino.
Mi volto ad osservare, così, Brian. Incrocio le braccia al petto e rimango seria. «Pensavo fossi a scopare con Alexandra» assottiglio lo sguardo.
Lui sospira. «Grace se non la smetti giuro che...» ringhia a denti stretti.
«Ehilà Biancaneve, ma che stava succedendo?» Alec appare improvvisamente, il suo è il costume da principe. Mi porge un piattino pieno di patatine ed io declino l'offerta. «Ho interrotto qualcosa?» Da una breve occhiata ad entrambi, mentre Brian lo osserva minaccioso.
«Ma figurati! Assolutamente no.» Dico squillante. Lo prendo a braccetto e lo trascino poco più in là.
«Dobbiamo fare una foto» sfila il telefono dalla tasca del pantalone e con il suo iPhone scatta un selfie. Poi un altro ed un altro ancora.
«Fammi vedere» mi sporgo ed osservo meglio la foto, dietro di noi noto Dylan con le braccia conserte che ci fissa in cagnesco.
Così mi volto, ma in quel frangente lui si sposta verso un'altra direzione.
Che stupido.



Io ed Alec prendiamo posto distanti dagli altri. Siamo appartati, seduti sull'erba, al chiaro di luna. Lui sorseggia della birra e fissa il cielo estasiato.
«Quanto lo ami?» Esordisce dopo un lungo silenzio.
Sgrano gli occhi, poi corrugo la fronte e boccheggio. Si volta a fissarmi ed abbozza un mezzo sorriso.
«Si vede lontano un miglio, stravedi per lui» aggiunge. «Non puoi nasconderlo» si schiarisce la voce.
Non fiato, mentre la mia mente vaga.
«Dylan, lo guardi ammaliata» ghigna dolcemente.
Deglutisco rumorosamente e sospiro. «Io? Nah» farfuglio.
Inclina il capo da una parte e mi osserva di sottecchi. «Sono stato innamorato. Lo guardavo di nascosto, solitamente dal cortile della scuola ed ero perso per questa persona. Fin quando ad una festa finimmo per parlare...» mormora. Inizialmente non ci faccio molto caso, ma quando mi lascia intendere che non sta affatto riferendosi ad una ragazza mi pietrifico. Mi sento quasi una stupida per non averlo intuito subito. «Siamo stati insieme due ore a parlare, poi lui andò via con una ragazza... non avevamo gli stessi gusti, ma lo guardavo come tu guardi lui.» Sorride.
«Ti sembrerà da imbranati, ma io non avevo...» balbetto in difficoltà, «insomma non sapevo fossi...» faccio fatica a crederci. Non l'ha mai dato a vedere!
«Gay!» Esclama con una grossa risata. «Tranquilla, è tutto okay» mi accarezza una gamba.
Sono sorpresa, ma allo stesso tempo curiosa. L'ha detto a me, perché?
«Chi lo sa?» Chiedo esitante.
Lui si guarda intorno, «solo Cecilia» ammette annuendo.
«E' bello che tu l'abbia voluto dire a me» respiro profondamente.
Mi rivolge una lunga occhiata. «Hai così paura ad amare, che mi ricordi me...» sospira. «Non devi. E' giusto che tu segua il tuo cuore... in qualsiasi direzioni ti porti. Mai andare contro cuore» annuisce. «Non so cosa ci sia stato tra di voi, ma credo lui sia innamorato di te... e lo stesso tu, perché vi tenete così lontani?» Borbotta accigliato. «L'amore non è malvagità. Amare qualcuno è una cosa meravigliosa, è stupendo sapere che qualcuno la mattina ti pensa per primo o sentire anche solo l'esigenza di non distogliere lo sguardo da quella persona. E' bello quando non riesci a tenerti alla larga da lui...» le sue parole riescono a rendermi vulnerabile, talmente tanto da farmi pizzicare gli occhi.
«Io e Dylan siamo stati insieme... ma prima di lui sono stata con Brian. Ho avuto qualcosa in più...con lui» sbuffo socchiudendo le palpebre.
Lui spalanca la bocca, quasi incredulo. «Brian? Sul serio?» Domanda. «Non ti nego che quando l'ho visto ho pensato che me lo farei sul serio» si nasconde il volto con una mano e scoppia a ridere. Faccio lo stesso. «Non so però, tu e Dylan c'è qualcosa nell'aria quando siete vicini... hai presente una scossa elettrica?» Abbozza un sorriso. «Brian, Brian... che tipo è?» Si massaggia il mento.
Difficile definirlo in poche parole. Brian è tutto e niente.
«Brian è presuntuoso, arrogante, a volte sa essere davvero cattivo... abbiamo condiviso dei momenti particolari. Non pensavo potessi mai essere attratta da un tipo come lui» parlotto veloce, «è troppo pieno di sé e riesce a farmi saltare tutti i nervi del sistema nervoso. Si è comportato da pezzo di merda con me, ha fatto di tutto per farsi odiare e per allontanarmi definitivamente da lui e ci è riuscito» concludo sospirando.
Alec accenna una smorfia con le labbra. «Amore mio, la tua situazione è peggio di quanto credessi.» Annuisce.
«Oh, grazie!» Nascondo il viso con entrambe le mani e sorrido.
«Ci sarà qualcuno che ti farà battere di più il cuore, che ti fa tremare le gambe e ti fa venire i crampi allo stomaco.» Dice osservandomi dritto negli occhi.
Se penso a questo tutto ciò che ha menzionato succede in contemporanea. E' strano, lo so. In questo momento neanche riuscirei a pensare a Brian al mio fianco. Mi fa troppo schifo.




«I bambini stanno facendo il karaoke» Dylan appare all'improvviso.
Entrambi sussultiamo, ma Alec sorride osservandomi di sottecchi. Schiarisco la voce e sospiro, per poi mettermi in piedi. Alec fa lo stesso.
Quando la sua mano sfiora il mio sedere palpandolo aggrotto immediatamente la fronte, confusa, ma il suo occhiolino furtivo e malizioso, mi aiuta a capire che mi sta dando semplicemente una mano. Insomma, Dylan nota il gesto, serra la mascella, stringe i pugni e deglutisce rumorosamente. Godo.
Mi aggrappo al collo di Alec e gli lascio un bacio in guancia. «E adesso?» Mormoro.
«Stai al mio fianco» risponde a denti stretti, mentre seguiamo Dylan.
Ogni due secondi si volta a scrutarci, noi rimaniamo incollati, mentre lui sembra infastidirsi. Perché Dylan? Perché ti comporti come un quindicenne?

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