Capitolo 9

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Capitolo 9


POV DYLAN


Sta dormendo al mio fianco, il suo respiro non si sente neanche. E' aggrovigliata al lenzuolo, le sue gambe nude sono raggomitolate ed è posizionata di fianco, di fronte a me.
La osservo, sorreggendomi il capo con una mano. Non posso crederci che lei sia qui con me. Abbiamo trascorso la notte a parlare e coccolarci, nonostante entrambi avessimo il desiderio di spingerci oltre. Poi si è addormentata fra le mie braccia e per tutta la notte ho fissato il soffitto, incredulo della situazione. Gli occhi hanno ceduto alle quattro del mattino, ma ora alle otto in punto, sono di nuovo aperti e vispi contro di lei.
Amo guardarla, in qualsiasi momento della giornata, in qualsiasi movimento, in qualsiasi situazione lei si cimenti. La seguo con gli occhi perché anche loro sono gelosi.

La sua bocca si schiude lenta, respira profondamente, strizza gli occhi e si sistema a pancia in su. Non si è ancora accorta di me che la fisso, altrimenti darebbe di matto.
Sogghigno al pensiero. Così mi metto in piedi, indossando un pantaloncino, ma quando sto per uscire dalla casetta, un cuscino mi arriva addosso. Mi volto e la noto sorridere, ha ancora gli occhi chiusi.
«Dove vai bel culetto» mugugna stirando le braccia, poi raggomitola le gambe e si rimette su di un fianco. Apre gli occhi perfettamente e mi osserva.
Mi avvicino e salgo a cavalcioni sul letto. Acchiappo un cuscino e glielo lancio in viso. Lei si ripara ridendo.
«Non sai fare di meglio» commenta provocatoria.
Così la spingo giù dal letto, la sento lamentarsi, mentre la osservo dall'alto. E' sdraiata sul pavimento.
Salta nuovamente su e mi viene contro, spingendosi sopra di me. Poi si blocca e poggia il mento sul mio petto. Mi scruta.
«Stamattina mi guardavi, vero?» Arriccia il naso.
Poso le mani sul suo sedere mezzo scoperto dal perizoma che indossa e sorrido estasiato.
«Sì» annuisco.
Accenna una smorfia e sbuffa, «non dormirò mai più con te» annuncia.
«Con il perizoma» aggiungo di rimando, abbozzando un sorriso sghembo.
Mi becco uno schiaffetto, mentre lei si siede al mio fianco con il broncio, la riprendo e la rigetto a peso morto su di me. So che è imbarazzata.
Avvicino le mie labbra alle sue, per un caldo bacio, che diventa subito dopo passionale. Ci capovolgiamo ed io finisco su di lei, mentre le sue mani s'insinuano dentro il mio pantalone, all'altezza del sedere. Proprio mentre io sto scendendo a baciarle il collo, il seno e di seguito il ventre, qualcuno bussa accanitamente alla porta. Mi blocco sbuffando, mentre lei si copre con il lenzuolo, facendomi cenno di andare ad aprire.
Così di controvoglia obbedisco. Clay ed Ian spuntano davanti lanciandomi un gavettone. Rimango esterrefatto, con gli occhi sgranati ed un sorrisetto confusamente amaro.
Sento Grace ridere a crepapelle, mi volto e la osservo, si sta tenendo la pancia. Rido malignamente ed avanzo verso il letto.
Lei scuote il capo, «no Dylan ti schiaffeggio» minaccia corrucciata, ma sta ancora ridendo.
Le serro una caviglia, trascinandola più giù, mentre si dimena. Poi la metto su di una spalla a mo' di sacco e mentre mi prende a pugni la schiena, io mi faccio spazio tra i miei amici, che avranno anche loro la dose ripagata, e la lancio in piscina.
Sbraita e mi insulta dall'acqua, com'è solita fare. Porto le mani sui fianchi ed osservo, invece, gli altri due.
«Dylan non potresti farci niente, siamo due contro uno... lei è una femmina indifesa» commenta Clay.
«E poi ci vuoi bene» aggiunge Ian. Nel frattempo Grace è uscita dall'acqua, mettendo in mostra il suo fisico. Ha la pancia piatta, il seno tirato su dal reggiseno di pizzo nero e il perizoma dello stesso colore. Ian e Clay rimangono, ai bordi della piscina, interrotti sul suo sedere per qualche istante, così ne approfitto per spingere anche loro dentro.
«Ci hai preso alla sprovvista» urla Ian.
«Riguarda il culo della mia ragazza» ringhio assottigliando lo sguardo ed incrociando le braccia al petto. Poi rivolgo gli occhi su Grace. «Sistemati» sospiro malizioso.
«No» s'impone lei, rivolgendo le chiappe verso i miei amici.
«Ehi amico, adesso non è colpa nostra» commenta Clay, alzando le mani in segno di resa.
Abbasso il capo e rido. Sarà la mia rovina, ma amo quando non obbedisce.
Così scattante l'acchiappo e le stringo le natiche con le mie mani, capaci di coprirglielo.
«Uh» mormora lei osservandomi negli occhi.
«Possiamo sempre guardare quello di tua sorella!» Esclama Ian nuotando. «Mi sa che ha scordato che sta in una casa piena di maschi» aggiunge.
Le mie mani rimangono fisse sul sedere di Grace, ma i miei occhi si incupiscono e divento nervosamente geloso in un batter d'occhio. Mi distanzio bruscamente e corrucciato avanzo dentro l'appartamento.
Mia sorella sta ondeggiando e canticchiando davanti i fornelli. Ha addosso uno short inguinale ed una canottierina aderente bianca. Incrocio le braccia al petto e schiarisco la voce. Lei si volta e mi sorride.
«Buongiorno» dice entusiasta, poi porta la tazza con il caffè alla bocca.
«Beth qua siamo ospiti, cortesemente quando giri per casa fallo con una tuta per andare sulla Luna» decreto, ma l'affermazione fa ridere Grace, che al mio fianco nasconde la bocca con una mano, mentre Ian e Clay hanno un sorrisetto malizioso stampato in viso. Odiosi.
Mia sorella boccheggia per qualche istante, posa poi la tazza sul tavolo e corre di sopra, imbarazzata. Grace, nel frattempo, acchiappa la tazza, osserva dentro e lo porta alle labbra. Sorseggia e poi strizza gli occhi, disgustata. Lo allontana e mi fissa.
«E' corretto» deglutisce rumorosamente.
Scuoto il capo e glielo prendo dalle mani, inalo l'odore e mi distanzio. «E' impazzita» commento.
«E allora? Che si fa? Mare?» Gabe fa la sua entrata in pantaloncini da costume ed un cappello di paglia. Smorzo una risata.
«Mi vesto e andiamo» Ian scompare dalle scale, Clay lo segue in silenzio.
Così rimango solo con Grace. La osservo aprire il frigo, uscire una banana, sbucciarla e portarla alla bocca. Non è proprio sensuale nei suoi atteggiamenti, ma rimango piacevolmente incantato a fissarla. Mastica come una bimba, si guarda intorno, canticchia con suono gutturale e poi quando si accorge di me, alza gli occhi e sbuffa.
«Che hai da guardare?» Abbozza una smorfia.
Sogghigno, scuoto il capo, «nulla.» In realtà ancora non ci credo. Molti potrebbero prendermi per scemo, insomma, così preso da una come lei, così immerso in questa situazione. E' vero. Sono diventato un po' scemo.
«Vado a vestirmi» sculetta fuori schiacciandomi un occhio ed io la seguo fino alla casetta in piscina.

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