Capitolo 5

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Capitolo 5


«Piacere Alec» si presenta il ragazzo. Al suo fianco la compagna di Ethan si abbraccia il fidanzato.
«Ciao, io sono Grace» noto come Beth se ne stia infischiando del nuovo arrivato e come Brian e Dylan siano attenti nello scrutarlo, senza però muoversi di mezzo centimetro.
Lui mi sorride ed annuisce. Poi fissa i due corrucciato e si gratta il capo.
Avanza verso di me lento e sorride, «credi stiano bene quei due?» Mormora.
Dylan ha gli occhi assottigliati, le braccia nascoste dentro le tasche del pantaloncino e la mascella serrata. Brian, invece, ha le braccia incrociate al petto, sopracciglia alzate, sguardo da superiore e petto in fuori. Sembra il maschio alpha.
«Stanno bene» annuisce accennando un risolino.
«Ciao, io sono Alexandra» ed eccola, arrivata all'ultimo minuto, sempre con il fiatone. Gli stringe la mano e si affianca a Dylan.
Tutti attendiamo di conoscere, invece, la fidanzata di Ethan, se decidessero mai di allietarci con la loro presenza.
Finalmente si mollano. «Lei è Cecilia» la indica, sorreggendola dalla schiena.
Sembra una tipa abbastanza tranquilla, nulla a che vedere con quella gallina di Alexandra.
«Sono contenta che quest'anno ci siano così tanti giovani» sorride entusiasta. «Sono sicura che i bambini vi adorino» annuisce e poi osserva Ethan che abbassa il capo approvando.


Mentre i due si dileguano, per sistemare le valigie io e Beth rimaniamo a fissare Dylan e Brian così silenziosi. Tanto che la sorella si avvicina al fratello.
Gli schiocca due dita davanti agli occhi, «ehilà» dice squillante.
Dylan sospira. «Che c'è?»
Persino Brian si è svegliato. «Stasera sono stanco» sbadiglia.
«Vado a farmi una birra» ed anche Dylan va via.
Brian lo segue e passandogli un braccio intorno al collo gli intima qualcosa all'orecchio. Infine si voltano entrambi a guardarci.
«Che cazzo di problema hanno?» Sbotto furibonda.
Beth ride, «sono cotti» scuote il capo.
La fulmino. «Non sono cotti, sono idioti» sbuffo.
«A proposito... carina Cecilia» commenta la mia amica accennando una smorfia con le labbra.
Scoppio a ridere e la spintono. «Mi dispiace ammetterlo ma è carina sul serio» dico.
Cecilia ha i capelli lunghissimi, lisci castano chiaro. Un fisico non troppo esile, ma piuttosto alta. Insomma, nulla a che vedere con noi. E' una vera e propria donna. Anche solo dal portamento lo si capisce.

Raggiungiamo gli altri, radunati nel solito falò notturno. I bambini sono molto stanchi. Chad sonnecchia poggiato con la testa sulle gambe di Brian, mentre Dylan è in disparte, con la spalla posata sul tronco di un albero. Sta fumando una sigaretta e sta bevendo della birra. Lui non fuma spesso, questo mi confonde.
Mi paro dall'altro lato, nella sua stessa posizione, di fronte a lui. Si rende conto di me solo dopo qualche minuto. Poi mi scruta attentamente, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Sospira, si bagna le labbra con la lingua e porta la sigaretta in bocca. Inspira e getta fuori il fumo. Poi socchiude le palpebre ed alza il capo al cielo.
Sento come se in questo istante gli altri stessero scomparendo, uno per uno. Sento come se ci fossimo solo io e lui, con i nostri silenzi assordanti e gli occhi freddi come un ghiacciaio.
Stavolta, però, rispetterò ciò che aveva chiesto. Gli starò alla larga il più possibile, non ho intenzione di stare intorno a chi la mia presenza non la gradisce. Così mi distanzio e mi rifugio in mezzo agli altri. Chad non appena apre gli occhi e mi vede mi si getta addosso.
Un ometto almeno vuole stare con me.

«Come stai Liz?» Sorride mordendosi un dito.
Alzo gli occhi ed intravedo quelli di Brian puntati su di noi. «Liz?»
«Mi ha detto Brian di chiamarti così» ridacchia, nascondendo poi il capo nell'incavo tra il mio collo e la mia spalla.
«Chiamami come vuoi, tesoro» gli accarezzo il capo e gli lascio un bacio.


Il mattino dopo sto facendo colazione seduta sotto l'albero di fronte il mio bungalow. Beth sta finendo di vestirsi. Intanto, io, sgranocchio una mela rossa.
Quando con la coda dell'occhio noto una figura dirigersi verso di me, sposto subito gli occhi su di essa, riconoscendo Dylan. Cammina lento, con le mani nascoste dentro le tasche del pantaloncino e gli occhi, nascosti dal solito occhiale da sole, rivolti verso il cielo.
Tossisco per attirare l'attenzione e lui mi rivolge subito un'occhiata. Si blocca e sospira.
Socchiude le palpebre e si gode il sole sul suo viso.
«Buongiorno» sospira.
Boccheggio, «buongiorno» balbetto come una bambina, ingoiando velocemente il boccone.
«E così hai chiesto ad Ethan di stare alla larga il più possibile da me» rimane nella stessa posizione di prima, mentre io mi metto in piedi ed avanzo verso di lui.
«Ti ho reso le cose più semplici, dovresti ringraziarmi» schiarisco la voce.
Accenna un riso amaro. «Grazie» annuisce compiaciuto.
Sospiro e sposto lo sguardo dietro di me, avvertendo dei passi. Beth è appena uscita.
Si sta legando i capelli con una treccia di lato e dal suo sguardo appare abbastanza perplessa dalla nostra vicinanza.
«Buongiorno gente, oggi cosa danno alla mensa pane e cordialità?» Ironizza.
Dylan la fulmina, io rimango seria.
«Ovviamente no» si risponde da sola. «Dai Liz, dobbiamo preparare le cose per il parents day» dice di fretta poi. «Brian ci aiuterà a grigliare» aggiunge.
Dylan sgrana gli occhi. «Potevo aiutarvi anche io» scrolla le spalle.
Corrugo la fronte confusa e Beth lo fissa accigliata.
«Hai chiaramente espresso l'idea di voler stare alla larga da Grace, adesso evapora» sbuffa sua sorella, si avvicina e lo spintona. Poi gli mormora qualcosa a denti stretti, qualcosa che sicuramente a lui non sarà piaciuta vista la sua espressione.
Dylan si dilegua, mentre noi proseguiamo per la strada opposta, giungendo in un grande giardino. Brian sta posizionando dei tavoli, mentre noi ci occuperemo del barbecue.
Insomma, non è che sia una grandiosa idea! Ho già fame.

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