Capitolo 10

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Capitolo 10.


Mi sveglio con la suoneria del mio telefono. Ho la testa che mi scoppia letteralmente e quel maledetto cellulare non vuole smetterla di squillare. Così sbuffando allungo un braccio fino al comodino e lo acchiappo. Apro un occhio e noto il nome di mia sorella sul display. Scorro il dito per rispondere.
«Giorno» dico.
«Buongiorno sorellina» sembra entusiasta. «C'è una bella notizia!» Finalmente, direi. Forse sarò contenta per qualcosa.
«Sentiamo» deglutisco.
«Domani Marcus e Kris si sposeranno, così all'improvviso» la sento ridere.
Scuoto il capo. «Sono pazzi» commento mettendomi a sedere.
«Sono seriamente sconvolta, Kris è sempre ben organizzata, fiori, abito, confetti, bomboniere... ed invece ieri sera sono spuntati a casa con questa notizia» blatera.
«A Brady non è venuto un colpo?» Ghigno.
Lei si prende un attimo per rispondere, poi avverto la voce di mio cognato e scoppio a ridere. «Dice che le sue donne rimangono sempre sue. Comunque sarà lui ad accompagnarla all'altare» sospira infine.
«Come mai?»
«Kris ha deciso così e poi non siamo certi che John riesca ad esserci domani» schiarisce la voce. «In ogni caso fate le valige, che si torna in patria» ride.
«Dimmi che non sono una damigella» socchiudo le palpebre.
«L'abito è bellissimo, giuro... l'ho scelto io.»
«Oh Dio mio» sbuffo. «Ma... con fate le valige chi intendi?» Corrugo la fronte confusa.
«Tu, Beth, Dylan... Brian» dice. «Marcus ha invitato alcuni suoi alunni, i ragazzi della squadra di basket» aggiunge.
«Questa è davvero una bella notizia!»
«Grace devi raccontarmi qualcosa?»
«C'è tempo» sussurro. «Lo vado a dire agli altri... e faccio la valigia» sospiro. «A presto Emi» riattacco.

Mi metto in piedi e mi osservo allo specchio. Ho delle grosse occhiaie, la faccia bianca per aver digiunato due lunghi giorni e sono priva di forze. Non vedo la luce del sole da quarantott'ore. Mentre loro pranzano, cenano e si divertono insieme, io me la spasso a letto, con la televisione ed i film d'amore più deprimenti della storia.
Dylan non si è più fatto vivo, Beth dice che è uscito con Judy, ma non ha idea di cosa sia successo. Mi ha lasciata, insomma. Mi ha lasciata così, molto facilmente.

Mi vesto con uno shorts di jeans ed una canottierina bianca. Indosso un paio di scarpe da tennis ed esco dalla casetta. In piscina non c'è nessuno, quindi saranno dentro.
Avverto le voci e le risate. Quando giungo nel salone, sono tutti spaparanzati sui divani e poltrone. Gabe e Beth sono distesi a terra. Solo Alec si accorge della mia presenza e si mette in piedi, venendomi incontro.
«Tesoro» mi abbraccia, «sta arrivando Judy» mi mormora a denti stretti.
Deglutisco. «Ciao a tutti» boccheggio nervosamente.
«Vuoi mangiare qualcosa? C'è insalata, ci sono panini, c'è persino la pasta di ieri... sai Ian e Clay si sono cimentati ed è venuta buona» Beth parla velocemente avanzando verso di me.
«Mangerò un boccone in aeroporto» annuisco abbozzando un sorriso forzato.
A quel punto Dylan si volta scattante. Beth mi fissa corrucciata, mentre gli altri attendono una spiegazione.
«Marcus e Kris domani si sposano... e diciamo che voi presenti siete tutti invitati» considerando che sono tutti compagni di squadra, eccetto Gabe.
Beth sorride. «Ah che bello» non sembra molto entusiasta, però.
«Beh, non per forza dovete partire tutti» sospiro scrollando le spalle, «in fondo è comprensibile, è stata una cosa improvvisa...» spiego, «io però sto andando, giusto il tempo di prendere le mie cose.» Gratto il capo.
«Tesoro, se vuoi parto con te...» annuisce Alec.
«Siete in vacanza, godetevela» gli rispondo con una pacca sulla spalla.
Quando suona il citofono Gabe corre ad aprire e pochi secondi dopo appare anche la cara Judy. Sembra intimorita dal mio sguardo e lo tiene piuttosto basso.
«Buone vacanze ragazzi» agito le mani in saluto, mi avvicino a Beth e l'abbraccio. «Non mi tradire, non tu.» Mormoro.
«Sei la mia Liz, sempre» mi guarda negli occhi e la vedo sincera.
Detto ciò, mi volto per andar via. Proseguo fuori e giungo nuovamente nella casetta, lasciando la porta schiusa.
Afferro la valigia da terra, la porgo sul letto ed infilo in maniera disordinata i miei indumenti. Ammetto di aver un nodo alla gola, ammetto di non sentirmi la Grace di sempre, quella che affrontava le cose serenamente, senza piangersi addosso. Mi manca la mia persona, quella che non aveva timore di affrontare la gente.
Una lacrima scende lungo la guancia e si posa sul mento, mentre la gocciolina tentenna prima di cedere e cadere giù su una canotta.
Deglutisco e socchiudo le palpebre.
«Forse siamo sbagliati» la voce possente e profonda di Dylan irrompe nel silenzio.
Serro la mascella e stringo le labbra. Mi volto ed incrocio il suo sguardo.
«Te lo dice Judy questo?» Domando mentre chiudo la valigia. Poi mi abbasso ed afferro lo zaino, infilando il restante delle cose.
Lui avanza. «Lo dico io» decreta. «Forse tu realmente hai bisogno di una persona come lui ed io di una persona...» lo blocco.
«Come Judy» annuisco. «Tutto chiaro» sogghigno amaramente. «Sai se avevi intenzione di provare a stare con lei, potevi semplicemente dirlo prima... mi sarei evitata tremila ansie, cattivi pensieri e colpevolezze inutili» sentenzio severa.
«Grace io non ci sto provando con lei, è una mia amica» dice, «in questi due giorni ho riflettuto, ho pensato tanto a noi due e sono giunto alla conclusione che forse siamo sbagliati, forse siamo troppo diversi e forse nessuno dei due è completo con l'altro.» Sento che fa fatica a pronunciare quelle parole.
«Io mi sentivo completa con te al mio fianco su questo letto» ringhio mentre il nodo alla gola si scioglie e comincio a piangere. «Mi sentivo completa con te dentro la cabina al mare» continuo singhiozzando. «Mi sentivo completa con la testa sul tuo petto, le mie dita intrecciate alle tue e la tua spalla intorno al mio collo» scuoto il capo. «Adesso ho capito che dovrò sentirmi completa solo quando sarò in pace con me stessa e soprattutto da sola.» Indosso gli occhiali da sole, alzo i capelli in una coda alta, acchiappo lo zaino portandolo alla spalla e dopo aver preso anche la valigia mi faccio spazio per uscire.
«Lasciatemi stare, lasciatemi stare tutti» sbotto andando via.
Dylan rimane dietro di me, ovviamente. Non fa un passo avanti ed io non mi volto per guardarlo. Avevo paura d'amare e forse non avevo neanche tanto torto.

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