Capitolo 11

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Capitolo 11


Loving can hurt, loving can hurt sometimes
But it's the only thing that I know
When it gets hard, you know it can get hard sometimes
It's the only thing that makes us feel alive


E' strano pensarmi così, su di un letto, con le cuffie alle orecchie, la notte buia e il mio respiro lento, quasi impercettibile. E' strano vedermi così, con il cuore sgretolato.
L'amore fa male. L'ho imparato, una volta per tutte. Amare non è per niente semplice, soprattutto per una come me, che ha sempre messo se stessa in primo piano. Non è semplice gestirmi, gestire me e le mie emozioni del cazzo.
Sbaglio continuamente e non so se questa cosa cambierà mai.
Sicuramente non ho mai amato nessuno come ora, non ho mai onestamente capito cosa significasse tenerci a qualcuno a tal punto da sentirsi completamente vulnerabili senza.
Non so se Dylan cambierà idea e non so neanche se mi ama ancora o se addirittura vince l'orgoglio, mandando tutto a puttane. So che è notte fonda, non ho affatto sonno e presumo passerò l'intera nottata così, a fissare il vuoto.

Imparerò dai miei errori.

«Grace!» La voce di mia madre irrompe nel mio sonno. Ho chiuso occhio alle sei del mattino e lei alle otto in punto funge da sveglia.
Mi lamento e copro il volto con il cuscino.
«Stiamo andando dai nonni, perché non vieni?» Sul serio vorrebbe buttarmi giù dal letto?
Mugolio e scuoto il capo. Mi fa tremila raccomandazioni, dice che torneranno in tarda serata e scompare. Casa è vuota ed io mi metto in piedi, trascinando i piedi fino al piano di sotto.

Proprio quando sto per bere il caffè, suona il telefono. Lo acchiappo e rispondo:

«Pronto?»
«Sono Beth, c'è Grace signora?»
Schiarisco la voce, «è uscita di casa, lasciando un biglietto "mamma voglio farla finita"» ironizzo, sperando lo capisca.
«Cosa?» Il suo tono appare perplesso.
Sorseggio il caffè, poggiata al tavolo e ghigno. «Volevi dirle qualcosa?»
«Sì, volevo dirle se... se mangiava da me a pranzo» balbetta.
Scoppio a ridere, «mi vesto e arrivo imbecille.»
«Ma sei proprio una cretina» sbotta a gran voce.
Ingoio il caffè, «io? Forse tu...» corro al piano di sopra, mettendola in vivavoce.
«Insomma, stavo già uscendo per venire a cercarti!»
«Bene, ti ho messo alla prova» rido aprendo l'armadio.
«Ma poi, diamine... hai la voce di tua madre» è incredula.
«Sei tu ad essere rincoglionita» sbuffo, gettando sul letto un paio di shorts di jeans ed una canotta. «Comunque se mi fai lavare e vestire vengo, quindi riattacco.»
«D'accordo, a dopo» riattacca.

Faccio la doccia e dopo venti minuti sono fuori. Mi vesto ed asciugo i capelli, lasciandoli mossi. Sono ricresciuti parecchio. Niente trucco, metto in borsa le chiavi, il portafoglio e varie cianfrusaglie, per poi uscire.
Prendo un bus che mi lascia di fronte casa sua e non appena sono lì, rimango interrotta.
Dylan sta lavando l'auto fuori dal garage. E' a petto nudo, i capelli scompigliati e la radio accesa. Sta passando Photograph di Ed Sheeran ed è proprio in quell'istante, mentre fischietta, che i suoi occhi incrociano i miei. Fa un cenno con il capo e ritorna alla sua auto, ma io so che non sta pensando affatto ad essa, lo conosco.
Così, percorro il vialetto lenta e visto che la porta di casa è schiusa busso cautamente per poi entrare. La madre di Beth sta facendo le pulizie, ha un panno fra le mani ed uno spray per mobili. Mi sorride e corre ad abbracciarmi.
«Buongiorno cara» saluta entusiasta, mentre la cagnolina agita la coda incessantemente.
Ricambio il saluto ad entrambe, con altrettanta euforia, mentre dalle scale compare la mia amica. Ha il viso completamente nero, sgrano gli occhi e scoppio a ridere.
«Sto facendo la maschera» parla a denti stretti, «non posso muovere il viso» trattiene una risata.
«Fantastico» poso la borsa sul divano e la osservo compiaciuta.
«Non fare la stronza, vedi che funziona» continua.
«Non fiatare, ti vengono le rughe e diventi una cessa» sorrido beffarda.
Risponde con il dito medio e poi corre di fuori, la seguo. «Ti devo dire una cosa» sussurra.
Rimango in silenzio, attendendo.
Mi osserva, «stanotte mi sono alzata per bere un sorso d'acqua e l'ho sentito parlare al telefono e così ho origliato...» dice.
Annuisco.
«Parlava con un suo amico e diceva che presto sarebbe andato via di qui, che non ce la fa più a vederti ogni giorno... poi ha continuato dicendo "sì, lei potrebbe piacermi anche, ma non è lei"» sospira, «credo parlasse di Judy, che tra l'altro verrà in questi giorni e non so bene quando» aggiunge.
«E' una cara ragazza, ti piacerà» la madre ha origliato e spunta alle mie spalle come un fantasma, sussulto e mi volto a sorriderle falsamente.
Beth abbassa il capo imbarazzata, quando lo rialza fa una smorfia e le si riempie la maschera di piegoline.
«Adesso avrai senz'altro le rughe» le scompiglio i capelli e rido.
Sbuffa e corre dentro. Si chiude in bagno e dopo cinque lunghi minuti esce con il viso pulito. «Vedi?» Mi mostra il volto, accarezzandolo. «Miracolosa» commenta.

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