Capitolo 13

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Capitolo 13


Sono in bagno da dieci minuti, da sola. Ho fatto tutto ciò che c'è scritto nelle istruzioni. Le mie gambe non la smettono di tremare ed il cuore di battere all'impazzata.
Posso solo immaginare come stia in questo istante Dylan.
E così dopo quindici minuti abbondanti prendo il coraggio ed osservo il test.
Due lineette positivo, una sola negativo, continuo a mormorare a bassa voce. Tengo gli occhi chiusi, talmente tanto da riuscire a vedere cerchi concentrici di diverso colore.
Prendo un lungo respiro e li apro.
Il mio cuore cessa di battere, il respiro si ferma, le gambe cedono e mi ritrovo catapultata a terra. Credo che la pressione sia scesa e la sudorazione aumentata.

«Grace?» La voce strozzata di Dylan mi fa scendere una lacrima. «E' da troppo tempo che sei dentro... sto entrando» aggiunge.
E la porta si apre. Quando mi trova a terra spalanca gli occhi e rimane fisso a guardarmi.
Solo dopo qualche istante si decide a rialzarmi, sorreggendomi dalle braccia.
Mi abbraccia e mi sorregge, mentre mi accarezza il capo. Mi lascio andare in un pianto disperato, mentre Beth fa la sua entrata trionfante portando le mani sulla bocca.

Riesco ad avvertire il respiro affannato di Dylan ed il suo cuore che martella nel petto come un cavallo in piena corsa.

«Affronteremo questo insieme» mi sussurra.

Non era questo che avevo pensato nella mia vita, non era questa la vita che sognavo.
Sento come se tutto ciò in cui avessi creduto, si sgretolasse in piccoli minuscoli pezzi dinanzi ai miei occhi. Sento che tutte le mie forze cedono e la mia vita stia andando in frantumi. Non posso credere a ciò, non riesco a crederci.


Rimango a casa loro anche oggi, imbrogliando mia madre che Beth avesse la febbre e le stessi tenendo compagnia. Ed invece ci vorrebbe soltanto qualcuno che si prendesse cura di me e mi ripetesse che è solo un incubo.
Vorrei chiamare Emily e raccontarle tutto, ma non so se reggerebbe l'urto se glielo dicessi così per telefono. Si fionderebbe qui in men che non si dica e dopo aver preso a calci Dylan, mi avrebbe ammazzata, forse poi protetta e coccolata, ma sicuramente prima uccisa in tutti i modi che si possano utilizzare per far fuori una persona.

Dylan è rimasto in silenzio per un'ora intera ed ora è disteso sul suo letto, con le mani dietro il capo, osserva il soffitto immobile e in silenzio. Io sono poggiata alla sua scrivania, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo perso nel vuoto. Beth ci ha lasciati da soli.
«Se abortissi?» Esordisco. So che è la peggiore delle decisioni.
Lui alza scattante la testa, mi fulmina con gli occhi «non ci pensare neanche» sospira. «Vieni qui» mi indica il posto accanto a lui.
Così con uno scatto repentino mi ritrovo avvinghiata a lui. Il suo braccio mi avvolge la schiena, stringendomi contro il suo petto e con l'altro giocherella con le mie dita.
«Troverò un lavoro, ce la caveremo» dice schiarendosi la voce.
Non fiato.
«So che sei sconvolta, so che vorresti piangere da ora fino a domani mattina, ma voglio che tu sappia che io ci sarò in qualsiasi modo» mormora accarezzandomi il capo.
Lo osservo con le lacrime agli occhi. «Non so neanche cosa voglia dire avere un bambino» singhiozzo, «non ho idea di cosa si debba fare, di come dirlo ai miei... gli spezzerò il cuore. Emily è sempre stata attenta a queste cose e poi arrivo io... e faccio un casino» blatero.
«Non sarai mai sola.» Mi stringe ancor di più ed io mi sento esattamente dove dovrei essere. Casa.
E' vero, vorrei sbraitare come una disperata e sfasciare ogni cosa invada il mio cammino, ma poi guardo Dylan, osservo i suoi occhi sinceri che brillano in qualsiasi caso, fisso ammaliata il suo sorriso, che nonostante la notizia, riveste sempre il suo volto.
Quando guardo lui, ritorna il sereno nella mia anima. Non riuscirei neanche a spiegare a parole quanto fosse rilassante anche solo rimanere tra le sue braccia, perché anche solo il suo respiro mi fa sentire al sicuro. Sarà sempre il mio porto, tutto ciò di cui ho avuto sempre bisogno e non l'ho mai saputo.
Sarà tutto un disastro da oggi in avanti, saranno giorni grigi e pieni di confusione, sarò afflitta e disorientata, ma forse la vita ha deciso che la vecchia ragazzaccia che ero aveva bisogno di qualcosa di così grande per scombussolare la sua vita.

La mia albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora