Capitolo 18 - parte uno

1.6K 74 3
                                    

Vedo due occhi blu intensi. Rossi e leggermente lucidi. Il mio cuore batte forte. È lì che mi sta ancora fissando. È solo. Iniziò a correre verso di lui. Voglio abbracciarlo dirgli che può contare su di me. Che lo perdono. Ma più io mi avvicino più la sua figura si allontana da me. <<No!! Christian!!>> cado a pezzi sul pavimento, con le lacrime agli occhi.
Urlo ripetutamente il suo nome. Perché sta succedendo? Io non dovrei cercarlo. Non dovrei...

Boccheggio in cerca di aria. Il mio pigiama è tutto bagnato dal mio sudore. Sono scossa. Sto tremando non di freddo, ma di paura. Ho avuto un incubo. Adesso mi segue anche nei miei sogni!? Lentamente scendo dal letto, cammino traballante, come se fossi in una barca che sta attraversando il mare. Appena mi avvicino alla scrivania mi aggrappo a quest'ultima.
Cazzo!Cazzo! Cazzo! Cazzo! Espiro e inspiro, lo faccio per altre 4 volte. Quando capisco che ho preso stabilità mi stacco dalla scrivania.
"Christian" sento ancora il suo nome ripetuto da me. Scaccio subito via quell'incubo e mi ripeto che è solo un sogno. Non succederà più. Ma non ci riesco l'immagine del suo volto mi appare e non so come ho il cellulare tra le mani.

Vedo che ho schiacciato la cornetta verde. Me che diavolo ciò in questo cervello?? Basta fare domande. Sto per riattaccare quando la sua voce mi blocca.
<<Pronto?>> Solo con una semplice parola, non riesco a formulare una frase concreta.
<< Ec-co i-io...>> Divento rossa per l'imbarazzo. Perché ogni volta che c'è lui mi comporto così? Non può piacermi. Io l'odio con tutta me stessa.
<<Allora? Ne hai per molto con le tue cazzate?>> se devo dire la verità mi mancava il suo tono arrogante che usa. Ok adesso basta, con le cavolate. <<Ma tu! Sei sempre così gentile con le persone che ti vogliono chiedere un semplice COME STAI? Volevo sapere come stavi, perché ieri ti ho visto strano e mi sono preoccup...>> Mi interrompo subito , capendo subito dove volevo andare a parare. Col cazzo che mi preoccupo per un pezzo di MERDA. Non trovando altre parole per rimediare il pasticcio, rimango muta. Ma non solo io anche lui. Si crea un silenzio imbarazzante così approfitto per chiudere la chiama e subito dopo butto il cellulare da qualche parte nella stanza. Fregandomene che mia sorella si arrabbierebbe.

<<Sono una stupida!!>> Mi rimprovero per quello che ho fatto. Sembro matta. Apro con furia l'armadio e tiro fuori i vestiti puliti. Una doccia ci vuole proprio. Ho bisogno di rilassarmi. Esco dalla mia camera e mi dirigo in bagno. Quando sento l'acqua tiepida a contatto con il mio corpo, ogni mio muscolo si rilassa e tutti i pensieri che avevo nella mente sono come svaniti nel nulla. Non so per quanto tempo sono rimasta nella doccia, credo per un po', perché sento mia sorella richiamarmi dietro la porta.
<<Muoviti!! ho bisogno di parlare con te. Non ricordi?>> Bussa alla porta richiamando la mia attenzione. Grazie alla mia ADORATA SORELLA, mi viene una grande ansia. Ho paura di quello che mi dirà. Metto da parte la paura ed esco dalla doccia, mi vesto, lascio i capelli bagnati sulle spalle e raggiungo mia sorella. Nel frattempo lei sta preparando il pranzo e capisco che stamattina ho dormito fino a tardi.

Sposto la sedia facendo un leggero rumore per far capire che sono qui in cucina con lei. Lei si gira e mi sorride. Pensa che con un semplice sorriso mi cambia l'umore come quando ero piccola ma si sbaglia. Crede che io sono ancora quella bambina che ha paura di tutto e che ogni notte avevo gli incubi dei nostri genitori. Di quel giorno orribile. Ma non è così.
<<Ho preparato l'insalata e le patatine fritte che ti piacciono tanto.>> Appoggia sul tavolo una ciotola di patatine fritte e in un'altra l'insalata. Loso perché si comporta così. Anche se mi ha chiesto di sbrigarmi e di raccontarmi tutto, sta facendomi in modo di non toccare l'argomento. Ecco il perché delle patatine.
<<Vogliamo aspettare tutta la giornata? Mi vuoi raccontare cosa sta succedendo? Più aspetti più mi metti in ansia. È questo non piace né a me né a te.>> Mi infilo una patatina in bocca aspettando la sua risposta. La vedo abbassare lo sguardo e si siede. Prende un grosso respiro e inizia a parlare:

Travolta da te! ( IN REVISIONE )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora