Prologo

967 16 5
                                    

Era l'ultimo giorno di vacanze estive, in quello successivo sarebbe iniziata la scuola, sarebbe iniziata una nuova vita.

Ingrid era seduta alla scrivania vicino la finestra: un venticello fece muovere le tende e i fogli sul tavolo; i capelli corvini della ragazza si spettinarono e alcune ciocche si posarono sul suo volto. La mano, che stava scrivendo su un quaderno viola, si fermò e sistemò i capelli, dopodiché impugnò nuovamente la penna.

Gli occhi cupi, però, continuarono a osservare il cielo e le nuvole. Quest'ultime si muovevano lentamente come se fossero stanche di viaggiare in giro per il mondo.

Dopo un po' Ingrid si riscosse, si alzò e uscì dalla camera; entrò in cucina:"Nonna, vado fuori.",ma nella stanza non c'era nessuno, la risposta arrivò dal salotto.

La ragazza si infilò la sua felpa grigia e uscì dall'appartamento.

Fuori, prese la bicicletta e iniziò a pedalare. I capelli le si spettinarono di nuovo.

Lei abitava in paesino abbastanza piccolo, quindi arrivò subito al parco.

Lì si sedette su una panchina sotto un albero che ancora profumava, chiuse gli occhi e respirò profondamente; era tutto silenzioso, si sentiva solo il fruscio delle foglie che si alternava con il cinguettio degli uccellini a ritmo del vento.

Questa calma, però, venne interrotta da improvvise grida di gioia provenienti dal campo di pallacanestro proprio di fronte a lei: dei ragazzi avevano iniziato a giocare.

All'inizio Ingrid non badò molto a quel frastuono, ma poi iniziò a irritarsi; così si incamminò verso il campetto, con l'intenzione di dire loro di andare a giocare da un'altra parte, ma venne bloccata: la palla dei ragazzi la colpì facendola cadere a terra stordita.

Quando si risvegliò, si ritrovò sdraiata su una panchina, circondata dai ragazzi che un minuto prima stavano giocando.

Tutti si scusarono, poi uno di loro si fece avanti:"Scusami, è colpa mia. Volevo fare uno scherzo a lui," puntò il dito verso un suo amico "ma ha schivato la pallonata e l'hai beccata tu... Mi dispiace tanto.".

Il ragazzo aveva i capelli color miele tirati indietro da fascia e gli occhi verdi, che emanavano energia.

Ingrid rimase ferma a guardarlo e,quando sentì quella frase, si riprese e, non sapendo cosa fare,corse via senza dire una parola.

Lungo la strada si fermò per riprendere fiato e le vennero in mente i bruttissimi ricordi della suola media: i suoi compagni che le stavano lontano, i bulletti chela prendevano in giro chiamandola "Asociale", le ragazze che le rovinavano i quaderni; tutti la odiavano e avevano paura di lei, nonostante non avesse fatto nulla nei loro confronti:semplicemente si vestiva con abiti di colore scuro e aveva fatto crescere la frangia davanti agli occhi.

Questi cambiamenti su di lei, erano avvenuti dopo un fatto molto importante accaduto quando lei aveva nove anni. Da allora i suoi capelli color rame si tinsero di nero e quegli occhi vispi si svuotarono; Ingrid diventò molto timida,emotiva, pessimista, insicura di se e fragile ai giudizi degli altri, tutti sentimenti che la rovinarono.

Una lacrima scivolò sulla sua guancia,poi un'altra e un'altra ancora, finché quelle gocce non si tramutarono in un pianto:"Allora avevano ragione i miei compagni. Io sono una asociale. Non parlo con nessuno, non ci riesco.". Si inginocchiò e con un braccio davanti al viso continuò a singhiozzare:"Perché? Perché ovunque io vada ho sempre questo peso alle spalle? Perché sono nata? Perché non sono potuta morire con loro?".

All'improvviso una mano le toccò la spalla, la ragazza si alzò di scatto; davanti a lei c'era il ragazzo del parco che poco prima si era scusato per l'incidente:"Ciao,hai diment... Ehi! Cos'hai?"

"Niente..."rispose Ingrid tirando su col naso e asciugandosi le lacrime con la maglietta:"Cosa vuoi?".

"Ecco, hai dimenticato questa vicino alla panchina e ti ho rincorso per restituirtela."rispose con un sorriso imbarazzato porgendole la bicicletta.

"Grazie." detto questo la ragazza afferrò il manubrio, si girò e iniziò a camminare, ma il ragazzo la fermò:"Senti... Sei sicura di stare bene?".

"No, mai stata." fu la risposta.

Quando arrivò a casa, Ingrid corse incamera sua senza salutare la nonna, che, dopo un po', la chiamò perché era pronta la cena.





La Ragazza Del Parco {in revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora