Capitolo sette - Cui prodest?

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"So let me just give up
So let me just let go
If this isn't good for me
Well, I don't wanna know
Let me just stop trying
Let me just stop fighting
I don't want your good advice
Or reasons why I'm alright

You don't know what it's like
You don't know what it's like"

You Don't Know - Katelyn Tarver
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Will.

Will. Will. Will. Will. Will. Will.

Continuo a ripeterlo nella mia mente senza una ragione ben precisa. Lascio semplicemente che il suono del suo nome vada a sostituirsi a quello delle lancette dell'orologio e delle piccole gocce di pioggia che hanno appena iniziato battere ritmicamente sul vetro della finestra. Come quando, a forza di ripetere la stessa parola, questa inizia a perdere ogni significato, diventando un semplice rumore. Eppure, pur continuando assiduamente a sussurrarlo mentalmente, non riesco a rendere i contorni del suo nome più sfumati, e non me lo spiego. Forse perché la sua voce che lo pronunciava non assomigliava per niente ad un semplice rumore di sottofondo. Il rombo della macchina che passava fra di noi era un rumore. Il vociare delle persone proveniente dall'interno del Coffee Kiss, anche quello era un rumore. Ma la sua voce no, troppo presente, troppo reale.

"Mi chiamo Haley."
"E io non te l'ho chiesto."
"Non mi interessa. Volevo solo che tu lo sapessi."

Scuoto la testa, cacciando via quel ricordo come un insetto fastidioso, così come l'inconsapevole collegamento che la mia testa ha creato fra le due situazioni, così diverse e lontane. Eppure, in questo momento, mi sorprendo nel sentirmi come quel giorno, ancora abbastanza vicino da riuscire a riviverne le sensazioni, ma troppo lontano per lasciarmi nelle orecchie il ricordo delle parole esatte. Una piccola memoria sulla punta della lingua.

I capelli di Haley, però, nella mia testa hanno ancora lo stesso colore. Potrei affermare con assoluta certezza quale fosse l'inclinazione delle sue labbra quando era felice, così come il percorso involontario delle sue lacrime quando si sforzava di non piangere. Tutte queste immagini sono più di semplici ricordi, più di una fotografia, più della sua stessa esistenza e, se c'è ancora qualcosa di più nitido, più di tutto ciò che spazia dopo. È una sorta di sogno che va oltre la sua mancanza e la mia stessa presenza.

"Sei sempre in mezzo ai piedi."
"Non mi pare proprio, non ci vediamo da giorni."
"E allora mi spieghi come fai a incastrarti nel mio cervello anche quando non ci sei? A volte fai quasi male."

Strizzo gli occhi, resa disperata dalla marea di ricordi che ha deciso di travolgermi proprio adesso, quando l'unica cosa su cui dovrei concentrarmi è la trama del libro che sto tenendo tra le mani. È ormai da giorni che non faccio altro che perdermi inconsapevolmente fra gli stessi pensieri, che si proiettano nel mio cervello in modo disordinato senza lasciarmi tregua. Prima Haley, poi Cole e, irrimediabilmente, Will: tre nomi collegati fra di loro da un filo spessissimo che sembra in procinto di spezzarsi da un momento all'altro.

Mentre il pensiero di Haley e Will, però, sembra presentarsi a sorpresa fra i vari momenti della giornata, quello di Cole mi insegue in modo più infimo, destreggiandosi fra i sogni vuoti e gli incubi notturni. Come un serpente, viscido e velenoso. Più mi impongo, durante tutta la giornata, di non pensare a lui e alla sensazione delle sue mani dure sul mio corpo, più doloroso diventa rivivere quei ricordi di notte.

Haley - In Morte Ultima VeritasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora