Capitolo dodici - Memento mori

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"Nowhere to run
There's nowhere to hide
This is madness, madness, madness"

Madness - Ruelle
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Mi stringo un po' di più nel cappotto, cercando di bloccare il brivido di freddo che ha iniziato a risalirmi lungo le braccia, sebbene coperte dalle maniche pesanti. Intorno a me c'è silenzio, più silenzio di quanto non ce ne fosse all'andata, nonostante un leggero venticello abbia iniziato a muovere le foglie cadute e a staccarne altre dai rami degli alberi. L'inquietudine che esso mi lascia addosso, però, è destinata a durare poco: la strada è molto più corta di quanto ricordassi, forse anche perché, questa volta, non sono costretta a sostare al bar dalla porta rossa come poco fa, e io riesco a percorrerne gran parte in una decina di minuti al massimo, con l'unica compagnia dei miei pensieri e degli sguardi sfuggenti di qualche passante. Mi guardo intorno, studiando velocemente i lampioni già accesi, nonostante non sia ancora calata la sera, e, istintivamente, mi faccio ancora più piccola dentro i miei abiti, come nel tentativo di sfuggire alla loro luce fioca.

"Cinquecentoventisette" sussurro, con lo sguardo abbassato, quando il mio piede calpesta per l'ennesima volta l'asfalto scuro e crepato sotto di me.

Per un momento, mi immagino che il suolo si apra all'improvviso, creando un'enorme voragine larga e lunga quanto tutta la strada, pronta ad inghiottire le auto parcheggiate e, inevitabilmente, anche me. Mi chiedo cosa possa esserci sotto. Forse l'inferno. Sempre che esista, ovviamente. Forse un infinito e abissale nulla, in cui potrei galleggiare come se fosse una grande piscina olimpionica. Forse soltanto una voce invitante, pronta a dirmi che il mondo è finito, ormai, che me ne posso andare.

Sobbalzo, girando lo sguardo verso destra quando il gracchiare sgradevole di qualche strano uccello mi giunge all'orecchio senza preavviso, seguito dallo sbattere di uno o più paia di ali, non ne sono sicura. Non appena quel suono si allontana insieme all'animale, però, mi ritrovo costretta a fare di nuovo i conti con il silenzio, appena smussato dal rumore del mio respiro tremulo e dei miei piedi che strisciano al suolo.

È come se il tempo si fosse improvvisamente fermato senza avvisarmi, escludendomi da questo assurdo gioco che mi ritrovo ad osservare da lontano, inquietata dall'immobilità delle case, delle auto ferme e dei rami degli alberi appena piegati dal vento, unico segno, insieme al cielo che pian piano si scurisce, del mondo che, lentamente, continua a girare. E, all'improvviso, mi rendo conto, con la paura che inizia a crescere dentro di me, che la situazione non è così diversa da quella che, più di una settimana fa, mi ha portato ad elemosinare un po' di ossigeno per i miei polmoni allagati dall'acqua sporca del laghetto del parco, con solo la mano di Cole stretta al mio collo che mi tenesse in contatto con il mondo all'esterno, totalmente insofferente alla mia agonia.

Velocizzo il passo, cercando di mettere a tacere questa considerazione improvvisata ma veritiera e ignorando a malapena l'incedere di ombre immaginarie dietro e di fianco a me, pronte a prendermi per trascinarmi via e farmi fuori una volta per tutte. Non oso neanche alzare lo sguardo dalle mie scarpe, tanto è cresciuta la paura, limitandomi a lanciare piccole occhiate di sfuggita alle case che supero per riuscire ad orientarmi e provando a sostituire i pensieri di morte imminente con altre immagini più nitide, anche se a fatica. E ci provo davvero, ma è come se l'idea di morire si fosse trasformata in una nebbia scura e impenetrabile, che mi circonda come un'aura e mi abbraccia senza infondermi calore, ma bruciandomi una ad una tutte le ossa.

Provo a pensare a mio padre, che potrebbe essere già a casa ad aspettarmi, ma è un'idea che crolla quasi subito: se fosse davvero tornato, mi avrebbe già tempestato di telefonate e messaggio. Allora penso a Will, alla discussione avuta con lui poco fa e al fatto che, nonostante gli abbia dato del pazzo, anche io adesso stia contando i passi che mi portano fino a casa. Eppure, con la stessa velocità con cui sono stati evocati, anche loro svaniscono in fretta, soffocati dal terrore che mi sta provocando il cielo buio ormai imminente.

Haley - In Morte Ultima VeritasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora