Parole in circolo

208 18 0
                                    

POV Marc

-Amico, sei un folle!- esclamò Munir mentre ci apprestavamo ad uscire dal cancello secondario dello stadio.

-È almeno maggiorenne?- Chiese Ney

-Ehm ... -

-Ok va bene, secondo me è andato fuori di testa- Disse Munir rivolgendosi a Leo.

- Dai ragazzi, ci racconterà tutto a casa e poi lo giudicheremo, non siate frettolosi!-

-Grazie- Risposi io

Li ospitai tutti a casa mia e chiesi alla governante di portare Tobia a fare una passeggiata, Dio solo sa quanto fosse pettegola quella donna!

-Allora dicci tutto- mi incitò Leo mentre stappavo quattro birre.

Mi sedetti sul divano e raccontai loro tutto l'accaduto.

Non ero mai stato bravo a decifrare le emozioni dagli sguardi, figuriamoci ora che temevo il loro giudizio.

Raccontai l'accaduto nei minimi dettagli quasi senza respirare e, dopo che ebbi finito, il silenzio invase la stanza.

-Pensi dica la verità?- Dopo qualche secondo di silenzio, Munir parlò- insomma credi che qualcuno l'ha incastrata o cose simili?-

-Credo di si, ma voglio scoprirlo-

-Come?- Chiese Neymar

-Andrò a trovarla nel pomeriggio-

-E i giornalisti?-

-Per questo posso darti una mano-scandì Leo - possiamo dire di aver scordato il cellulare –

-Credo sia una buona idea amico-Disse Munir.

-Mi accompagneresti tu?- chiesi a Leo.

-Si, sicuramente la direttrice cercherà di farmi postare ancora qualche foto sul mio profilo e tu avrai del tempo per capire chi è veramente quella ragazza.-si fermò e poi continuò -Non preoccuparti- disse lui facendomi l'occhiolino.

Dopo aver salutato i ragazzi ed essermi fatto una doccia, alle 18.00 l'auto di Leo si fermò al cancello della mia tenuta.

Salii sulla sua auto e ci incamminammo per Peaceville. L'istituto distava circa 20 minuti da casa mia e quindi arrivammo piuttosto in fretta .

La direttrice, sorpresa e felice di rivederci, ci accolse calorosamente. Mentre le infermiere cercavano il telefono di Leo, io, congedandomi con la scusa del bagno, riuscii a sgattaiolare nella sua stanza. La trovai addormentata, mi sedetti accanto a lei e le accarezzai dolcemente il viso. Lei si svegliò e con espressione sorpresa chiese:

-Come hai fatto ad entrare?- Un sorriso le scappò fra una parola e l'altra.

-Diciamo che stanno cercando il telefono di Leo che è in realtà nella sua tasca- Istintivamente mi abbracciò.

-Sono tornato- dissi-sono qui ora-La strinsi più forte e lei si accoccolò al mio petto.

-Credo che tu voglia sapere la mia storia-

-Solo se te la senti-

-Tu hai mantenuto la tua promessa, io manterrò la mia- disse staccandosi dall'abbraccio.

Quello che mi stava per raccontare, le faceva ancora molto male. Per qualche secondo abbassò lo sguardo e poi finalmente parlò:

-Mia madre morì circa 1 anno e mezzo fa- disse con voce triste

-Mi dispiace- dissi mortificato.

- All'inizio la vita con mio padre era stata bella, ma tutto cambiò quando decise di risposarsi poco dopo. Sposò una donna di origini russe, questa donna aveva una figlia di nome Johanna che suppongo mi detestasse. La mia matrigna cercava in tutte le situazioni di farmi litigare con mio padre, molto spesso ci riusciva. I pochi amici che mi erano rimasti, a causa di Johanna, diventarono miei nemici. La vita a casa era uno schifo, a scuola anche e così decisi di fuggire dalla realtà- fece una pausa e poi riprese- conobbi alcune persone, iniziai a drogarmi e a comportarmi proprio come loro. Un giorno Johanna mi provocò e la spinsi, lei corse in quella, che era stata casa mia, raccontando a mio padre di essere stata picchiata da me. Durante la mia assenza frugarono nello zaino e trovarono delle pasticche. Mio padre, spinto dalla sua nuova moglie,telefonò all'istituto credendo fossi impazzita per il dolore dovuto a mia madre. La verità è che non sono pazza, sono solo stata incastrata.

Restammo un attimo in silenzio.

Pensavo a quanto potesse essere stata cattiva la sorte di quella ragazza, a quanto suo padre si fosse fatto manipolare da quelle donne.

-Ora non faccio più uso di quelle schifezze, il solo pensiero fa in modo che io possa schifare me stessa-aggiunse.

-Credo che tuo padre sia stato davvero uno stronzo. Eri sua figlia Cristo santo !- dissi mentre, in preda alle lacrime, la stringevo a me-

-Ora non sei più sola, ti farò uscire da qui!- promisi.

-Non lasciarmi anche tu-

-Non lo farò-

Ero intenzionato a mantenere quella promessa. Dovetti lasciarla per paura di destare sospetti, ma prima di andare via le chiesi:

-Posso sapere il tuo nome?-le chiesi amorevolmente.

-Chloè- disse mentre le lacrime le rigavano il viso candido.

-Va bene Chloè, ti prometto di risolvere questa situazione- Le dissi guardandola negli occhi.

Il suo sguardo si illuminò e sorrise, era così bella!

Tornando a casa non dissi nulla a Leo, preferivo farlo quando anche gli altri ragazzi fossero stati presenti.

Ero dispiaciuto per lei, meritava molto di più che quella vita. Non sapevo come sarei riuscito a darle ciò che le spettava, ma dovevo farlo. Mai in vita mia avevo immaginato che una cosa così potesse ancora succedere.

Lungo il tragitto pensai a lungo e non mi resi conto del tempo che trascorreva.

-Amico, ma ti hanno svaligiato la casa?- chiese Leo in prossimità del cancello della mia tenuta.

Guardai oltre esso e vidi alcune valigie poste accanto alla porta, diversi oggetti di Melissa sparsi qui e lì nel vialetto e qualche giochino di Gala posto ai limiti del cancello.

-Si può sapere che sta succedendo?- chiesi infuriato scendendo dalla macchina.

-Sta succedendo che vado 1 mese dai miei per fare in modo che TU TORNI IN TE STESSO-urlò Melissa dall'ingresso.

-E Gala?- chiesi preoccupato.

-Lei naturalmente viene con me- rispose avida.

-Non puoi farlo-

-Si che posso-

Caricò ciò che aveva preparato e, senza neanche darmi l'occasione di salutare mia figlia, partì.

Forse Melissa era meglio non averla fra i piedi, ma Gala mi sarebbe mancata.

SALVE RAGAZZI

Buona lettura!

Le stesse molecole || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora