Lacrime di dolore

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POV Chloè

-MARC! MARC SVEGLIATI TI PREGO!- Urlai disperata scuotendolo.

-Che succede?- Chiese assonnato e visibilmente confuso.

-Credo di aver sentito qualcosa in corridoio-Affermai cercando di scandire bene le parole interrotte dal tremolio della paura.

-Sarà qualcuno dei ragazzi non preoccuparti-Cercò di rassicurarmi.

-Dormono tutti, come fanno ad essere loro?- Chiesi stizzita 

-Chloè tranquilla, ci sono io con te- Affermò accendendo la luce.

Lo vidi alzarsi e andare a controllare nel corridoio senza però trovare nulla. Quando tornò accettai l'idea che fosse qualcuno dei ragazzi che dormivano nelle stanze limitrofe, ma comunque sia non riuscii a tranquillizzarmi a pieno.

Marc si infilò nuovamente fra le coperte e spense la luce.

-Guarda che se sei spaventata puoi tranquillamente avvicinarti a me, non mordo mica!-Disse in tono ironico.

-è solo che... ho l'impressione costante che da un momento all'altro qualcuno voglia farmi del male- Confessai.

-è comprensibile- Rispose.

-Davvero?- Chiesi.

-Si. Insomma non hai passato un ottimo periodo, sei stata da sola e in ambienti non proprio adatti ad una ragazzina fragile come te-

-Cosa ne sai tu della mia fragilità?- Dissi raggomitolandomi su me stessa.

-Non so, quando ti guardo, ti tocco, ti bacio ho la netta sensazione di poterti far male anche solo facendo un po' più di pressione.-Scandì con voce flebile.

-è per questo che non mi tocchi?-Chiesi riluttante.

-No, per quello aspetterò che tu mi dica ciò che ti ho chiesto- Rispose  prontamente.

Per un po' restammo in silenzio, io fissai il buio che circondava la stanza e assieme ad essa i nostri corpi. Ebbi la netta sensazione di venirne risucchiata e quasi un senso di panico pervase la mia mente. 

Pensai che in realtà quella sensazione non fosse nuova, mi sembrò di averla già vissuta e nei meandri della mia mente la ritrovai nel periodo in cui mia madre venne a mancare. La sensazione di smarrimento, la costante percezione di essere risucchiata da un buio che ruba tutte le tue speranze, la tua felicità, la tua sicurezza. 

In quel periodo la mia vita era nuovamente stata invasa dal buio, ma un lucore mi stava facendo riscoprire quanto bello fosse in realtà vivere in modo normale.

Parlare di normalità era strano poiché, sin da piccola, crebbi con l'idea che la normalità fosse soggettiva e  per questo non amavo giudicare nessuno, qualsiasi fosse la scelta di vita che avesse fatto.

-Marc?- Chiesi non avendo la percezione esatta del tempo che avevo passato a pensare

-Si?- Mi rispose prontamente.

-Ti dispiace se mi avvicino un po'?- Chiesi attendendo una risposta che non arrivò, almeno non verbalmente.

Lo sentii avvicinarsi alla mia sagoma supina e allungare le sue braccia lungo il mio corpo, sollevai la testa e la appoggia sulla sua spalla. La morsa delle sue grandi braccia mi racchiuse fra essa. Rilassai i muscoli e chiusi gli occhi cercando di dormire almeno qualche ora.

-Buon giorno-Sancì Marc invitandomi ad alzarmi e a seguirlo verso la cucina.

-In realtà non faccio mai colazione, ma tu va pure.- Ammisi stiracchiandomi.

Quando Marc lasciò la stanza mi preparai, naturalmente con i vestiti del giorno precedente,  e appena pronta scesi al piano di sotto dal quale, circa 1 ora dopo, ce ne andammo per tornare a casa sua.

Quello stesso pomeriggio si recò agli allenamenti lasciandomi da sola con un'immensa voglia di mangiare qualcosa di dolce guardando un vecchio film. 

Mentre mi apprestavo a sgranocchiare una barretta al cioccolato di circa 12 cm di lunghezza guardando "l'eleganza del riccio" , sentii suonare alla porta, aprii e mi trovai davanti un uomo sulla 50ina.

-Posso aiutarla?- Chiesi cortesemente.

-Sono venuto a lasciare le casse di acqua che il signore mi ha pagato ieri-

-Il signore?-

-Si quello famoso che gioca a tennis... o forse a calcio, non so-

-Capisco, ok va bene le lasci lì- Gli risposi abbastanza alterata indicandogli un angolo della cucina e facendolo entrare.

-Ti ho già vista da qualche parte- Sancì - Si, in uno di quei locali notturni con tutte quelle puttane che ballano sui tavoli ora ricordo bene- Disse mutando la sua espressione.

In un attimo la sua vicinanza inaudita divenne insopportabile da sostenere, incominciai ad avere caldo e lo invitai cortesemente ad uscire senza dar lui una risposta. L'uomo però sembrava ignorare il mio invito e ad ogni istante cercava di ridurre la distanza da me. 

Quando, resami conto della pericolosità della sua inaudita vicinanza, cercai di allontanarlo, impose con prepotenza il suo corpo sul mio impedendomi ogni movimento.

-LASCIAMI STRONZO-Urlai.

-Andiamo, lo so che tanto lo fai ogni sera- Rispose.

-Non più, ora...-Non riuscii a terminare la frase poiché sentii la sua bocca premere con violenza sulla mia e le sue mani compiere moti convetti sul mio corpo.

In quel momento la porta d'ingresso si spalancò e vidi Marc lasciar cadere la sua borsa sul pavimento. Sentii le sue mani applaudire e vidi i suoi occhi inumidirsi. L'uomo si staccò da me e con una corsa iraconda sparì dall'abitazione

-Complimenti, davvero una bella recita la tua- Disse applaudendo.

-Quindi ti scopi tutti quelli che entrano nel luogo in cui ti trovi? Davvero brava-

-Marc non è come credi...- Cercai di spiegargli.

-So bene quello che ho visto- Rispose freddamente.

-MI FIDAVO DI TE CAZZO!- Urlò scaraventando un vaso posto a riempire un angolo della casa verso il muro.

I pezzi schizzarono in tutte le direzioni e spaventata scivolai lungo il muro cercando di proteggermi con le ginocchia.

Lo sentii avvicinarsi a me.

-Guardati Chloé, hai paura di me! Non dovresti averne mai eppure sei sempre così distante  e poi ti trovo a tradirmi.- Disse flebile.

-Nonostante cerchi di rassicurarti, di dirti che va tutto bene, siamo sempre al punto di partenza-

-Non so a che gioco stai giocando, ma da ora è  finito. Posso passare su tutto eccetto che sul tradimento, vattene Chloé ti prego- Aggiunse

Tra le lacrime corsi fuori lasciandomi tutto alle spalle, non tentai di spiegargli come fossero andate le cose, non mi avrebbe ascoltata e a poco sarebbe valso.

Corsi a lungo senza una meta lasciando dietro di me ogni strada, casa, paesaggio, posto che in qualche modo sembrava essere troppo bello e limpido per essere deturpato dalle mie cattive emozioni.

L'indomani decisi di partire. Con i soldi che avevo da parte acquistai un biglietto per l'Italia che partiva il giorno stesso. Non avevo intenzione di tornare il Spagna e per questo motivo decisi di scrivere un'ultimo messaggio a Marc prima di fargli definitivamente perdere le mie tracce rompendo la scheda telefonica.

Presi il telefono e notai che non ci fossero messaggi non letti, chiamate perse o comunque un segno, un misero segno che mi facesse ancora sentire parte della sua vita. Piansi a lungo lacrime di dolore, probabilmente fu la sola volta nella mia vita in cui valutai l'idea di lasciarmi morire interiormente, ma dopotutto lo ero già da qualche ora.







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