POV Chloè
Triiiiin-triiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin-triiiiiiiiiiiiiiiin.
Il suono assordante della sveglia sancisce l'inizio di una nuova giornata, una nuova e pessima giornata!
Decisi finalmente di alzarmi separandomi dal calore assuefante del letto. Pian piano mi incamminai verso la piccola cucina nonostantel'aria gelida di novembre rendesse ogni movimento più difficile.
La mia malattia rendeva l'appartamento più triste di quello che fosse, dopotutto, grazie al mio modesto lavoro di badante, riuscivo a soddisfare i miei bisogni primari e a concedermi qualche piccolo lusso. Nulla poteva sostituire il calore di una famiglia o di una persona cara, ma io non avevo nessuno dei due.
Dopo essere "scappata" da Barcellona, mi stanziai a Venezia, città italiana dove attualmente vivo e detengo le mie cure mediche.
Infatti, due mesi dopo essermi trasferita in Italia, svenni e mi fu diagnosticato un brutto cancro al cervello che ora sto combattendo, o almeno ci provo.
Da allora non ebbi più notizie della mia famiglia e nemmeno di Marc, non lo contattai in nessun modo e rompendo la mia scheda telefonica feci in modo che lui non potesse più cercarmi
Non dico che mi piacesse affrontare tutto da sola, ma lo facevo senza lamentarmi troppo.
Mi vestii e scappai a lavoro.
Per far quadrare i conti delle spese casalinghe e personali svolgevo la mansione di badante presso una signora del mio quartiere.
La cosa non mi dispiaceva affatto e la signora, a sua volta, sembrava essere soddisfatta dei miei trattamenti.
Passavo spesso le mie mattinate in silenzio poiché la signora o dormiva oppure era impegnata in cure che richiedevano l'uso della cavità orale, così avevo tanto tempo per pensare e riflettere su tutto ciò che mi passava per la testa: dal film visto la sera precedente, al compito svolto a scuola tempo fa.
Dopo un frugale pasto trangugiato in metropolitana, dovevo recarmi in ospedale per le chemio che mi occupavano gran parte del pomeriggio. In genere cercavo di impiegare questo tempo sempre in modo costruttivo, magari leggendo qualche buon libro o informandomi su argomenti di attualità da giornali messi a disposizione dalla struttura stessa.
Finite le cure e dopo aver spintonato ed essere stata spintonata da pendolari nervosi in metropolitana, finalmente tornavo a casa e, ormai sfiancata dalla giornata pressante, giacevo oziante sul letto.
Ogni giornata, da molto tempo, risultava seguire sempre questo lento e monotono schema.
Ero riuscita a farmi alcuni amici e con loro mi capitava di uscire qualche volta il sabato, ma per il resto ero completamente sola.
Come sempre, la mattina del 24 novembre, mi alzai, feci colazione e mi preparai per andare al lavoro quando il campanello suonò ero quasi pronta.
Aprii la porta con slancio a causa della fretta e senza rendermene conto mi ritrovai faccia a faccia con l'unica persona che non mi sarei mai aspettato di vedere: Marc.
Istintivamente cercai di coprire il mio volto reso magro dalla malattia, senza dire nulla entrò lasciandosi alle spalle l'imponente porta scura.
-ciao- fu tutto ciò che disse.
Una parola di uso comune, ma con un significato immenso. Un misero ciao che in situazioni tali poteva caricarsi di significati molto importanti.
-ciao- risposi.
Restammo in silenzio per un tempo lungo, troppo lungo.
-perché non me lo hai detto?- chiese con voce rammaricata.
-avrei potuto aiutarti, avrei potuto farti dare le migliori cure!- sancì con forza.
-non ho bisogno di te- affermai cercando di captare la sua espressione.
-ma io si-
- mi hai perdonata per il mio tradimento?- chiesi sarcastica?
-so che non lo hai fatto, ho visto i video delle telecamere di sorveglianza. Mi dispiace io... io sono così impulsivo e ho agito secondo la mia natura. Avrei voluto chiamarti ma tu sei sparita e così ho dovuto affidarmi ad un detective- spiegò quasi senza respirare
-già- risposi a sguardo basso.
-era inevitabile- aggiunsi.
-avrei potuto evitarlo, ma la verità è che ti amo troppo. Ogni tuo gesto diventa oggetto della mia lode verso di te. Quando ti guardo e ti ho vicina a me mi sento bene e non vorrei mai e poi mai che ciò finisse. Ti prego Chloè torna con me-
- Ma mi hai vista Marc? Non ero alla tua altezza in salute, figuriamoci ora- risposi ridendo sarcastica.
- ho bisogno di te- disse avvicinandosi allo stipite al quale mi ero appoggiata e baciando le mie labbra con foga. Nonostante cercassi di respingerlo, ogni tentativo risultava vano, la sua lingua esperta si fece spazio nella mia e il nostro bacio durò un tempo quasi illimitato, tutto il tempo che l'amore ci mise ad esprimersi.
-Ti amo Marc- fu l'unica cosa che riuscii a sentire prima di fiondarmi su di lei.
Spazio autrice
Buona sera ragazzi, come sempre è tardissimo e io mi trovo ad aggiornare perciò che ne dite di sostenermi con qualche stellina e/o commento ?
Alla prossima!
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Le stesse molecole || #Wattys2016
FanfictionCosa succederebbe se una stella del calcio come Marc Bartra s'innamorasse di una ragazza rinchiusa in un manicomio? Una storia altamente anticonvenzionale, ma che vi terrà con il fiato sospeso.