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Sono le sette del mattino. Il sole timido illumina lievemente la stanza della nuova casa, infastidendo la mia quiete mattutina.

-Dovrei mettere delle tende- sbuffo,  calciando via le coperte e buttandole a terra senza troppe cerimonie. Mi alzo di controvoglia essendo lunedì: il mio primo giorno in una nuova scuola. Io e la mia gemella ci siamo trasferite a Miami, costrette da nostro padre. È l'unico genitore a noi rimasto dato che nostra madre è morta quando eravamo piccolissime; non la ricordiamo, non abbiamo neanche una foto, non ci è rimasto nulla di lei. Prima abitavamo in una piccola isoletta nelle Hawaii: un bel posto, non mi lamento della mia infanzia vissuta lì. Misteriosamente nostro padre ha deciso di mandarci a casa di sua sorella, zia Roxanne, per proseguire gli studi e terminare l'High School. Il perché della sua scelta resta a noi ignota.

-Victoria!- chiamo mia sorella entrando nella sua camera violentemente -Possibile che tu sia così pigra?- le scrollo le spalle, ma continua imperterrita a dormire. Se non si alza faremo sicuramente ritardo il primo giorno. Non deve accadere. Così attuo il piano B.

-Victoria! C'è Sam Walker in salotto!- cerco di mantenere una voce ansiosa mentre salto su e giù per rendermi il più credibile possibile. Non appena sente le mie parole, si alza di scatto e si dirige alla ricerca del suo attore preferito. Scuoto la testa per l'atteggiamento della mia gemella. Siamo così diverse...

-Sheryl, la prossima volta svegliami come le persone normali- commenta Victoria quando entro in salotto. Alzo gli occhi al cielo e le prendo il posto in bagno. Mi metto velocemente la divisa: gonna blu notte, camicia bianca e giacca con il logo della scuola; nulla di impressionante. Mi dirigo in cucina, cedendo il posto a Victoria, e prendo lo zaino con i libri buttandoci dentro qualche cosa da mangiare. Apro il cellulare: 7:30.

-Victoria, se non sei pronta entro trenta secondi prendo l'autobus da sola!- la sprono e, in men che non si dica, esce dal bagno truccata e profumata.

-Andiamo?- mi chiede dirigendosi verso la porta, come se sia stata lei quella ad aspettare. Sospiro e la seguo, chiudendo la porta alle spalle.

Riusciamo a prendere l'autobus delle 7:35 che ci porta direttamente alla Miami High School e dopo venti minuti arriviamo alla meta. Scendiamo, scrollandoci di dosso la puzza proveniente dall'autobus pieno di persone. Victoria tira fuori dalla tasca della giacca una boccetta di profumo Chanel e se lo spruzza nel corpo, poi si gira e me ne mette un poco sulla faccia senza avvisare. Chiudo gli occhi per il bruciore creato dal profumo e li strofino con la mano. Solo quando sento il bruciore affievolirsi riapro gli occhi. Victoria non è più con me. Alzo gli occhi al cielo e mi dirigo verso la zona dove dovrebbe essere situato il mio armadietto, essendo in anticipo di cinque minuti prima dell'inizio delle lezioni. Fortunatamente lo trovo subito. Inserisco una combinazione e poso i libri inutili. Con lo zaino alleggerito mi dirigo verso l'aula di scienze. Entro subito in classe e mi approprio del banco in seconda fila, vicino alla finestra. Noto che ci sono altri ragazzi nell'aula, sicuramente venuti prima per prendersi gli ultimi banchi. Non mi considerano minimamente, né tantomeno si sono accorti della mia presenza. Ma a me va bene così: passare inosservata è la fase uno del piano per sopravvivere al primo giorno. Suona la prima campanella e l'aula inizia a riempirsi lentamente tra ragazzi che si scambiano strette di mano amichevoli e ragazze in preda alle risate. Io, in tutto questo trambusto, cerco di darmi un vantaggio nella fase due del piano: trovare degli amici veri e simpatici. Ma, purtroppo, nessuno tra questi volti mi sembri rientrare in quelle determinate caratteristiche. La mia osservazione viene interrotta dal professore di scienze entrato in classe. Il prof Trull inizia a fare un discorso su quanto sia importante lo studio costante, l'impegno e cose varie. In poche parole: il discorso di incoraggiamento che fanno tutti gli insegnanti in ogni classe ogni anno per spronare gli alunni ad impegnarsi, ma è ormai chiaro che solo una piccola parte degli studenti segue il discorso. Dopo aver terminato il professore inizia a fare l'appello. Arriva al mio nome: -Sheryl Lightsky-.

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