Several Parallel: Difference

VII

AGGIORNAMENTO A SORPRESA PER IL MIO COMPLEANNO😈

Voglio sapere tutto, ogni cosa di loro. Sono sempre stata abbastanza curiosa, ma la curiosità è comprensibile. Non potremmo ritenerla una figura retorica della conoscenza? Ma la conoscenza, seppur vantaggiosa, può avere i suoi difetti.

Decido così di rispettare i tempi di Julen: mi diranno tutto al momento giusto che equivale ad un dopo.

-Sheryl, puoi frenare il tuo cervello un attimo? Riesco a sentirti nonostante non stia facendo nulla per farlo- borbotta Sitt dietro di me. All'inizio non capisco quello che vuole dire. Non sto parlando. Poi capisco: lui riesce a percepire i pensieri altrui.

-Sai esattamente cosa sto pensando?- arrossisco violentemente, continuando a camminare.

-No, non esattamente- risponde vagamente. Sto per ribattere, ma Dylan annuncia di essere arrivati al Quartiere.

Alzo lo sguardo e vedo un edificio che, sicuramente, supera tutte le mie aspettative. Chissà come mi sia passato per la testa di trovare un edificio colmo di graffiti, spazzatura a terra, coppie in atteggiamenti poco casti, ragazzi che fumano e bevono. Parliamo sempre di ragazzi e ragazze tra l'età di dieci e vent'anni da soli.

Rimango stupita da vedere l'opposto. L'ingresso è delimitato da alberi altissimi che fungono da porta. Dopo di essi prosegue una grande strada fino ad un portone bianco immacolato. Ai lati della strada vi sono piccoli spazi di verde, interrotti da sentieri e panchine. I ragazzi attraversano gli alberi, faccio per seguirli ma mi bloccano.

-Devi registrarti- mi dice Julen. Mette una mano in tasca estraendo un coltellino, poi me lo passa -Fai un taglio sul palmo della mano sinistra e spargilo sulla radice del quarto albero-

Non so cosa intende per registrarsi, ma non faccio domande. Non ho mai fatto una cosa del genere. Affondo lievemente la lama sul palmo, non vedendo uscire sangue imprimo maggiore pressione. Si forma un taglietto; all'inizio brucia fino a diventare insignificante. Faccio ciò che mi ha detto Julen. Vado fino al quarto albero e appoggio la mia mano sanguinante sulla radice. Noto un simbolo intagliato nel legno: lo stesso simbolo che ho nel retro collo. Non appena il mio sangue bagna la radice, l'albero viene scosso. Sopra la mia testa si forma un piccolo ramoscello. Cresce velocemente, non posso fare a meno di non guardarlo. Guardo Cole, pensando sia opera sua, ma i suoi occhi non luccicano: sono normali e guardano il ramoscello che cresce. Poi si arresta.

-Devi intagliare il tuo nome su di esso- interviene Julen.

-Puoi aggiungerci anche un tuo simbolo, per renderlo personale- mi suggerisce Dylan sorridendo -Io l'ho fatto-

-Il tuo simbolo è un pulcino!- alza gli occhi al cielo Sitt. Dylan sembra offeso.

-Ha un valore simbolico!- ribatte, non volendola dare vinta all'amico

Intanto che loro battibeccano intaglio il mio nome in stampato: non è facile scirvere con un coltellino sul legno. Prendo esempio dal consiglio di Dylan. Cerco di fare una chiave di violino, ma il risultato non è esattamente quello. Sono usciti tre cerchi: quello al centro più arricciato e grande, gli altri due più piccoli.

Arriccio il naso: non volevo quel risultato. Scrollo le spalle e porgo il coltellino al proprietario.

Stavolta oltrepasso gli alberi senza dover fare altro. Sitt apre il portone, mostrando il tatuaggio sul retro collo. Gli altri si girano come Sitt, Cole mi sprona ad imitarli. Percepisco un lieve formicolio sul tatuaggio, come una scansione. Il portone si spalanca, lasciandoci l'accesso. All'interno è tutto molto silenzioso e bianco. I miei jeans e la mia maglia stonano con tutta quest'assenza di colore. Davanti a noi c'è una scrivania di acciaio. Dietro di essa vi è una signora di mezza età che armeggia con un computer. Sembra di essere alla reception di un hotel, solo meno confusionaria e con decisamente meno arredi.