VI

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-Come avete fatto ad ucciderlo?- chiedo mentre guardo il punto dove prima si era dissolto il mio assalitore.

-Lo imparerai- commenta Cole, sollevando Sitt da terra con l'aiuto di Dylan.

-Ora dobbiamo andare- dice Julen riprendendosi quasi del tutto.

-Andare dove?- alzo un sopracciglio.

Nessuno mi risponde. Si incamminano verso l'uscita della scuola.

-Vieni o vuoi farti ammazzare da un altro di loro?- prosegue Julen che cammina accanto agli altri ragazzi. Sbuffo e sollevo le spalle, avvicinandomi a loro. Ti ucciderò io, Julen.

Sbattono violentemente il portone, dirigendosi in cortile.

-Ti fidi di me?- mi domanda Julen. Scuoto la testa. Il ragazzo alza gli occhi al cielo sul punto di controbattere.

-Almeno fidati di me- interviene Sitt -Ti ho salvato la vita-

Mi guardano con un sorrisino sulle labbra. Accetto la proposta di Sitt.

Cole aiuta Dylan ad appoggiare Scott a terra, Julen scalcia dal terreno carte e lattine lasciate dagli studenti.

-Non c'è più rispetto per la natura- commenta amareggiato Cole alzandosi.

Inaspettatamente Cole apre le braccia, come se fosse pronto a ricevere un abbraccio. Socchiude gli occhi e porta la testa leggermente indietro. Prima di poter scoppiare a ridere vengo sopraffatta dalla paura mista allo stupore. Le mani di Cole si tingono di un verde smeraldo come i suoi occhi. I lunghi capelli ricci vengono scossi dal vento, facendoli annodare fra loro. Il vento cresce, portando con sé una scia di foglie, ramoscelli e carte. Cole, vedendo i rifiuti catturati, storce il naso. Successivamente si accoscia a terra, lasciando le mani luminose ancorate al terreno. Il vento diventa regolare, salendo e scendendo in uno schema stabilito. Scende per l'ultima volta, schiantandosi al terreno, sopra Cole. Lui apre gli occhi: sono diversi. Emettono luce propria. Verde, come le mani. Ad un certo punto il terreno si sgretola, lasciando spazio ad un tunnel sotterraneo. Il vento si arresta e Cole si alza.

Mi sorride, notandomi a bocca aperta.

-Non c'era bisogno di fare tutto questo teatrino- commenta acidamente Julen tirandogli una spallata, per poi ridere.

-Dopo di te- mi indica il tunnel Cole, soddisfatto del suo lavoro.

Entro, seguendo Julen. Il tunnel è illuminato dalle lucciole. Vi sono dei cristalli colorati sparsi negli angoli e nel soffitto. Il percorso è di terra battuta. Non c'è segno di modernità. Sembra essere tornati indietro nel tempo, quando la natura era la padrona del mondo e non l'uomo. Camminiamo per qualche centinaio di metri.

-Che posto è?- non potevo evitare quella domanda.

-È un tunnel sotterraneo- risponde Dylan. Un genio, devo ammetterlo, non lo avevo notato. Sospiro nella speranza di avere una risposta più alle mie aspettative.

-Questo tunnel è un Passaggio- spiega Cole -Ci serve per spostarci da un posto all'altro-

E non potevamo usare una macchina?

-Non tutti noi usiamo i tunnel per spostarci, dipende dalle tue potenzialità- ammette Sitt. Ancora non ci capisco nulla.

-E non mi dovete dire dove stiamo andando?-

-Lo vedrai- finisce Dylan sorridendo. Odio quando mi si tengono nascoste le cose. Dopo qualche minuto compaiono delle scale di fronte a noi.

Julen sale ed io lo imito, seguita dagli altri. Queste scale non finiscono più. Sono più o meno dieci minuti che saliamo. Sembrano senza fine. Inizio a sentire la fatica. Vedo una luce. Julen esce e mi aiuta. Siamo su un prato. Vedo solo erba e colline. Gli altri ragazzi escono dal buco e il tunnel viene chiuso da delle radici.

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