Capitolo 2

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Una settimana dopo

Margot' pov

"Margot, se non ti alzi entro due minuti il passaggio in moto puoi scordartelo"-sento strillare da una voce familiare.

"Ancora cinque minuti, mamma"-dico, con la voce ovattata dal cuscino-"sono Edward, cavolo, Edward! Mi conosci da diciotto anni e ancora mi confondi con mamma?"-sbotta arrabbiato mio fratello.

Ma come fa a urlare così alle sette del mattino? Io a stento riesco ad articolare una frase-"per favore, smettila di sbraitare"-dico, girandomi dall'altro lato-"Margot devi muoverti! Sono le sette e mezza, se non ti alzi arriveremo tardi il primo giorno di scuola!"-urla ancora, mettendosi davanti a me-"che palle"-sbiascico ancora ad occhi chiusi-"muoviti"-ribatte, scuotendomi leggermente per poi uscire dalla camera.

"Ma perché tutte a me? Se mai diventerò ministro dell'istruzione farò in modo che il carc...la scuola inizi alle dieci"-mi lamento tra me e me, alzandomi lentamente dal mio bel letto a due piazze e infilando i piedi nelle pantofole a forma di coniglio.
Afferro la vestaglia viola e scendo di sotto a fare colazione.

"Ciao tesoro"-mi saluta mamma, dandomi un veloce bacio sulla testa-"ciao mamma"-rispondo, sedendomi lentamente sulla sedia e afferrando un muffin al cioccolato dal vassoio al centro della tavola.

"Senti tesoro, io e papà partiremo questa sera per una commissione a cui parteciperà anche il signor Thompson, torneremo domani sera...mi raccomando, al mio ritorno voglio trovare la casa così come l'ho lasciata"-mi informa, poggiando una tazzina di caffè sul tavolo.
"Ma siete tornati solo una settimana fa dall'ultimo viaggio di lavoro"-rispondo allibita, addentando il muffin e avvicinando la tazzina di caffè. Mia madre sistema alcune cose nella credenza, per poi rivolgersi di nuovo a me, sospirando-"lo so tesoro, la situazione sta diventando pesante anche per noi, ma non possiamo esimerci da questo impegno con il signor Thompson"-conclude.
Ci guardiamo per una manciata di secondi, finché lei non accenna un piccolo sorriso-"non preoccuparti, domani sera saremo già di ritorno, e poi tuo padre sta cercando di conciliare i suoi viaggi d'affari con un viaggio vero e proprio che coinvolga anche te ed Edward"-continua, cercando di tirarmi su-"un viaggio?"-chiedo, non capendo dove voglia arrivare-"sì, nei prossimi mesi organizzeremo un congresso con altri imprenditori a Parigi, ma dato che non ci siamo mai stati abbiamo pensato che fosse una buona idea organizzare una visita della città"-replica, facendomi l'occhiolino. "In effetti, non male come idea"-sorrido, accartocciando lo stampino del muffin.
"Adesso sbrigati, altrimenti tu ed Edward farete tardi"-mi ammonisce, uscendo dalla cucina. Mi alzo, ripongo la tazzina vuota in lavastoviglie, per poi trascinarmi in bagno per lavarmi e vestirmi.

Opto per un jeans chiaro e una felpa bianca, visto che oggi fa più freddo.
Infilo un paio di stivaletti bianchi e afferro lo zaino, per poi scendere nuovamente di sotto-"ciao mamma io vado. Salutami papà"-urlo per farmi sentire, dopodiché apro la porta e mi fiondo fuori.

"Finalmente, forse riusciremo ad arrivare in tempo"-afferma Edward dalla sua moto.
Non rispondo, afferro il casco nero e salgo dietro di lui-"tieniti, non vorrei averti sulla coscienza"-mi ammonisce, mettendo in moto.

Sbuffo infastidita, per poi attaccarmi completamente a lui.

La scuola è piuttosto lontana da casa, a piedi ci metteremmo tre quarti d'ora, ma in compenso è il miglior liceo di Londra, quindi probabilmente ne vale la pena. Ho un po' paura quando penso che questo sarà il mio ultimo primo giorno di scuola. Dopo quest'anno, la mia vita cambierà inevitabilmente. Non mi sono mai piaciuti i cambiamenti e non sono per niente brava a gestirli. Odio tutto ciò che può in qualche modo sfuggire al mio controllo.

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