Capitolo 15

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Margot's pov

Vengo svegliata da un indesiderato raggio di luce che penetra nella mia camera, nonostante le serrande.
Mi giro dall'altra parte, cercando di riaddormentarmi, visto che oggi è sabato e per fortuna la London High School è chiusa.

Tiro su le coperte, mi copro per bene e poi chiudo gli occhi, nella speranza di continuare il bel sogno che stavo facendo.
Quando finalmente sto per sprofondare nel sonno, delle voci al piano di sotto mi svegliano.

Stropiccio gli occhi, guardando il calendario attaccato alla parete proprio difronte a me.
Questo sabato è segnato da una croce rossa, segno che oggi, alle nove del mattino, tutti i membri della squadra di basket di mio fratello si riuniranno qui per discutere di "nuove strategie di gioco", come loro le chiamano.

Dannazione.
Non capisco perché non si possano incontrare nel pomeriggio, ma soprattutto a casa di qualcun altro.
Perché io devo avere quei cretini tra i piedi e gli altri no?

Mormoro un' imprecazione, per poi alzarmi di malavoglia dal letto e prendere la vestaglia viola dalla cabina armadio.
Mi sistemo i capelli legandoli in una coda disordinata, per poi scendere lentamente al piano di sotto, visto che oltre ad avere sonno ho anche fame.

Non appena arrivo a pian terreno, tendo l'orecchio per capire dove si siano riuniti questa volta.
A giudicare dal casino proveniente dal salotto, credo che ci siano quasi tutti.

Con passo felpato, sgattaiolo in cucina. Percorro con lo sguardo l'intera stanza, giusto per essere sicura di essere sola.
Noto, ammassate su una sedia, le giacche degli amici di mio fratello.
Impreco mentalmente contro mio fratello che, nonostante sappia della mia fobia, continua a mettere a soqquadro la casa, per poi distogliere lo sguardo e provare a distrarmi.
Apro il frigo e afferro la bottiglia del latte, per poi poggiarla sul bancone, aprire la credenza e tirare fuori l'occorrente per preparare dei pancake.
Silenziosamente accendo i fornelli, riscaldo il latte e inizio a preparare la padella.

Quanto all'operare in rigoroso silenzio, nessuno mi batte.
Sento delle risate provenienti dal salotto, e poi dei passi.
Decido di ignorarli, dedicando tutta la mia attenzione alle delizie che sto preparando.
Mentre i pancake si cuociono, verso il latte ormai caldo in una tazza e preparo un vassoio per portarmi la colazione in camera.
I passi continuano ad avvicinarsi, ma non me ne preoccupo.
Sarà Edward che cerca di recuperare un foglio e una penna per annotarsi le strategie di gioco.

Spengo i fornelli e dispongo i pancake su un piatto, cospargendoli di Nutella.
Mi viene l'acquolina in bocca solo a guardarli.

Poggio anche il piatto sul vassoio, e inizio a pulire il bancone.
Improvvisamente, inizio a sentirmi osservata.
Ancora con la padella in mano, mi volto lentamente.
Un viso sorridente mi si para davanti.

Jonathan's pov

Stavo cercando la mia giacca, che Edward aveva detto di aver posato in cucina.
Ho dimenticato il cellulare nella tasca interna del giubbotto, e stamattina mia sorella mi ha raccomandato di tenerlo a portata di mano, nel caso lei avesse avuto bisogno di qualcosa.
Mia sorella è odiosa quando si comporta così, come se non sapesse badare a se stessa e avesse bisogno della babysitter.
Vago per la casa, per poi imbattermi in un delizioso profumo: qualcuno sta preparando i pancake. Quando io e Jane eravamo piccoli e mamma non era così impegnata, ogni mattina preparava i pancake per tutti. Facemmo colazione tutti insieme, senza fretta. Sono affezionato a questo profumo, quindi senza pensarci due volte lo seguo, per poi ritrovarmi in quella che deve essere la cucina di casa Smith.

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