Capitolo 22

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Margot's pov
Il sogno è sempre lo stesso. Sono in camera dei miei genitori. Sul calendario c'è sempre la stessa data: 2 gennaio 2010. La stessa luce innaturale penetra nella stanza attraverso le tende azzurre.
Io sono in piedi, scalza, al centro della stanza. So già cosa succederà ora. Mi accovaccerò e farò a pezzi un orso di peluche.
Questa volta, però, c'è qualcosa di diverso. Un cambiamento che, pur essendo impercettibile, noto immediatamente.
Mi avvicino lentamente al mio disegno attaccato alla parete. Lo guardo con attenzione: sul foglio ci siamo io, Edward, mamma e papà. Siamo in piedi su un prato e attorno a noi ci sono tre alberi, disposti a formare un triangolo di cui noi siamo il centro. Tra mamma e papà c'è però una quinta figura, che non ricordavo di aver disegnato.
Sembra un bambino. Ha i capelli rossi, come me ed Edward. Indossa una maglietta azzurra, nella quale ho disegnato quello che mi sembra un otto.
Non ho nemmeno il tempo per realizzare ciò che vedo, perché in pochi secondi quel bambino scompare dal disegno. Adesso tra mamma e papà c'è un piccolo fiorellino.
Rimango a fissare il disegno, aspettandomi chissà quale altro cambiamento, ma tutto rimane immobile, esattamente come io lo ricordo.

Un raggio di sole penetra attraverso le serrande e raggiunge il mio letto.
Mi giro dall'altra parte, cercando di ignorare i rumori che sento provenire dal piano di sotto.
Come se non bastasse, qualcuno bussa alla porta della mia stanza.
"Chi è?"-domando, con gli occhi chiusi e la voce ovattata dal cuscino.
La porta si apre di scatto, lasciando entrare un penetrante odore di muffin al cioccolato.
"Buongiorno!"-riconosco la voce squillante e allegra di Jane.
Apro gli occhi lentamente-"che ci fai qui?"-domando perplessa.
"Ti ho portato la colazione"-ribatte, come se fosse la cosa più ordinaria del mondo.
Si siede ai piedi del mio letto e dalla bustina di carta che ha in mano estrae proprio un muffin al cioccolato.
"Potevi arrivare un po' più presto, no?"-domando sarcastica, guardando di sbieco l'orario sulla sveglia.
"Avrei potuto, ma non mi sembrava necessario"-ribatte seria, strappandomi una risata. Con fatica, cambio posizione, mettendomi seduta a gambe incrociate di fronte a lei.
"Allora? Che ci fai qui?"-domando, afferrando il muffin al cioccolato dalla bustina che mi ha appena passato.
"Sono passata per dirti che oggi io, Jonathan e Sam andiamo a Bibury...nessuno di noi è mai stato nella campagna inglese e oggi c'è addirittura il sole"-dice, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la finestra della mia camera.
Con un gesto rapido, apre le serrande. La stanza viene inondata dalla luce del sole, quasi una rarità qui a Londra.
Socchiudo gli occhi, infastiditi dalla luce.
"Continuo a non capire il motivo del tuo arrivo"-dico perplessa, dando un primo morso al muffin.
"Volevo chiederti se a te ed Edward andrebbe di venire con noi...voi vivete qui da sempre, potreste farci da guida"-risponde, addentando il suo muffin.
Jane non finisce nemmeno di pronunciare la frase, che in camera fanno irruzione Edward e Jonathan.
Istintivamente copro le mie gambe nude con un lenzuolo. Ieri sera non ho trovato il pantalone del pigiama e dato che ero stanca ho dormito senza.
"Che dici, andiamo?"-mi chiede Edward. Dietro di lui, c'è Jonathan. Seguo il suo sguardo mentre lentamente scende sulle increspature del lenzuolo che mi copre le gambe.
Guardo di nuovo Jane-"dai Margot, è domenica...hai qualcosa di meglio da fare?"-mi chiede, alzando un sopracciglio.
"Abbiamo già fatto i panini per tutti"-dice Jonathan, con un'alzata di spalle-"dovete venire per forza, e poi Edward è già pronto"-conclude, dando a mio fratello una pacca sulla spalla.
"Datemi almeno il tempo di farmi una doccia e prepararmi"-chiedo, dopo aver finito il muffin.
"Certo, ti aspettiamo giù"-risponde Jane, con il suo solito sorriso. Noto che al collo indossa la collana che le ho regalato io.
Jane si alza dal letto e si dirige verso la porta, seguita da Edward e Jonathan.
"Non ci mettere un'eternità"-mi urla Edward dal corridoio.
"Non ci metto mai un'eternità"-ribatto, chiudendo la porta della camera.
Si prospetta una lunga giornata.

Jonathan's pov
Seguo Jane ed Edward attraverso il lungo corridoio, che termina con una rampa di scale.
Scendiamo tutti insieme in salotto e Jane ed Edward si siedono sul divano.
"Vado a prendere Sam"-dico, indossando la giacca di pelle che avevo posato su una sedia, una volta entrato in casa.
"Va bene, ti aspettiamo...ricordati che ho già messo in macchina tutto l'occorrente per il nostro tour delle campagne inglesi"-ribatte mia sorella, salutandomi con un cenno.
Annuisco, ricambio il saluto ed esco.
Procedo a passo svelto verso casa, ammirando con un certo stupore i raggi del sole che filtrano attraverso i rami degli alberi.
Le foglie stanno ingiallendo, però alcune conservano ancora il loro colore verde bosco, che mi ricorda quello degli occhi di Margot.
Oggi dovrà sopportarmi per un'intera giornata. Non vedo l'ora di provocarla.

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