Capitolo 8

32 6 2
                                    

Ore 13.30-Mensa scolastica

Jonathan's pov

Finalmente le lezioni sono terminate, non ce la facevo più a sentir parlare i professori di argomenti potenzialmente noiosi, anche perché le mie lezioni del martedì, escluso educazione fisica,  non sono proprio il massimo.

Esco dall'aula del secondo piano, per poi dirigermi all'entrata della mensa, dove io e i ragazzi della squadra ci siamo dati appuntamento.

In lontananza, già vedo alcuni di loro: Alec, Edward e Brady.
Mi affretto a raggiungerli.

"Ehi Jonathan"-mi saluta Alec, dandomi una pacca sulla spalla.
Ricambio il saluto, per poi seguirli al solito tavolo al centro della mensa.

"Allora, sei agitato per le selezioni?"-mi domanda Brady.
Che domande...Come potrei essere agitato per il basket?

"No, faccio basket da sempre"-rispondo, posando la giacca sulla sedia.

"Sono sicuro che sarai dei nostri"-ribatte Brady, alzandosi e facendomi cenno di seguirlo al bancone-"si, lo spero"-rispondo, anche se ne sono più che sicuro.

Arriviamo al bancone, dove sono esposte varie teglie con degli strani alimenti dentro: decido di prendere un hamburger con dell'insalata, dato che le altre cose non riesco ad identificarle.

Brady prende la mia stessa decisione, comunicandola subito alla signora Amelia, la cuoca della London High School.

"Ecco a voi"-dice, consegnandoci i vassoi.

La ringraziamo, per poi tornare al nostro tavolo.
Iniziamo a mangiare, mentre gli altri si alzano per prendere i vassoi.

Margot' pov

"Che fai oggi pomeriggio, dopo le lezioni di letteratura?"-mi domanda Jane, masticando il suo hamburger.

"Devo fare i compiti, poi credo che uscirò a fare una passeggiata"-rispondo, ancora un po' incerta sul programma di questo pomeriggio.

"Ti dispiace se vengo con te? Anche io vorrei uscire, ma da sola mi annoio"-mi chiede, sorridendomi.

"Certo, nessun problema"-le rispondo, ricambiando il sorriso.
"Grazie"-dice contenta, bevendo un po' d'acqua dalla bottiglia comprata poco fa alle macchinette.

"Di nulla"-rispondo, passandomi il bordo del tovagliolo sulle labbra.

"Quando e dove ci vediamo?"-mi chiede ancora, continuando a mangiare il suo hamburger .

"Vediamoci alle sei a Leicester Square"-propongo, aspettando la sua risposta.

"Perfetto, ci vediamo oggi allora"-approva, prendendo lo zaino e alzandosi.
La guardo stranita.

"Vado a casa, mamma mi ha raccomandato di tornare il più presto possibile perché vuole dei consigli sul colore del divano in cucina"-spiega velocemente.

Dall'espressione non ne sembra molto entusiasta.

"Va bene, buona fortuna"-le auguro, sorridendole ironicamente .
"Si, credo che ne avrò bisogno"-risponde sbuffando-"a dopo"-dice ancora, allontanandosi dal tavolo e avviandosi verso l'uscita.

Finisco velocemente di mangiare, per poi alzarmi e avviarmi verso l'aula 37F al terzo piano.

Salgo le tre rampe di scale, per poi partire alla ricerca dell' aula numero 37.
Fortunatamente la trovo subito, dato che è proprio difronte alla segreteria.
Sono in anticipo, ho il tempo per andare nel mio rifugio segreto: il tetto della scuola.

Tecnicamente gli alunni avrebbero il divieto assoluto di andarci, ma io sono l'eccezione che conferma la regola.
Nessuno sa che io vado lì, quasi ogni giorno, ad osservare Londra da un'altra prospettiva, come se da lì potesse apparire diversa.

Sarebbe bello, sarebbe perfetto, se tutto ciò che non ci piace potesse cambiare, visto da altri punti di vista.
Non che Londra non mi piaccia, ma certe volte vorrei davvero vederla diversa.

Sarebbe bello se anche le persone potessero cambiare, come gli oggetti o le città.
Sarebbe bello se si potesse decidere in che modo vedere il carattere di una persona, scegliere il lato che ci piace di più e vedere solo quello, senza prestare attenzione agli altri, e al contempo mostrare di se stessi solo ciò di cui si va fieri.
Come la Luna offre sempre la stessa faccia alla Terra, mi piacerebbe poter offrire agli altri solo il meglio di me, tenendo privato tutto il resto.

Salgo velocemente la rampa di scale a chiocciola, non facendomi problemi ad oltrepassare il cartello che vieta l'ingresso agli alunni.
Scavalco il cancello basso, facendo attenzione a dove metto i piedi, arrivando finalmente a destinazione.

Raggiungo il parapetto, sedendomi poco prima di esso.
Tiro fuori una sigaretta e l'accendino.
Non fumo molto, io e le sigarette abbiamo un rapporto di odio e amore.

Non mi piace fumare, ma allo stesso tempo mi rilassa.

Osservo il panorama davanti a me, mentre intorno a me si diffonde una nuvola di fumo, accerchiandomi.

Chiudo gli occhi, inspirando l'odore familiare della nicotina.
Chissà se c'è qualcuno come me, che in questo momento si sta chiedendo le stesse cose, che è sul tetto della scuola a fumare come se il mondo intero potesse appartenergli.
Chissà se qualcun altro si sta chiedendo se esistono altri come lui.

Sento il suono della campanella.
Devo sbrigarmi.
Spengo la sigaretta e scendo velocemente gli scalini, arrivando così al corridoio poco lontano dalla segreteria.
Mi affretto ad entrare in classe e a posare lo zaino sul primo banco che mi si parla davanti.
In classe non c'è ancora nessuno, anche se a breve arriveranno gli altri.
Questione di secondi.

AtaxophobiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora