Capitolo 6

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ASCANIO
Che qualcuno ci avesse rinchiusi in salone era ovvio. Che ci fosse più di un qualcuno, anche (le serrature di tre porte erano scattate insieme). Che fossimo terrorizzati, era ovvio. Ma la domanda era: chi aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo? Perché quel grido ci aveva gelato il sangue, era una richiesta di aiuto, un trillo di terrore. Ma noi eravamo tutti lì, o quasi.
-Dov'è Federica?- Chiese Barbara all'improvviso.
-Federica? La ragazza claustrofobica?- Chiese Levi.
-Si lei.. Era qui un attimo fa con noi...-
A quanto pareva non eravamo tutti lì. E il grido che avevamo sentito prima era senza dubbio femminile. Se 2 più 2 faceva 4 allora Federica era in pericolo e aveva urlato con tutte le sue forze. Ma le porte di quel dannato posto, anche se erano di legno marcio, sembravano fatte in titanio. Impossibili da buttare giù: ci provammo noi 6 ragazzi. Niente. Le ragazze iniziavano a preoccuparsi ancora di più.
-Secondo voi c'è un pervertito che può aver aggredito Federica?-
-Secondo me ha visto un topo...-
-Forse c'è qualcuno che aveva rancore nei suoi confronti e l'ha seguita fin qui!-
-Ragazze ho paura: se succedesse a me?-
Per fortuna quei commenti provenivano dalle bocce delle ragazze fobiche; le "nostre" (se vogliamo indicare quelle con disturbi di personalità) si erano riunite e cercavano un incastro, una fuga, un qualsiasi cosa per uscire da lì o per capire dove fosse finita Federica. Erano completamente diverse tra loro eppure insieme riuscivano a bilanciarsi. Erano perfette.
Poi udimmo di nuovo un rumore di cocci che si frantumavano e di colpo le serrature si aprirono. Noi ragazzi salimmo al piano superiore per cercare Federica. Nelle camere da letto nulla, nei bagni idem. Di Federica non c'era traccia.
-Ragazzi! Venite presto!-
La scena che si prospettò ai nostri occhi era agghiacciante: Federica era sdraiata a terra, in una stanza mai vista prima, con un ghigno terribile che le sfigurava il viso. Era morta.
Mi avvicinai seguito dagli altri ragazzi e osservai il cadavere: aveva le dita mozzate una per una, i capelli biondi miele scarmigliati, gli occhi azzurri spalancati e girati all'interno. Ma la cosa che mi fece più un'impressione furono le impronte violacee che aveva attorno al collo. Qualcuno l'aveva soffocata e probabilmente lei aveva lottato prima di perire sotto quella morsa.
-Ascanio...credi che l'assassino sia ancora in casa?- Mi chiese Levi sottovoce; non voleva allarmare gli altri ancora di più.
-Non lo so... Ma sicuramente si tratta di più di una persona.-
-Su questo non ci sono dubbi...ma come hanno fatto ad entrare senza che ce ne accorgessimo?- Disse Oceano guardandosi in uno specchio vicino.
-Stai parlando di assassini, una ragazza è morta in questa stanza, ancora si sente l'odore di morte e tu che fai? Ti guardi allo specchio? Cazzo Oceano, sei pessimo!- Disse Thom. Tutti ci voltammo a guardare Oceano che si specchiava indisturbato e... Notammo qualcosa di veramente inquietante. Nella parte superiore dello specchio tondeggiante c'era una scritta: claustrofobia, soffocamento, 1 su 16.
I caratteri erano doppi e rosso sangue.
-Non ditemi che è sangue...- Disse un ragazzo che si chiamava Diego.
Mi avvicinai lentamente, sotto lo sguardo di tutti. Spostai Oceano dallo specchio che esclamò un "ehi" indispettito e analizzai la scritta. Era molto rossa ma non sapevo dire se si trattasse di sangue o meno.
-Fatemi passare, uomini non capite nulla!- Disse quella peste di Vix. Tutti si spostarono al suo passaggio guardandola da capo a piedi; era una rara bellezza Vix, con quei capelli e la pelle bianchissima. Un visetto tondo e gli occhi di quel blu/celeste che mi mandavano in orbita il cervello.
-Carissimi, questo sangue come dite voi, è rossetto. Per la precisione Rouge di Chanel. Non sono sicura della tonalità ma dovrebbe esser...-
-Come scusa? È rossetto?- La interruppe Levi scioccato.
-Si caro, sono una perfezionista e un' esperta in materia! Sveglia ragazzi! L'assassino è una donna!-
-Aaaaah- esclamammo tutti in coro.
Le altre ragazze si avvicinarono.
-Wow, che colore intenso. Ecco perché i rossetti Chanel hanno dei prezzi astronomici.- Disse Cora incantata.
"Ma siamo impazziti?" Pensai. Stavano parlando di un rossetto con il cadavere di quella poveretta su piedi.
-Certo che se l'assassina l'ha usato per scrivere una frase sullo specchio deve essere ricca sfondata. Io non lo farei mai.- Disse Irina.
Da lì in poi iniziarono vari discorsi sulla bellezza dei rossetti Chanel, i prezzi stratosferici, e l'importanza di avere un prodotto del genere almeno una volta nella vita.
-Io preferisco la ceretta Veet.. Mi lascia le gambe lisce più a lungo. Senti.-
-Avete mai provato le Strep?-
I discorsi scemarono nella scelta della ceretta ideale con tanto di test "provare per credere". Noi ragazzi, in preda all'imbarazzo decidemmo di seppellire Federica.
Villa Luigia era circondata da un cortile inaridito ma fuori da questo si estendeva un bosco rigoglioso, anche troppo rigoglioso.
Ci inoltrammo tra l'erba alta come noi e la fanghiglia profonda. Ad un tratto scorsi un laghetto.
-Ragazzi seppelliamola qui. Il terreno è soffice perché è bagnato dall'acqua.- Disse Levi.
Infatti scavammo una buca in pochi minuti. Le ragazze che non contemplavano la scritta di rossetto (che erano quelle fobiche) avevano sistemato Federica per la sepoltura. Aveva gli occhi chiusi, i vestiti e i capelli in ordine, un mazzetto di fiori tra le mani.
Lentamente la adagiammo nella buca, la coprimmo con un lenzuolo vecchio trovato nella villa e la ricoprimmo con la terra.
In silenzio tornammo in villa. Speravo almeno che le ragazze avessero finito di parlare di rossetti e palparsi a vicenda o il peggior lato di me sarebbe uscito fuori.
Invece mi sorpresero di nuovo. Le ragazze fobiche stavano sedute attorno al tavolo grande di legno, depresse e in silenzio. Le ragazze con disturbi della personalità, le nostre, avevano radunato degli alimenti trovati all'esterno della casa e stavano decidendo come prepararli con quel poco che avevamo a disposizione.
Per quanto mi riguardava e a vedere le espressioni di Levi, Oceano e Thomas, quelle ragazze esercitavano troppo fascino su di noi.
Forse perché erano malate quanto noi.
Vix si voltò nella mia direzione e mi sorrise come a dire: "saremo anche strane ma abbiamo qualcosa in più degli altri".
Le sorrisi di rimando.

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