Capitolo 30

1.4K 94 10
                                    

LEVI
Cora mi raccontò ciò che avevano visto. Riccardo e Daniela, che facevano sesso, nel letto di Barbara.
Sinceramente non so come abbia fatto Barbara a chiudere quella porta e ad andare in cucina per preparare la cena serenamente. Vix la seguì. Irina e Thomas restarono accanto ad Ascanio per controllare che la situazione fosse stabile. Cora ed io facemmo una passeggiata in casa.
Oltre le 4 camere che occupavamo ve ne erano altre due: una era la camera della morte, l'altra era una camera da letto matrimoniale sontuosissima.
-Immagino sia stata di Luigia questa camera.- Disse Cora, accarezzando il copriletto di seta gialla, decorato con disegni di volatili fantastici dorati e rosa.
Vi era una quantità infinita di cuscini sia sul letto che sulle sedie, sulle panche e persino sopra gli armadi della stanza. Le finestre erano altre due metri e larghe altrettanti. Sotto il letto faceva sfoggio un tappeto gigantesco, di manifattura turca. La toletta di legno chiaro in un angolo della stanza, mostrava una spazzola di madreperla, uno scrigno di rame e varie ampolle colorate.
Lo scrigno era chiuso a chiave e non c'era altro modo per aprirlo: provai a lanciarlo contro una parete, a forzarlo con le mani, a sbatterlo a terra! Niente, non si apriva, e sembrava non esserci nulla all'interno che emettesse suono.
Le ampolle erano tutt'altra storia: erano tutte vuote ma ognuna riportava un odore differente. Inoltre erano catalogate da un cartellino, su cui ancora si poteva leggere cosa ci fosse scritto, nonostante la carta fosse consumata.
Su quella rosa c'era scritto: viso. Su quella verde, intestino; quella gialla riportava piedi e mani. Quella blu: corpo. Quella rossa, capelli.
Cora infilò un dito all'interno di quella rossa, e si accorse che la boccetta era oleata.
-Probabilmente utilizzava degli olii per prendersi cura del proprio corpo. Anche adesso si usano.-
Infatti, era giusto il suo ragionamento. Perciò non ci riflettei troppo su quelle ampolle.
Piuttosto presi seriamente la faccenda dello scrigno: tutto si apriva, non poteva restare chiuso perché non si trovava una dannata chiave. Mentre provavo e riprovavo a forzarlo, Cora mi fermò con una strana espressione sul viso.
-Levi, non provare più ad aprirlo.-
-Perché?-
-Leggi.-
Indicò il fondo dello scrigno.
Incise in modo elegante e raffinato c'erano delle parole che facevano rabbrividire:
"Se sei in procinto di aprirmi, ti prego di conoscere bene il tuo desiderio più grande. Cose terribili accadranno al confuso e al debole."
Grazie a Dio, Cora mi aveva salvato.
-Ragazzi... scusate ma volevo dirvi che Ascanio si è svegliato.- Irina, apparsa dal nulla, sembrava un po' spaesata.
-E come sta?- le chiese Cora.
-Sembra stupido.-
"Ottimo" pensai, "caro Ascanio sarà meglio che ti riprendi presto... abbiamo bisogno di te."
Ad un tratto, il sole scomparve, le nuvole di stagliarono minacciose nel cielo, le porte e le finestre si chiusero come mosse da una forza soprannaturale. Un urlo, stavolta maschile e poi un tonfo sordo.
Chi era la vittima questa volta?

I ragazzi di Villa Luigia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora