I ragazzi di Villa Luigia

Prologo

BARBARA
A prima vista quel pullman pieno di persone poteva sembrare il mezzo di una gita scolastica; ma non era così. Si trattava di un esperimento sociale. E noi eravamo le cavie. Anzi, gli altri lo erano. 16 ragazzi estrapolati da vari ambienti e messi insieme su un pullman che li avrebbe portati in una vecchia villa, luogo dello esperimento. I sedici avevano una sola cosa in comune: genitori assenti o menefreghisti. E sopratutto, 15 di loro avevano dei problemi, 15 ovvero tutti tranne me. Io ero la "normale" per gli scienziati. Che poi cos'è la normalità? Secondo me è un concetto astratto, è troppo informe per definirlo... Comunque, io mi sono ritrovata nell'esperimento perché ero fidanzata con uno di loro.
Tre mesi prima Riccardo era stato convocato da un'equipe di medici e scienziati che gli fecero dei test. Una volta terminati gli spiegarono il progetto: ragazzi come lui, con diverse patologie, riuniti in un luogo dove avrebbero potuto guarire. E figurarsi se lui rifiutava. La sua patologia era una fobia: precisamente atelofobia, ovvero la paura di non sentirsi abbastanza, o sentirsi incapaci in varie situazioni. Lui non si sentiva abbastanza per me, non si capacitava del mio amore per lui e quella gli sembrava l'unica soluzione per riscattarsi e diventare "normale".
Inutile dire che io l'ho sempre amato per quello che era: divertente, intelligente, arrogante ma anche dolcissimo. La sua fobia non mi disturbava, non lo vedevo diverso anzi, ai miei occhi era unico e speciale. Tornando a quel viaggio...
I finestrini del pullman erano scuri a tal punto che non riuscivamo a vedere l'esterno. I sedili erano singoli...molto inquietante. A prima vista tutti i ragazzi all'interno sembravano "normali" eppure io sapevo che ognuno di loro aveva una patologia. Prima di partire mi era stato consegnato un foglio con elencati i loro disturbi senza specificare però il nome della persona affetta da essa. Dovevo scoprirlo da sola.