Situazioni difficili

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Jessica

La verità era che ero il nulla.
Il nulla più assoluto.
Non contavo niente, non avevo niente.
Poteva sembrare strano...eppure era così.
Nonostante i miei genitori avessero un patrimonio inestimabile .
Perché ?
Perché dentro di me non c'era traccia di ricchezza.
Non ero carina, non ero in grado di sistemarmi come una qualsiasi ragazza della mia età.
Mi sentivo inferiore in tutto e per tutto e davanti a tutti .
Non riuscivo a sostener lo sguardo di nessuno, nemmeno il mio stesso sguardo quando la mia figura si rifletteva in qualche vetrina di un negozio o non so...finestrini delle auto che sfrecciavano al mio fianco mentre camminavo verso scuola .
Io non ero in grado di guardarmi molto spesso allo specchio .
In poche parole , nonostante lo volessi con tutte le mie forze...io non ero in grado di vivere la mia età .
Semplice . Eppur tremendamente patetico , assurdo .
Il solo guardar le mie compagne di classe mi metteva a disagio .
Sì , esatto.
E la consapevolezza di non essere come loro mi rompeva l'anima e il cuore .
Non che io volessi appartenere al branco , ed aver il cervello di una gallina .
Sia chiaro .
Volevo solo possedere la loro sicurezza , il loro essere capaci di guardar la vita con superficialità , ma soltanto su alcuni aspetti della vita .
Sapete perché ?
Perché spesso mi facevo troppi problemi.
Pensavo e pensavo cose che se non avessi pensato sarei stata meglio.
Ero debole . Sensile . Troppo sensibile .
Senza coraggio.
Codarda.
Eppure acida e scontrosa quando volevo...e riuscivo.
Chiusi le mani a pugno e provai a trattenere le lacrime stringendo forte le palpebre.
" Jess la cessa anche oggi con le ciabattine della nonna?" domandò Sean But , passandomi accanto assieme ai suoi compari .
Era il ragazzo per cui avevo una cotta da sempre .
Secondo me ero una masochista.
Mi guardai le ballerine ai piedi , e cercai di capire il perché mi avesse detto quelle parole.
Ferirmi.
Naturalmente non potevo neanche lontanamente sognare di poter essere guardata da uno come lui in tutt'altro modo.
Nessuno mi avrebbe mai guardata con amore . Mi avrebbe voluto con sé.
Ed era proprio in quei momenti che volevo la tanto ed agognata superficialità.
Mandar a quel paese tutto e tutti .
Ma non amavo neanche mandar le persone a quel paese.
Cos'ero?
Odiavo piangermi addosso , pensare a quelle parole che mi ronzavano nella testa...pronunciate da quel...
Abbassai il capo .
Basta, basta.
Mi strinsi nelle spalle e mi avviai verso l'aula di matematica.
Coppiette felici si sbaciucchiavano accanto agli armadietti , ed io provai ad ignorar loro in ogni modo possibile . Sfrecciando come un treno a testa basta e le mani nelle tasche dei jeans chiari .
Un ragazzo cadde letteralmente ai miei piedi dopo qualche minuto di corsa .
Sussultai sorpresa e mi bloccai per non cadere proprio addosso a quel tipo .
Con curiosità l'osservai rialzarsi con una smorfia di disappunto dipinta sul volto mentre la folla intorno a noi scoppiava a ridere e applaudiva estasiata da quella bizzarra visione .
Il nuovo e la sfigata .
Veniva da sorridere anche a me.
Il tipo non aveva iniziato proprio bene .
Perché quello , era senza ombra di dubbio il ragazzo che si era appena trasferito nella nostra scuola chissà da quale scuola dell'Arizona .
Eppure non era per niente abbronzato .
Come avesse fatto a cambiare scuola proprio alla fine dell'anno scolastico per me era un mistero , e comunque non interessava a nessuno .
" Il nuovo è caduto ai piedi della nostra Barnas . Sfigato più Sfigata . Ahahahaha abbiamo una coppia di sfigati ora ! "
Il ragazzo si erse in tutta la sua statura, forse era alto intorno al metro e settantacinque , e guardò in cagnesco colui che aveva osato aprir bocca .
La sua altezza , il suo fisico atletico sovrastarono il ragazzetto che indietreggiò un pò sorpreso e intimorito .
Beh , almeno lui sapeva farsi rispettare .
"Cosa hai detto mezza cartuccia ?" domandò con un sorriso beffardo sulle labbra sottili, facendo schioccare le dita delle mani con fare minaccioso .
Gli occhi scuri puntati solo ed esclusivamente sul colpevole, che si apprestava a fuggire .
"Nulla" biascicò l'altro già tagliando la corda .
Altra risata generale , e poi tutti ritornarono al loro posto .
Il nuovo si passò una mano fra i capelli corvini e sospirò con aria soddisfatta : " Molto bene. Altrimenti sarebbero stati guai per te ." sibilò a denti stretti , e concluse dando un pugno ad un innocente armadietto che gli capitò a tiro.
" Guarda cosa sono costretto a fare per una ragazzina" sussurrò seccato .
Poi si girò verso di me e si sforzò di sorridermi .
Io non ricambiai , e ripresi il mio cammino verso l'aula scuotendo la testa .
" Io mi chiamo Kevin" insisté il ragazzo , aumentando il passo per raggiungermi e allungando una mano verso di me con fare amichevole .
Voleva che io gliela stringessi come una buona amica o conoscente avrebbe fatto ?
Sbuffai sonoramente alzando gli occhi al cielo : "Cosa vuoi Kevin ? "
" Niente , solo esserti amico" iniziò lui grattandosi la nuca .
" Perchè mi vorresti come amica ?" ribattei io, inarcando un sopracciglio .
" Perché mi sei simpatica?" spiegò lui corrugando la fronte , era impacciato o sbaglio ?
" Ma se non mi conosci ? Sparisci . Non è aria ." risposi infuriata.
Lui rise piano : " Sei tosta, eh ? Non ti immaginavo così guerriera. "
Un sorriso amaro apparve sulle mie labbra.
No , era solo apparenza quella forza .
Eppure...dovevo essere forte per davvero .
Perché il sole prima o poi sorge...sempre...anche nella mia vita


Oltre il mare del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora