Errori dello spirito

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Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia.

[Giordano Bruno]


Mistici e maghi del Tibet era un libraccio dalle pagine ingiallite e segnate da decine di orecchie alle estremità. Molte di esse, tra cui quella che avevo in mano, erano strappate o penzolavano dalla rilegatura appese ad un unico lembo di carta sfilacciata.

Zio Magnus lo trovò grazie ad un incantesimo di localizzazione dietro ad una collana di classici dell'avventura, nella sezione sbagliata della biblioteca e messo di traverso sulla mensola. Perché fosse in quelle condizioni era inspiegabile, data la forse eccessiva severità con cui Lee, il responsabile della biblioteca, gestiva le entrate e le uscite dei libri, ma demmo la colpa al destino e non ci pensammo più di tanto. In fondo, era ancora leggibile e quello era l'importante.

Prendemmo posto ad uno dei tavoli. Zio aprì il libro e cominciò a leggere ad alta voce.

La David-Néel descriveva il suo viaggio verso Lhasa, la capitale del Tibet, i suoi incontri con la gente del posto e soprattutto ciò che aveva imparato dai monaci buddhisti. Mi colpì in particolare il suo racconto riguardo la pratica del Tummò, un esercizio di Hatha Yoga grazie al quale Alexandra fu in grado di sedersi nuda nelle nevi dell'Himalaya senza alcun problema.

— Be', potrei farlo anch'io — commentò zio Magnus. — Ho i miei metodi. Ma non è ciò che ci interessa.

Schioccò pigramente le dita. La pagina che avevo poggiato sul tavolo si alzò in volo e si riattaccò al libro, dopodiché un foglietto di carta sul quale qualcuno aveva scribacchiato qualcosa scivolò fra le mani di zio Magnus. — Mmm... interessante. Questo non era previsto.

Mi sporsi verso di lui. — Cosa c'è scritto? — gli domandai, curiosa.

Zio abbassò gli occhi sul foglio. Osservai la sua espressione cambiare da sorpresa a rassegnata. — C'è scritto eggregora.

— Traduzione?

— L'eggregora è un'entità incorporea creata attraverso speciali tecniche di meditazione. In questo caso, si tratta di un tulpa. Il simbolo che hai disegnato — rialzò lo sguardo, — è il simbolo del tulpa. Avrei dovuto capirlo prima, ma non vado in Oriente da molti anni, ormai. Mi sono... occidentalizzato.

— Fermo restando che non ho la minima idea di cosa sia un tulpa — replicai, — Alexandra David-Néel parlava di uno di questi?

— Esattamente. E noi siamo entrati a contatto con un tulpa al Plunge, ieri. Dio, che ignobile... Sta fingendo, fingendo tutto... — sussurrò scuotendo il capo. — Nulla è reale.

— Non capisco — ribattei. — Cosa vai blaterando, zio? Cosa non è reale?

— La madre di Chrysta. E forse Camille. No, Camille non potrebbe essere... no, lei no.

A quel punto pensai che su Mistici e maghi del Tibet dovesse esserci un qualche tipo di maledizione o una droga invisibile, perché zio era andato completamente fuori di testa. Balbettava, farfugliava frasi senza senso e continuava a ripetere "È un'illusione".

Decisi di reagire. L'unico metodo possibile per far riprendere zio era una ricalibrazione cognitiva. In altre parole, una bella botta sul cranio.

Gli assestai una gomitata all'altezza delle prime vertebre cervicali. Purtroppo per me avevo mirato fin troppo bene, così mi beccai una fitta lungo tutto il braccio che mi lasciò le dita formicolanti e un dolore pulsante all'altezza del nervo radiale. Imprecai e zio mi imitò: — Ahia! Lorianne, si può sapere cosa diavolo ti è passato per l'anticamera del cervello?

Shadowhunters ~ Seeing the FutureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora