15. Promessa

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Camminavo lungo il corridoio dello studio pensando a mio fratello. Come diceva la mamma, era sempre stato più avanti rispetto a me e papà, ma quando si trattava di Derek si rincitrulliva completamente. Non riuscivo mai a concepire quanto Lucas potesse amare una persona in quel modo. Era perso per Derek in un modo che io non avevo mai provato.

Tante di quelle volte aveva speso i soldi del suo conto solo per non far mancare niente neanche al suo ragazzo, anche se Derek stesso non voleva che li spendesse per lui. E ovviamente Lucas comprava le cose dicendo che erano per sé, ma sapevamo tutti che erano finalizzate alla felicità del quindicenne biondo.

Tante di quelle volte era esploso e aveva combinato guai solo per proteggerlo, proprio come l'ultima volta, con l'auto del loro professore.

Tante di quelle volte era riuscito a isolarsi in una stanza piena di gente solo prestando attenzione al ragazzo al suo fianco.

E tante di quelle volte Derek lo aveva fatto sorridere, solo con il suo amore. Quel sorriso speciale che Lucas aveva solo per Derek.

Il loro era un rapporto puro e profondo, anche se erano così giovani, e che raramente veniva scalfito da qualche litigio.

Era per questo che sia io che i miei genitori sapevamo quanto mio fratello stesse soffrendo per quel rifiuto. Si era pentito all'istante di ciò che aveva fatto, si era autoincolpato e si stava autodistruggendo lentamente.

Ma lui era Lucas, dopotutto. Confidavo nelle sue capacità di risolvere sempre ogni situazione egregiamente da solo. Mia madre aveva così ragione, lui non era come me e mio padre. Forse somigliava di più alla mamma, ma solo per certi aspetti.

E inoltre confidavo in ciò che Derek provava per mio fratello. Quindi sapevo e speravo che avrebbero risolto. Non avrebbero rovinato ciò che avevano creato in quasi sette anni solo per uno stupido e insensato bacio da ubriaco.

Ero così immerso nei miei pensieri che non mi ero accorto di aver superato la porta in cui sarei dovuto entrare.

"Thomas, dove vai? A meno che tu non voglia buttarti dalla finestra alla fine del corridoio..." la voce di Sarah mi fece tornare alla realtà e mi girai di colpo. Ridacchiai nervosamente, mentre lei diceva: "In quel caso sarebbe davvero spiacevole. Mi sei mancato e sei tornato solo adesso. Beh, in realtà sei qui da una settimana, ma ti sei fatto vivo solo adesso. In ogni caso se ti suicidassi, ne soffrirei. Così come la tua famiglia, i tuoi fan e...". Ovviamente aveva dato il via alla sua parlantina, nonostante nella mia testa si stessero ripetendo solo tre parole: mi sei mancato.

"Sì, Sarah, ho capito" dissi, continuando a ridacchiare e andando verso di lei che stava tenendo con la mano lo stipite della porta e mi guardava dalla soglia. "Mi ero solo perso un attimo".

"Cattivo senso dell'orientamento? Uhh, brutta cosa" disse scuotendo la testa. Sul viso aveva degli occhiali da vista che non le avevo mai visto prima e che le davano un aspetto più intellettuale, ma dolce allo stesso tempo.

"Veramente ero più perso nella mia mente".

"Oh, anche peggio" disse con un ghigno, mentre mi fermavo davanti a lei, che non sembrava essere intenzionata a muoversi e farmi passare.

Non sapevo se dovessi dire qualcosa, o salutarla con un abbraccio o con un bacio magari... quando lei si sporse in avanti e mi diede un rapido abbraccio, solo di pochissimi secondi, come se avesse voluto farlo, ma allo stesso tempo non avesse voluto invadere il mio spazio. Nonostante tutto, il suo buon profumo mi inebriò, quasi stordendomi.

"Vieni dentro. Ero in un momento di ispirazione. In realtà non so neanche come abbia fatto a vederti passare" mi disse, mentre facevo un sorriso, tentando di non trasformarlo in una smorfia dovuta al suo allontanamento da me.

Avrò Cura di Te 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora