17. Appuntamento

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Avere ventiquattro anni ed essere in ansia per un appuntamento non era affatto normale. Specialmente perché non mi capitava un appuntamento di questo tipo da quando avevo sedici anni. Squallido. Sono un cantante di fama mondiale e non ho mai avuto una relazione degna di essere chiamata tale. Tutti ci ridevano sopra, dicendo che ero portato a imitare mio padre in tutto. Ma io lo ritenevo soltanto ridicolo.

"Sei più accordato della tua chitarra. Se tiri ancora ti spezzi". La voce di Angus mi fece venire un colpo. Perché dovevo stare perennemente nel mio angolino di testa e prendermi infarti per lo spavento tutte le volte? Fortunatamente ero seduto. Era da almeno dieci minuti che avrei dovuto allacciare le scarpe e non lo avevo ancora fatto.

"Te lo ha detto mio padre, vero?".

"Di fare questa battuta o che sei teso?" mi chiese lui, facendo un piccolo fischio di apprezzamento osservandomi dopo che mi ero alzato in piedi.

Sollevai gli occhi al cielo. "Che sono teso".

"Sì. Anche se per entrambi i casi è stato lui. Non so se fosse divertente la battuta della chitarra, però" disse pensoso, prima di continuare: "Ho due domande da porti".

"Sentiamo" dissi, mentre mi ponevo davanti allo specchio e continuavo a tirar su i capelli e ad abbassarli indeciso.

"Su" mi disse Angus, con un semplice gesto della mano, togliendomi i dubbi. Afferrai la cera che avevo preso dal bagno e che avevo poggiato sullo scaffale. "Primo: perché sono stati Lucas e Sarah a dirmi del tuo appuntamento, schifoso di un mio miglior amico? Secondo: come cazzo fai ad essere sempre così figo anche con quel colore addosso?".

Mi voltai verso di lui e lo guardai per qualche secondo. "Potrei risponderti per entrambi allo stesso modo. Perché sono Thomas Horan. E comunque il rosso non fa schifo come colore".

"Thomas Horan, il migliore amico di merda. E io avrei scelto il blu o il celeste per te. Risalta di più i tuoi occhi".

"Non ho intenzione di cambiarmi" borbottai. Mi trattenni dal dire 'perché l'ha scelto papà' giusto in tempo. Oddio, mi vergognavo di me stesso.

"Stai bene in ogni caso". Poi mi lanciò uno sguardo inquisitorio. "Come ti senti?".

"Sto bene" dissi scrollando le spalle, ma senza riuscire a trattenere un sorriso.

"Oh, amore, così mi piaci!" esclamò, sembrando quasi un attore di un film porno.

Io scossi la testa divertito e afferrai il portafoglio e le chiavi delle macchina e di casa.

"Ti prego, stasera baciala. Non voglio morire di vecchiaia mentre aspetto voi due".

Io sbuffai. "Vedi perché non te l'ho detto? Poi diventi così" dissi, uscendo dalla mia camera con lui al seguito.

"Certo che sei antipatico" borbottò lui, fingendosi arrabbiato, ma sapevo che in realtà non era così. Infatti subito dopo mi chiese: "Mi dai un passaggio fino a casa prima di andare al tuo appuntamento?".

"No. Puoi fartela a piedi. Mi farai arrivare in ritardo".

E Angus scoppiò a ridere. "Io stavo scherzando e tu sei permaloso. Te lo hanno mai detto?".

"Sì, tu me lo ripeti continuamente. Grazie".

"Sarà vero" borbottò lui seguendomi giù dalle scale.

Mi accorsi che l'ansia era sparita improvvisamente. Forse Angus era riuscito a distrarmi abbastanza, come sempre. Mi faceva innervosire, ma alla fine mi faceva solo del bene.

"Famiglia! Io vado!" urlai, ma nessuno mi rispose. Scrollai le spalle e aprii la porta di casa, invitando Angus ad andare via.

"Buona fortuna! E divertitevi" ammiccò, prima di salire in macchina.

Avrò Cura di Te 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora