20. Thomas

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Thomas se n'è andato. È tornato in tour da solo, come avevamo previsto. La settimana sembrava esser passata lentissima per mio fratello, che era stato sclerato e nervoso tutto il tempo. Non si poteva parlare con lui, che rispondeva male o si irritava. Aveva anche dato una rispostaccia a papà e aveva rischiato di essere preso dalla scarpa che gli aveva tirato e con cui lo aveva mancato per pochissimo.
Sembrava più me che sé sinceramente. E io sapevo il perché: dall'ultimo appuntamento con Sarah non l'aveva più rivista e, con le mie doti da spia e da ladro, avevo visto dal suo telefono che si erano sentiti a malapena.
Mi chiedevo se fosse successo qualcosa tra i due, ma non potendo chiederglielo, non potevo avere una risposta.

E poi c'ero io, il nuovo Lucas che era tornato a scuola e che sembrava essere più avanti rispetto ai suoi compagni, dato che aveva quasi finito il programma da solo in tour.

Un lato positivo era che avrei potuto aiutare Derek a recuperare, senza curarmi dei miei voti. Non che lo avessi mai fatto.

Ero tornato in squadra, ma eccetto l'allenatore che mi aveva accolto a braccia aperte, nessuno sembrava esserne felice. Soprattutto Stephen che aveva fatto una smorfia disgustata non appena mi aveva visto. Stare un paio di mesi fuori mi aveva fatto calare a picco, di fiato più che di capacità ovviamente e di certo non avrei richiesto indietro il titolo di capitano. Quindi, Stephen poteva anche stare tranquillo.

Uscivo la mattina presto di casa per correre e cercare di recuperare più in fretta possibile. Tornavo a casa per fare la doccia e andare a scuola. Non mi ero mai alzato così presto, alle sei, in vita mia, ma avrei fatto quei sacrifici pur di poter tornare in campo e partecipare almeno all'ultima fase del campionato.

E proprio per quel motivo, quelle sveglie all'alba, adesso ero in ritardo. Ero tornato a casa dopo scuola e mi ero completamente addormentato, stanco della giornata. Non avevo sentito neanche la varie e repentine chiamate di Derek. Avevo mandato un messaggio ad Adam, il nostro secondo allenatore, dicendo che avevo avuto in imprevisto e che mi sarei fermato dopo il loro turno. Tanto si sarebbero allenati quelli della categoria maggiore alla nostra. Avrebbe potuto concedermelo per una volta. E infatti così fu. Con il rischio di morire in campo, ero pronto ad allenarmi con i più grandi. Ero arrivato venti minuti prima dell'inizio e il nostro gruppo aveva già finito.

Stavano tutti negli spogliatoi quando entrai. E forse, tutto quello era stato un segno del destino, perché altrimenti non avrei visto ciò che stava accadendo lì dentro. Al mio Derek.

Il mio ragazzo stava con la schiena nuda contro il suo armadietto. Aveva addosso soltanto i pantaloncini, evidentemente perché si stava già spogliando quando Stephen e Jonathan lo avevano accerchiato, mentre gli altri nostri compagni non se ne curavano minimamente.

Derek aveva sul viso un'espressione terrorizzata.

"Non è affatto giusto che quel frocio del tuo ragazzo è tornato e si è ripreso la maglia con il numero dieci. Come non l'ho avuta io in questi mesi, non dovrebbe averla neanche lui" Stava dicendo Stephen.

"Tu non sei bravo quanto Lucas. Perché avresti dovuto avere quella maglia?" gli chiese Derek, reagendo vocalmente come non mi sarei aspettato.

"Che fai, difendi il tuo fidanzatino? Cosa credi, che un giorno vi sposerete? Lucas ti lascerà. Dopotutto ha baciato quello lì a... Dov'è che stava? In Indonesia?".

Sentire quelle parole mi fece ribollire di rabbia in un secondo. Non capivo neanche perché stessi ancora lì fermo con i pugni serrati, senza intervenire.

'Bravo. Non muoverti. Prima respira, rilassati, Lu' continuava a ripetermi la voce di mio fratello nella testa.

"Perché tu fai schifo, anche se lui non è da meno. Siete solo due froci. Perché non decidi di ritirarti definitivamente? Così magari anche Lucas ti seguirà e noi ci libereremo di voi una volta per tutte".

Avrò Cura di Te 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora