Stringevo forte la mano di Diego. Tremava. Aveva paura? Ma di cosa. Che lo giudicassero? No, impossibile. Non l'ho giudicato io che lo conosco da un mese e mezzo, e lo dovrebbero giudicare loro che lo conoscono da una vita? Ne dubito.
Eravamo seduti su un muretto del cortile. Io e Diego su uno, gli altri su quello difronte e ci guardavano con occhi luccicanti. Il vento fresco della sera pungeva sulle mie guance, ma con la tensione di quel momento non sentivo niente. O forse. Sentivo la mano di Diego stringere sempre di più la mia, e tremare sempre di più.
In fondo era colpa mia se si sentiva così. Lo avevo costretto io, in un certo senso, a dire tutto agli altri, poi per togliermi questo peso dalle spalle. Se gli altri avrebbero detto qualcosa di spiacevole non me lo sarei mai perdonato. E la stessa cosa avrebbe fatto Diego. Dio, sono un disatro.
<<Sto gelando.>> disse Giorgia, interrompendo il fastidioso silenzio che torreggiava fino a pochi secondi fa.
<<Ehm, si. Scusate. Farò presto. Devo solo trovare le parole.>> Diego era più che spaventato. Era terribilmente terrorizzato dalla situazione.
E no, essere spaventati ed essere terrorizzati non sono sinonimi. Sono completamente diversi. Per toglierti lo spavento basta un abbraccio qualunque. Per toglierti il terrore non bastano anni, oppure basterebbe qualcosa che ti faccia dare un sospiro di sollievo, come un abbraccio della persona che ami.
<<State insieme?>> interruppe Francesco.
Non nego che mi lasciai scappare un risolino, e Diego fece lo stesso. A sentire il suo accenno di risata mi sentì un po' più rilassata.
<<Sei pazzo?>> disse fingendo un sorriso Diego.
<<Vi tenete per mano, adesso. Devi dirci qualcosa, e se lei non è seduta sul muretto qui con noi vuol dire che è coinvolta, o che già sa ciò che devi dirci.>> disse Luca.
Divenni rossa e strinsi la mano di Diego. Forte.
<<E' proprio per questo che siamo qui.>> disse finalmente Diego. Tirai un sospiro di sollievo.
<<Voi pensate che stiamo insieme, o comunque che tra di noi ci sia qualcosa, ma ciò è assolutamente impossibile perchè.>> Strinse più forte la mia mano, prendendo un respiro più forte.
<<A me...uhm...ecco...a me...>>
<<Ti piacciono i ragazzi?>> Disse Francesco. La sua faccia nel pronunciare quelle parole era serena, normale, come quella di tutti i giorni, e a quella visione era sollevata. Quei visi, si, loro, forse solo loro, potevano togliere il terrore dagli occhi di Diego.
Annuì timidamente. Luca si alzò e gli altri lo seguirono.
<<Uno, due...>> Luca cominciò a contare.
Ero perplessa, Diego anche. Le nostre mani si divisero e senza accorgercene i ragazzi ci stringevano in un abbraccio, di quelli grandi, di quelli pieni di amore, di quelli che ti tolgono il terrore dagli occhi.
Diego cominciò a piangere, quando ci staccammo.
Solo in quel momento mi resi conto che ci avevano letteralmente scaraventati a terra e adesso eravamo stesi sul freddo asfalto del cortile, uno sull'altro.
<<Non dovresti piangere, adesso che non sei costretto a nasconderti. Anzi, dovresti cerarti un fidanzato.>> rise Michele. Giorgia gli diede una gomitata nello stomaco e lui gemette dal dolore.
Ridemmo insieme e poi uno ad uno tornammo a casa. Il giorno dopo si andava a scuola. La solita routine. Beh, per loro era la solita, per me no. Per me quell'anno la parola 'solita' sarebbe stata qualcosa che si sarebbe dovuto tramutare in 'qualcosa da scoprire'.

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so kiss me
Romancee quando si avvicinava così a me, con il suo naso che sfiorava il mio, oddio.. lì quasi perdevo i sensi, il mio stomaco faceva le capovolte e la mia mente s'immaginava quello che più volevo... un suo bacio...ma...