Spicco un balzo all'indietro e cado dal tetto. Precipito nel vuoto e ho il terribile presentimento che una delle teste dell'idra sia lì ad aspettarmi. Un getto d'acqua mi investe attaccandomi i vestiti come una seconda pelle, i miei capelli scarlatti si inzuppano d'acqua e mi appesantiscono. Stringo i pugni e porto le braccia parallele al corpo. Sto volando. Ogni volta è meglio della precedente e la sensazione di libertà resta invariata, come se fosse la prima volta. Punto verso il cielo, già sapendo che si infuocherà appena sarò al Limite. Non posso mai volare troppo alto, i Programmatori non vogliono. La volta celeste si tinge di fuoco e i miei capelli si asciugano in un attimo, il caldo è insopportabile ma almeno l'idra non può seguirmi fin quassù: è una creatura acquatica.
Mi recido una ciocca di capelli con il mio pugnale, l'unica arma concessami, e la avvolgo intorno alla corta lama affilata. La avvicino più che posso alle fiamme che mi sovrastano, bruciandomi le mani. L'arma viene avvolta da lingue di fuoco tanto calde da assumere una sfumatura tendente al blu ma non lascio l'impugnatura. Mi getto in picchiata, dritta verso una delle bocche dell'idra. La bestia sputa un getto d'acqua che cerca di stritolarmi ma il fuoco lo rende vapore acqueo. Conficco il pugnale incandescente sulla spalla del mostro e lui si mette sulle zampe posteriori urlando di dolore e cercando di buttarmi a terra. Non faccio altro che lasciarmi scivolare lungo la pancia dell'idra squarciando la sua pelle blu come se fosse acqua.
Beh, in effetti è acqua.
Lascio la presa sull'impugnatura e cado sulle ginocchia.
"I Programmatori ti guardano." mi dico "Vogliono vedere fino a che punto resisto. Devo dimostrare loro che sono forte. Devo..."
L'idra incombe su di me: i suoi artigli mi hanno strappato i vestiti in più punti e rivoletti di sangue colano dalle ferite. I quattordici occhi di tutte e sette le teste si offuscano e il brillante azzurro acceso delle iridi viene coperto da una spessa palpebra color acquamarina.
"E' morto."
Il mostro ondeggia pericolosamente in avanti e cade. Sta per schiacciarmi quando esplode in una pioggerellina sottile che mi bagna con delicatezza, dando sollievo alle ferite. Le fiamme sul pugnale si estinguono e il coltello si conficca davanti a me, la lama per metà affondata nell'erba.
Stringo l'impugnatura tra le dita, anche per questo mese la Minaccia è stata vinta.
"Cento a zero per me, cari Programmatori."
La soddisfazione è impagabile, quella sensazione che è un misto di orgoglio e potere che mi ricorda la mia superiorità agli altri.
"Cento a zero. Cento a zero. Cento a zero."
Mi alzo in volo, un unico pensiero felice che riesce da solo a sollevarmi dal suolo come fosse la corda di un impiccato.
"Cento, cento, cento." mi ripeto entrando dalla piccola finestrella del sottotetto. Lì, in soffitta, i flebili respiri dei novantanove orfani coprono il lieve fruscio che produco sfiorando il basso soffitto con la testa. Apro la porticina della mia stanza, sono l'unica a dormire da sola, e il buio accoglie i miei pensieri mentre il sonno si impossessa delle mie membra.
-Hannah! Hannah! Svegliati.- mi urla una voce acuta che conosco fin troppo bene. Cosa ci fa la piccola Susanne sveglia a quest'ora? Susanne è più piccola degli altri orfani, lei è la Ventisette ma ha solo sette anni. Ha corti riccioli biondi e occhi castani da cucciola a cui non puoi rifiutare nulla.
-Orfano.- annuncia la voce roca di Frank. Frank è l'Ottantatré, ha sedici anni ma si comporta come se ne avesse undici e fosse preda degli ormoni. E' grande e grosso ma ha il cervello delle dimensioni di una nocciolina. A volte ho impressione che quella testa coperta a malapena da quei tre spaghetti neri che lui si ostina a chiamare capelli sia piena di fichi d'india.
Mi alzo in piedi, rendendomi conto solo ora di avere i vestiti lacerati: il ginocchio sinistro dei pantaloni è praticamente inesistente e ho le maniche strappate. Passo di sfuggita davanti allo specchio passandomi una mano tra la massa di capelli rossi ribelli. Ho gli occhi cerchiati di nero, i capelli bruciati e tagliati male per colpa del 'sacrificio di ciocche' di ieri sera e le spalle scoperte sono ricoperte di bruciature. Normalmente non mi interesserei del mio aspetto, ma oggi è un giorno speciale: oggi arriverà il centesimo orfano, il Cento.
Il o la Cento sarà uguale a me. Finalmente avrò qualcuno con cui condividere la mia unicità!
Mi chiamo Hannah, Hannah Zero. Se ve lo steste chiedendo: no, non mi hanno dato questo soprannome perché valgo zero ma perché lo zero viene prima di tutti. Una volta, quando sono arrivata, ero anch'io la Cento.
Ogni orfano, quando arriva, porta con sé solo il nome. Gli viene dato il numero dal Signor Brown, il responsabile dell'orfanotrofio, e un ruolo. I ruoli sono una specie di lavoro che dobbiamo fare per meritarci il cibo che le governanti, Aurelia e Petunia, preparano per noi, e per il Signor Brown e per sua moglie, Mrs. Olimpia. I ruoli sono sempre qualcosa di noioso come 'Coltivatore di Rape' o 'Mastro Riparatore di Finestre Rotte'. O meglio, sono quasi sempre noiosi. Fanno eccezione i ruoli del Cento e dello Zero: loro, infatti, sono 'Eredi di Peter Pan'. Hanno entrambi poteri speciali che nemmeno Mrs. Olimpia e il Signor Brown conoscono.
-Hannah.- Susanne.
-Arrivo, Ventisette.- chiamo sempre tutti solo con i loro numeri. Da molti viene considerato un comportamento altezzoso: solo perché sono un'Erede non vuol dire che sono diversa da loro. Non capiscono. Io sono diversa.
Sorrido al mio riflesso e i miei occhi verdi luccicano per un attimo. Esco volando dalla finestrella della soffitta e un raggio di sole mi acceca per un attimo. E' quasi l'alba e l'aria è ancora satura di umidità. Plano dolcemente verso terra, sull'erba fresca di rugiada sono riunite diverse persone: Susanne Ventisette, Frank Ottantatré, Vanessa Dodici, Will Novanta, Zoe Cinquantaquattro e Lewis Tre.
Seduto per terra, spaventato e tremante, c'è Cento.
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Spazio Autrice
E... niente, questo è il primo capitolo, spero che sia piaciuto ai quattro gatti che leggono la mia storia. Al prossimo capitolo.
Byyye!
VolpeNera
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Gli Eredi di Peter Pan
FantasyTratto dal testo: Apro la finestra che dà sul giardino posteriore delimitato da una recinzione di ferro arrugginito dipinto di bianco dalla vecchia vernice che si scrosta e, oltre, il bosco. Nero, minaccioso, proibito. Il bosco nasconde molti peri...